More stories

  • in

    Le reazioni del mondo alla morte di Ratzinger, Mattarella: “Un lutto per l'Italia”

    Si moltiplicano i messaggi di cordoglio da ogni parte del mondo per la morte del Papa emerito Benedetto XVI. Aveva 95 anni.
    Sergio Mattarella. “La morte del Papa emerito Benedetto XVI è un lutto per l’Italia. La sua dolcezza e la sua sapienza hanno beneficato la nostra comunità e l’intera comunità internazionale. Con dedizione ha continuato a servire la causa della sua Chiesa nella veste inedita di Papa emerito con umiltà e serenità. La sua figura rimane indimenticabile per il popolo italiano. Intellettuale e teologo ha interpretato con finezza le ragioni del dialogo, della pace, della dignità della persona, come interessi supremi delle religioni. Con gratitudine guardiamo alla sua testimonianza e al suo esempio”. Lo dice il Presidente della Repubblica. “Il suo pontificato ha rappresentato per milioni di uomini e donne – credenti e non credenti – una luminosissima e feconda testimonianza dei principi evangelici. Con la mite fermezza propria del suo carattere, Benedetto XVI ha saputo imprimere uno slancio particolare al dialogo tra fede e ragione, tra aggiornamento e tradizione, ponendo sempre al centro della sua predicazione – e di tutto il suo magistero – i valori dell’umanesimo cristiano”, scrive il capo dello Stato nel messaggio di cordoglio.
    Joe Biden. “sarà ricordato come un rinomato teologo, con una intera vita di devozione alla Chiesa, guidato dai suoi principi e dalla sua fede”, afferma il presidente degli Stati Uniti.
    Giorgia Meloni. “Benedetto XVI è stato un gigante della fede e della ragione. Un uomo innamorato del Signore che ha messo la sua vita al servizio della Chiesa universale e ha parlato, e continuerà a parlare, al cuore e alla mente degli uomini con la profondità spirituale, culturale e intellettuale del suo Magistero. Un cristiano, un pastore, un teologo: un grande della storia che la storia non dimenticherà”. Lo dichiara la presidente del Consiglio. “Ho espresso al Santo Padre Francesco – aggiunge – la partecipazione del Governo e mia personale al dolore suo e dell’intera comunità ecclesiale”.
    Re Carlo III. Nel suo messaggio di condoglianze per la morte di Benedetto XVI, re Carlo III – il sovrano britannico che è anche capo supremo della Chiesa d’Inghilterra – loda gli sforzi del papa emerito per “rafforzare il rapporto tra la Comunione anglicana globale e la Chiesa cattolica”.
    Olaf Scholz, il mondo perde “una figura eccezionale” della Chiesa cattolica. Così il cancelliere tedesco.
    Emmanuel Macron, “I miei pensieri sono con i cattolici di Francia e del mondo, in lutto per la partenza di Sua Santità Benedetto XVI, che ha lavorato con anima e intelligenza per un mondo più fraterno”, ha twittato il capo di Stato francese.
    Volodymyr Zelensky: “Esprimo le mie sincere condoglianze a papa Francesco, alle gerarchie e ai fedeli della Chiesa cattolica di tutto il mondo per la morte di papa Benedetto XVI, straordinario teologo, intellettuale e promotore di valori universali”, ha scritto il presidente ucraino.
    Rishi Sunak, premier britannico si è detto oggi “addolorato” per la morte del “grande teologo” Benedetto XVI.
    Ursula von der Leyen. “La scomparsa di Papa Benedetto mi rattrista. La mia solidarietà va a tutti i cattolici. Con le sue dimissioni aveva dato un segnale forte. Si è visto prima come un servitore di Dio e della sua Chiesa. Una volta che la sua forza fisica è diminuita, ha continuato a servire attraverso il potere delle sue preghiere”. Lo ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea.
    Reinhard Marx. “Benedetto XVI è stato un grande Papa, che ha esercitato il suo incarico pastorale con franchezza e grande fede”, ha detto l’arcivescovo di Monaco e Frisinga, . “Come teologo ha plasmato la Chiesa a lungo e in modo duraturo”, ha aggiunto sottolineando che Ratzinger sia “sempre rimasto umile e abbia sempre messo in primo piano il ruolo e non la sua persona”. “Siamo profondamente grati per il suo impegno decennale, per la sua eccellente teologia e l’impressionante testimonianza di vita e di fede. La sua eredità continuerà ad avere effetti”.
    Cei. La Chiesa in Italia esprime “profondo cordoglio per la morte del Papa emerito Benedetto XVI”. Ritornano le parole della “declaratio” del 10 febbraio 2013, quando rinunciò al ministero petrino: ‘Per quanto mi riguarda, anche in futuro, vorrò servire di tutto cuore, con una vita dedicata alla preghiera, la Santa Chiesa di Dio’. Anche nel momento della debolezza umana, ha dimostrato la forza che viene dalla fede in Cristo (2Cor 12,10) e l’importanza di una relazione profonda che nasce dalla preghiera nello Spirito (Gd 20). In queste ore risuona nel cuore di ciascuno di noi il suo invito a ‘sentire la gioia di essere cristiano, perché Dio ci ama e attende che anche noi lo amiamo’.
    Matteo Zuppi. “Il Papa emerito Benedetto aveva sempre detto che la vita non è un cerchio che si chiude, ma una linea che tende alla sua pienezza. Ringraziamo il Signore per il dono del suo pensiero, della chiarezza della sua fede, della semplicità con cui ha sempre vissuto e con cui ha comunicato le profondità del mistero di Dio”. Così l’arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ricorda Joseph Ratzinger, sottolineando “l’onestà personale, l’attenzione e il rispetto per l’altro, l’amore per l’unità della Chiesa e perché quel Concilio, a cui tanto ha contribuito, venisse applicato”.
    Kirill. “L’indiscutibile autorità di Benedetto XVI come eminente teologo gli ha permesso di dare un contributo significativo allo sviluppo della cooperazione intercristiana, alla testimonianza di Cristo in un mondo secolarizzato e alla difesa dei valori morali tradizionali”, scrive il Patriarca della chiesa ortodossa.
    Giorgio Napolitano. Memorie e vincoli di stima e di rispettosa amicizia mi legavano a Sua Santità Benedetto XVI, sviluppatisi in particolare negli anni trascorsi come Presidente della Repubblica Italiana. Pur provenendo da esperienze intellettuali e umane lontane e differenti – ha scritto l’ex Presidente della Repubblica – con il Pontefice allora potei sviluppare una condivisione di ansie e intenti e una consuetudine di riflessione sul futuro dell’Italia e dell’Europa. Fu per me un’esperienza di rilevante intensità spirituale, culturale e umana, segnata dall’interazione positiva di mondi diversi e aiutata anche dal comune amore per la musica.
    Padre Federico Lombardi, l’eredità che ci lascia è quella caratteristica di un teologo chiamato alla sede di Pietro, che ha confermato nella fede i suoi fratelli con l’insegnamento, il servizio sacramentale e la testimonianza di vita”. Si conclude così un lungo editoriale della rivista dei Gesuiti, Civiltà Cattolica
    Robert Sarah, “Dio creatore del Cielo e della Terra, ti chiediamo di accogliere nella tua eternità il nostro caro Papa Benedetto. La sua anima riposa in pace. “Ho combattuto la buona battaglia, ho finito la gara, ho mantenuto la fede”. È questo il tweet che il cardinale africano, uno dei più stretti collaboratori di Benedetto XVI
    Ignazio La Russa, “Santità, la scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI riempie tutti di grande tristezza: guida spirituale di notevole carisma ed esempio di fede profonda, pastore fermo e al tempo stesso mite, fine studioso e autore di numerosi saggi, ha rappresentato un punto di riferimento ben oltre la durata del Suo Pontificato. Così il presidente del Senato.
    Lorenzo Fontana, “esprimo profondo cordoglio per la scomparsa di Benedetto XVI. Un grande uomo, teologo e Papa. Mi unisco, in questo triste momento, alla preghiera di tutta la comunità cattolica”. Così il presidente della Camera dei deputati.
    Matteo Salvini. “Carissimo Papa Benedetto XVI, Ti ringraziamo per il tuo Pontificato Illuminato, per la Speranza che hai donato, per la Forza delle tue parole, per il Coraggio con cui hai difeso vita e radici. Preghiamo per Te, nella certezza che accompagnerai il nostro cammino”. Così in un post su Instagram il vicepremier e ministro delle Infrastrutture.

    Ratzinger, Pera: ‘Un grande uomo, teologo e pastore’

    Guido Crosetto. “Esprimo il mio più profondo dolore per la scomparsa del papa emerito BenedettoXVI. Illuminato e raffinato teologo, uomo di grande e vasta cultura, pontefice giusto e mite, ha scritto pagine fondamentali per la storia della Chiesa”. Così il Ministro della Difesa in una nota. “La Sua testimonianza, il Suo pensiero, i Suoi insegnamenti continueranno a essere riferimento per tutti noi, nel segno della Verità e della Pace. A Lui la mia personale preghiera”, ha concluso
    Eugenia Roccella, è stato fra i primi a vedere nella manipolazione dell’umano il pericolo più insidioso per gli stessi diritti sociali. E al crocevia della storia ha scommesso sul risveglio di un Occidente minacciato dall’esterno e più ancora dall’interno, da una deriva nichilista.
    Alessandra Locatelli, “ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio. Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario”. Lo scrive in un post su Facebook il ministro per le Disabilità.
    Anna Maria Bernini, il suo pensiero continuerà ad illuminare la via di tutti coloro che hanno trovato in Papa Benedetto XVI un faro. Con grande commozione e sincero rimpianto perdiamo una delle più autorevoli guide spirituali e intellettuali della storia della Chiesa contemporanea”. Lo dichiara il ministro dell’Università e della ricerca.
    Giuseppe Valditara, “grande dolore per la perdita di una importante guida spirituale: Benedetto XVI, un Papa coraggioso e teologo raffinato”. E’ quanto scrive su Twitter il Ministro dell’istruzione e del merito.
    Attilio Fontana, “la Lombardia si unisce al cordoglio e alla preghiera per la morte del Papa Emerito, Benedetto XVI. Riposa in pace”. Così il governatore lombardo.
    Giovanni Toti, “addio a Papa emerito Benedetto XVI, colui che ha ridato fondamento alla ragione nel percorso di fede. La Liguria ricorda il suo viaggio nel maggio del 2008 tra Savona e Genova e per il mondo intero resterà un esempio di saggezza e devozione alla Chiesa. Un grande teologo, un papa che non dimenticheremo”. Così il presidente della Regione Liguria.
    Eugenio Giani, “oltre ai suoi grandi studi teologici Joseph Ratzinger passerà alla storia come il primo Papa che dopo sei secoli ha avuto il coraggio di dimettersi durante il suo mandato, lo ricorderemo per questo”. Così il presidente della Regione Toscana.
    Luca Zaia, “È un Papa che resterà sempre nei nostri pensieri. Un Pontefice che ha avuto un impegno importante, raccogliendo l’eredità e l’affetto della gente di Papa Giovanni Paolo II, che è stato un’icona, in un pontificato durato oltre 26 anni”. Così il presidente della Regione Veneto.
    Stefano Bonaccini. “‘Fate sì che l’amore unificante sia la vostra misura; l’amore durevole sia la vostra sfida; l’amore che si dona la vostra missione’. Si è spento Benedetto XVI, Papa emerito. Da lui sono sempre arrivati importanti inviti alla riflessione e al pensiero, anche per chi non credeva”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna ricorda Ratzinger. “Queste sue parole sono, oggi più che mai, profondamente necessarie”.
    Roberto Gualtieri, “Enorme cordoglio per la scomparsa del Papa Emerito Benedetto XVI, un grande teologo che col suo magistero ha saputo accompagnare la Chiesa nella contemporaneità. La città di Roma si stringe al dolore dei fedeli di tutto il mondo”. Lo scrive, su Twitter, il sindaco di Roma.

    Ratzinger, le reazioni dei fedeli: ‘E’ mancato un grande papa, lo ricorderemo’

    Il cordoglio dei buddisti italiani: “Unione Buddhista Italiana si unisce al dolore della Chiesa Cattolica italiana e universale per la dipartita di Papa Benedetto XVI. Lo ricordiamo come uomo di profondo pensiero e ricerca teologica, attento al dialogo interreligioso. La sua statura di fine studioso si accompagnava alla sua mansuetudine. La sua rinuncia al trono pontificio fu un gesto che colpi l’intero mondo e la comunità dei credenti in qualsiasi fede”.
    I vescovi europei. Il Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa si unisce alle preghiere di tutto il mondo in suffragio dell’anima del Papa Emerito Benedetto XVI, deceduto oggi all’età di 95 anni. Il Presidente del Ccee, mons. Gintaras Grusas, ricorda in particolare il “magistero europeo che Benedetto XVI ha sviluppato nel corso del suo pontificato, sottolineando l’importanza delle radici cristiane dell’Europa e mettendo in luce un necessario ritorno a Cristo e all’evangelizzazione per la costruzione di una civiltà dell’amore”.   

  • in

    Il testamento di Ratzinger: “Rimanete saldi nella fede”

    “Rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere!… Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita, e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo.” Questo è uno dei lasciti spirituali che il Papa emerito Benedetto XVI affida ai fedeli nel suo testamento.
    Sono dunque parole di amore per Cristo e per la Chiesa quelle che Joseph Ratzinger lascia ai fedeli di tutto il mondo. Sarà il Vaticano a decidere come e quando aprire gli scritti di Papa Benedetto XVI, un testamento spirituale e uno materiale. Il lascito più strettamente spirituale verrà pubblicato nel libro ‘Nient’altro che la verità’ scritto dall’arcivescovo Georg Gaenswein, suo segretario particolare, con Saverio Gaeta, per le edizioni Piemme e in uscita agli inizi di gennaio.
    Il testamento spirituale è stato scritto da Joseph Ratzinger nell’estate del 2006 e non è mai stato cambiato. È un testo snello scritto in tedesco (poco più di quattromila battute).
    Parallelamente Joseph Ratzinger ha lasciato anche un testamento materiale. Tutto è appunto nelle mani del segretario monsignor Georg Gaenswein.
    Il testamento spirituale è un testo di fede, semplice e breve, nel quale tra l’altro ringrazia e cita anche i suoi affetti e la sua Baviera. Si fa riferimento anche ai suoi cari che nel frattempo sono morti ma, a quanto si apprende, Benedetto non volle toccare quel testo neanche successivamente a questi accadimenti.
    Riferendosi al libro di prossima uscita, che conterrà dunque il lascito spirituale dei Benedetto XVI, mons. Gaenswein sottolinea che si tratta di “una personale testimonianza della grandezza di un uomo mite, di un fine studioso, di un cardinale e di un Papa che ha fatto la storia del nostro tempo. Ma sono anche un racconto di prima mano che cerca di far luce su alcuni aspetti incompresi del suo pontificato e di descrivere dall’interno il vero ‘mondo vaticano'”. Lo stesso segretario presentò questo progetto a Ratzinger qualche tempo fa al Mater Ecclesiae.
    Quello tra Joseph Ratzinger e Georg Gaenswein è stato un lungo rapporto di profondo rispetto e stima reciproca, sin da quando, nel 2003, il futuro Papa nominò segretario personale il giovane sacerdote tedesco. E ancor più dopo l’elezione del cardinale Ratzinger come Benedetto XVI, don Georg ha vissuto costantemente al suo fianco quale suo più stretto collaboratore, ma anche confidente e consigliere, accompagnandolo durante il pontificato e nel tempo successivo alla storica rinuncia del 2013.   

  • in

    Benedetto XVI, la scelta rivoluzionaria delle dimissioni

    Benedetto XVI, il primo Papa in epoca moderna a rinunciare al pontificato (prima di lui era stato, seicento anni prima, Gregorio XII nel 1415, e prima ancora Celestino V, nel 1294), non si è mai pentito “neppure per un solo minuto” di quella decisione arrivata per molti come “un fulmine a ciel sereno”, per usare le parole dell’allora cardinale decano Angelo Sodano, l’11 febbraio del 2013. Al suo amico giornalista Peter Seewald, Ratzinger successivamente confidò: “Vedo ogni giorno che era la cosa giusta da fare”, “era una cosa su cui avevo riflettuto a lungo e di cui avevo anche a lungo parlato con il Signore”. Per questo, al momento dell’annuncio, “ho sottolineato che agivo liberamente; non si può andare via se si tratta di una fuga. Non bisogna cedere alle pressioni. Si può andare via solo se nessuno lo pretende, e nessuno nel mio caso lo ha preteso. Nessuno. Fu una assoluta sorpresa per tutti”.

    Un fulmine colpisce la cupola di San Pietro nel giorno in cui Benedetto XVI annuncia le dimissioni. La foto simbolo di Alessandro Di Meo / ANSA ha fatto il giro del mondo

    L fu anche per la stampa mondiale. Quel giorno a dare la notizia in anteprima mondiale fu la collega dell’ANSA Giovanna Chirri che seguiva, dalla sala stampa vaticana, il concistoro per alcune canonizzazioni. Un appuntamento che poteva essere una routine per i vaticanisti e che invece ha cambiato il corso della storia. Chirri carpì al volo il senso della dichiarazione pronunciata in latino e diede la notizia per prima a tutto il mondo.
    Per Papa Bergoglio, che più volte ha chiarito che non intende dimettersi, comunque, dopo la rinuncia di Benedetto, “la porta è aperta”, nel senso che le dimissioni di un Pontefice non saranno mai più una cosa eccezionale. E per mesi nelle stanze vaticane si è ipotizzata una specifica disciplina per il Papa emerito, per evitare di improvvisare regole e cerimoniale. Una regolamentazione che poteva prendere la forma di ‘motu proprio’ ma che di fatto non è mai arrivata.
    Tante le speculazioni su questa decisione di Papa Benedetto che egli aveva invece motivato fin dall’inizio con la difficoltà a portare avanti i suoi compiti, considerato l’avanzare dell’età, per l’ “ingravescentem aetatem”, come disse lui stesso al momento dell’annuncio. Qualcuno ancora ritiene invece che fu una fuga davanti a una situazione ingovernabile, innescata soprattutto dallo scandalo Vatileaks. Altri che non resse il peso dello scandalo della pedofilia, questione sulla quale avviò un processo di trasparenza senza ritorno. Altri ancora parlarono subito di gravissimi problemi di salute, smentiti dal fatto che Ratzinger è vissuto da emerito poi per tutti questi anni.
    Ma Papa Francesco ha invece sempre definito queste dimissione come “un atto di governo, l’ultimo atto di governo” di Papa Benedetto.
    Sulla stessa scia lo storico portavoce di Benedetto, padre Federico Lombardi, secondo il quale la rinuncia al pontificato da parte di Benedetto XVI è stata “una scelta che ha segnato e continuerà a segnare le prossime epoche della Chiesa”. “E’ un’apertura di una strada, diciamo di una possibilità, che, come diceva bene Benedetto, proprio nella sua motivazione alla rinuncia, è connessa anche ai tempi che noi stiamo vivendo”. Per il gesuita tutto questo è stato visto da Ratzinger “con grande lucidità e con grande umiltà, proprio per dare la possibilità di una guida, che lui ha definito di rinnovato vigore, alla Chiesa.Cosa che effettivamente è avvenuta”.   

  • in

    Per Ratzinger esequie nella semplicità ma “da Papa”

    Per sua stessa volontà, i funerali del Papa emerito Benedetto XVI dovranno svolgersi “nel segno della semplicità”, quindi saranno “solenni ma sobri”.
    Tutto il protocollo sarà in qualche modo semplificato, rispetto alle esequie di un “Papa regnante”. Ma anche se non era più un capo di Stato, e se la procedura della “sede vacante” si è già svolta all’epoca della rinuncia nel febbraio 2013, Joseph Ratzinger, benché “dimissionario” è pur sempre stato Pontefice, e sicuramente papa Francesco intende rendergli gli onori dovuti.

    Agenzia ANSA

    Dal 2 mattina al 4 sera, durante l’esposizione del feretro del Papa Emerito, a San Pietro, sono previste dalle 30 alle 35 mila persone al giorno. Per i funerali, che si terranno il 5, ci aspettiamo un minimo di 50 / 60 mila persone. (ANSA)

    Questi funerali restano comunque un ‘unicum’ anche dal punto di vista procedurale, non essendosi mai svolte le esequie per un Papa emerito, per di più rimasto a vivere in Vaticano: non certo per gli altrettanto dimissionari Celestino V nel 1294 (morto poi nel 1296) e, l’ultimo prima di Benedetto, Gregorio XII, quasi seicento anni fa, nel 1415 (morto nel 1417).
    “Nell’eventualità della morte del Vescovo emerito di Roma, Joseph Ratzinger, ogni particolare lo deciderà il Santo Padre”, è la risposta data al sito para-vaticano Il Sismografo da importanti ufficiali della Curia ma anche da esperti laici, accademici e studiosi, non appena si è diffusa la notizia, annunciata da Papa Francesco alla fine dell’Udienza generale di mercoledì scorso, hanno cominciato a circolare i riferimenti ai cosiddetti “precedenti”: documenti storici che consentono di sapere e capire in modo documentato come si è comportata la gerarchia vaticana in situazioni simili.
    E se non è mai accaduto di dover organizzare funerali per un Pontefice emerito, è intuibile che – a parte qualche ritocco e semplificazione – Bergoglio vorrà che le esequie del suo predecessore siano analoghe a quelle di un Pontefice regnante ancora dal Soglio di Pietro. Analoghi, quindi, anche per quanto riguarda l’afflusso dei fedeli e l’arrivo di delegazioni internazionali – quelle dall’Italia e dalla natia Germania, prima di tutte – a quelle dei funerali dei precedenti cinque Pontefici: Pio XII (ottobre 1958), Giovanni XXIII (giugno 1963), Paolo VI (agosto 1978), Giovani Paolo I (settembre 1978) e Giovanni Paolo II (aprile 2005).

    Ratzinger, funerali il 5 gennaio in piazza San Pietro

    Oggi la Sala stampa vaticana non ha ancora dato dettagli sullo svolgimento delle esequie. Si sa solo che la salma sarà esposta dalla mattina di lunedì 2 gennaio nella Basilica di San Pietro per il saluto dei fedeli. Finora non è previsto quella che era l’esposizione al saluto per la ‘famiglia pontificia’ nella Sala Clementina. Quindi la salma potrebbe restare nel monastero Mater Ecclesiae fino alla mattina di lunedì. Poi, dopo tre giorni di esposizione in Basilica (che resterà chiusa la notte), le esequie saranno celebrate giovedì 5 gennaio, alle 9.30, in Piazza San Pietro, presiedute da papa Francesco.
    Mentre già si sta predisponendo, da parte anche delle autorità italiane, il dispositivo di sicurezza attorno a San Pietro, i lavori in Vaticano cominceranno a tutti gli effetti domani pomeriggio, dopo le cerimonie papali di questo pomeriggio (Te Deum) e di domani mattina (messa in Basilica e Angelus).
    Infine Joseph Ratzinger per espresso suo volere, comunicato all’allora arciprete della Basilica di San Pietro, cardinale Angelo Comastri, sarà sepolto nelle cripte vaticane, nella nicchia dove per 38 anni (dal giugno 1963 al gennaio 2001) è rimasto sepolto san Giovanni XXIII, e poi san Giovanni Paolo II dal 2005 al 2011. Le salme di questi due Papi, come è noto, sono state trasferite all’interno della Basilica nelle cappelle delle navate laterali.

    Agenzia ANSA

    Prima di lui Gregorio XII nel 1415.Bergoglio, ‘ha aperto la strada’ (ANSA)

       

  • in

    Ratzinger, il teologo divenuto il Papa della rinuncia

    Un eminente teologo, che da giovane professore partecipò anche come “consulente” al Concilio Vaticano II. Poi pastore della sua Arcidiocesi di Monaco e Frisinga e successivamente, per 24 anni, custode dell’ortodossia cattolica come prefetto della Dottrina della Fede e strettissimo collaboratore di San Giovanni Paolo II.    Infine Sommo Pontefice della Chiesa cattolica, 264/o successore dell’Apostolo Pietro. Ma per tutti resterà, e per sempre, “il Papa della rinuncia”.    Con quel suo atto, comunicato al mondo e tra la sorpresa generale nel Concistoro dell’11 febbraio 2013, e motivato con la “certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”, Benedetto XVI ha impresso il marchio del suo Pontificato.    Un “atto di governo della Chiesa”, lo definì subito l’allora portavoce vaticano padre Federico Lombardi, futuro presidente della Fondazione Ratzinger, col quale il Pontefice tedesco, in quel momento quasi 86/enne, apriva una nuova strada per la comunità e le gerarchie ecclesiali: quella dei Papi emeriti, figura ancora inesistente, ma giustificata in un’epoca in cui la durata della vita si allunga e sono ipotizzabili anche condizioni di vecchiaia e malattia che possano pregiudicare le capacità di governo.    Una scelta ben diversa da quella del predecessore Karol Wojtyla, che malgrado le gravi condizioni di salute portò la sua croce fino alla fine. E una figura, quella appunto del “Papa emerito” o “Romano Pontefice emerito” – così ha voluto essere denominato lo stesso Joseph Ratzinger dopo la rinuncia al ministero petrino -, che neppure il successore papa Francesco ha voluto codificare. “No. Non l’ho toccato affatto, né mi è venuta l’idea di farlo. Ho la sensazione che lo Spirito Santo non ha interesse a che mi occupi di queste cose”, ha risposto Bergoglio al quotidiano spagnolo Abc sulla necessità di definire lo status giuridico del Papa emerito.    Necessità, comunque, che nel quadro dell’organigramma cattolico resta e sarà demandata a decisioni future. In ogni caso, lo stesso papa Francesco ha rivelato nella medesima intervista di aver già firmato nei primi mesi del pontificato la sua rinuncia in caso di “impedimento medico”.    Nei suoi quasi otto anni sul soglio di Pietro, dall’elezione del 19 aprile 2005 alla storica e scenografica partenza in elicottero per Castel Gandolfo la sera del 28 febbraio del 2013, rispetto ai quali non è un segreto avrebbe preferito ritirarsi nella natìa Baviera e dedicarsi agli amati studi e al diletto pianoforte, Benedetto XVI ha sempre inteso il suo Pontificato come “di transizione” dopo quello di somma grandezza del predecessore Wojtyla. Pochi i documenti, per sua stessa volontà, da lasciare al magistero della Chiesa, tra cui le tre encicliche ‘Deus caritas est’, ‘Spe salvi’ e ‘Caritas in veritate’, tutte dedicate ai principi-cardine del cristianesimo.    Centrale nella sua missione e nel suo magistero, Ratzinger ha sempre visto il connubio tra fede e ragione, da rinsaldare in un’epoca di Chiesa sempre più sulla difensiva dinanzi alla “dittatura del relativismo” e di avanzare della secolarizzazione.    “Distorsioni della religione”, come il settarismo e il fondamentalismo, “emergono quando viene data una non sufficiente attenzione al ruolo purificatore e strutturante della ragione all’interno della religione”, disse durante il viaggio apostolico nel Regno Unito del settembre 2010; d’altra parte “senza il correttivo fornito dalla religione, anche la ragione può cadere preda di distorsioni, come avviene quando essa è manipolata dall’ideologia, o applicata in un modo parziale, che non tiene conto pienamente della dignità della persona umana”.    Ma anche altre, e molto caratterizzanti, sono le questioni affrontate da Benedetto XVI, come l’Occidente visto come “terra di missione”, tanto da dedicargli un apposito Pontificio Consiglio della Nuova evangelizzazione. Nella critica al relativismo, rientra poi la difesa del “valori non negoziabili”, in particolare in materia di tutela della famiglia e della vita.    Propria di Ratzinger è stata anche la ripresa di aspetti della tradizione, come la liberalizzazione della messa in latino tramite il motu proprio del luglio 2007 Summorum Pontificum.    Tentativo anche di “riconciliazione” con gli ultra-tradizionalisti scismatici Lefebvriani, non andato però a buon fine. Resta, nella teologia di Benedetto XVI, la visione del Concilio Vaticano II attraverso una “ermeneutica della continuità” e non “della rottura”.    Ma è soprattutto nella lotta alla pedofilia nel clero che Joseph Ratzinger ha dato un impulso tutto personale, dopo i decenni delle coperture e dell’omertà: primo Pontefice a chiedere esplicitamente scusa alle vittime e ad incontrarle più volte, allontanando dalla Chiesa religiosi responsabili di abusi su minori e stabilendo norme e linee guida più stringenti. Anche qui, l’apertura di una strada, non senza forti difficoltà che non hanno mancato di incidere anche sulla sua decisione di rinunciare, che segna una vera svolta, percorsa poi con forza dal suo successore e che sempre più si sta radicando nella Chiesa. (ANSA).   

  • in

    Ratzinger nel suo testamento, 'rimanete saldi nella fede'

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 31 DIC – “Rimanete saldi nella
    fede! Non lasciatevi confondere!… Gesù Cristo è veramente la
    via, la verità e la vita – e la Chiesa, con tutte le sue
    insufficienze, è veramente il Suo corpo.” Questo è uno dei
    lasciti spirituali che il Papa emerito Benedetto XVI affida ai
    fedeli nel suo testamento, che viene pubblicato nel libro
    ‘Nient’altro che la verità’ scritto dall’Arcivescovo Georg
    Gänswein, suo segretario particolare, con Saverio Gaeta, per le
    edizioni Piemme e in uscita agli inizi di gennaio. E’ quanto
    apprende in anteprima l’ANSA. (ANSA).   

  • in

    E' morto Ratzinger, primo Papa emerito

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 31 DIC – “Con dolore informo che
    il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34,
    nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano”. Lo ha annunciato il
    direttore della Sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.   
    Dalla mattina di lunedì 2 gennaio 2023, il corpo del Papa
    Emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il
    saluto dei fedeli. (ANSA).   

  • in

    Gli incidenti di percorso, da Ratisbona a Vatileaks

    Dalla lezione di Ratisbona al caso Vatileaks, dalla ‘riabilitazione’ di un vescovo negazionista all’intervento ‘negato’ all’Università La Sapienza, i quasi otto anni di pontificato di Benedetto XVI, fino alla sua storica rinuncia, hanno coinciso con un periodo di forti turbolenze per la Chiesa, di crisi nei rapporti esterni, dovute in parte ad alcuni incidenti di percorso che hanno segnato la permanenza del Papa tedesco sul soglio di Pietro.    La stessa strenua lotta contro la piaga della pedofilia, la “tolleranza zero” ordinata con merito proprio da papa Ratzinger, da un punto di vista mediatico fu paradossalmente quasi un’arma a doppio taglio, con lo scandalo degli abusi propagatosi a tali livelli quasi da travolgere l’immagine della Chiesa nel mondo.    IL DISCORSO DI RATISBONA – Come una pericolosa ‘gaffe’ (anche se da molti rivalutata negli anni successivi) fu vista la lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI il 12 settembre 2006 all’Università di Ratisbona durante il suo viaggio in Baviera.    La citazione di una frase dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo a proposito della guerra santa – “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava” – provocò nel mondo islamico violente reazioni perché ritenuta offensiva, con massicce proteste di piazza. Successivamente il Papa, durante un Angelus trasmesso anche da Al Jazeera, disse di essere “vivamente rammaricato per le reazioni”, specificando di non condividere il pensiero espresso nel testo citato a Ratisbona e invitando l’Islam al dialogo. La crisi però durò a lungo. Altre frasi di Ratzinger sulla necessità di una protezione internazionale dei copti in Egitto determinarono la rottura del dialogo con l’Università di Al-Azhar del Cairo, massimo istituto dell’Islam sunnita, dialogo riallacciato poi solo sotto il pontificato del successore, papa Francesco.    LA LEZIONE ‘NEGATA’ ALLA SAPIENZA – Il 15 gennaio 2008, su richiesta del rettore dell’Università di Roma “La Sapienza”, il Papa fu invitato ad intervenire all’inaugurazione dell’anno accademico. Tale scelta fu criticata da 67 docenti dell’ateneo, il che portò la Santa Sede a declinare l’invito e suscitò forti polemiche nel mondo politico, giornalistico e universitario.    LA ‘RIABILITAZIONE’ DEL VESCOVO NEGAZIONISTA – Un ‘incidente’ col mondo ebraico fu causato da un passo compiuto da Benedetto XVI nel cammino di riavvicinamento con gli ultra-tradizionalisti scismatici seguaci del vescovo Marcel Lefebvre. Il 21 gennaio 2009 il Papa concesse la remissione della scomunica ai quattro vescovi lefebvriani e nello stesso giorno la tv svedese Svt rese pubblica un’intervista in cui uno dei quattro, il britannico mons. Richard Williamson, professava una posizione negazionista della Shoah. Il Gran Rabbinato di Israele rimandò subito alcuni incontri col Vaticano. Sollecitato da più parti, il Pontefice nell’udienza generale del 28 gennaio pronunciò parole chiare per contestare ogni forma di negazionismo, esprimere solidarietà agli ebrei e ribadire la volontà di continuare nel dialogo.    Critiche sulla vicenda giunsero al Papa anche da Angela Merkel.    Il 4 febbraio, una nota della Segreteria di Stato vaticana definì “assolutamente inaccettabili e fermamente rifiutate dal Santo Padre” le posizioni di mons. Williamson, “non conosciute” dal Pontefice “nel momento della remissione della scomunica”.    IL CASO VATILEAKS, IL MAGGIORDOMO ‘INFEDELE’ – Un’eco mondiale senza precedenti ebbe nel 2012 lo scandalo della fuga di documenti riservati del Pontefice, molti dei quali rivelavano trame e casi di corruzione in Vaticano, trafugati direttamente dalla segreteria del Papa dal maggiordomo ‘infedele’ Paolo Gabriele, il laico più vicino al Pontefice, e finiti nel libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi. Il 24 maggio, pochi giorni dopo l’uscita del libro, ‘Paoletto’ – così veniva chiamato nella famiglia pontificia – fu arrestato dalla Gendarmeria e rinchiuso in cella in Vaticano. “Gli eventi degli ultimi giorni riguardo alla Curia e ai miei collaboratori hanno portato tristezza nel mio cuore”, disse Ratzinger nell’udienza generale del 30 maggio.    Dopo un processo durato quattro udienze, Gabriele fu condannato a un anno e sei mesi di reclusione. Condannato a due mesi (sospesi) in un separato processo anche il tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti. Il 22 dicembre Benedetto andò a trovare in cella l’ex aiutante di camera e gli diede la grazia. Mancavano meno di due mesi a quell’11 febbraio 2013 in cui, davanti ai cardinali attoniti, rinunciò al Papato.    LA LETTERA ‘SBIANCHETTATA’ DA VIGANO’ – Tra gli incidenti di percorso, ma successivi alle dimissioni, può annoverarsi la lettera riservata che il Papa emerito inviò nel gennaio 2018 all’allora prefetto della Segreteria per la comunicazione, mons.    Mario Edoardo Viganò, con cui rifiutava di scrivere una “breve e densa pagina teologica” come introduzione alla collana in 11 volumetti “La teologia di papa Francesco” in uscita per la Lev, curata dal futuro arcivescovo di Torino Roberto Repole. Nella lettera, tra l’altro, Ratzinger esprimeva giudizi su un teologo tedesco a lui avverso e inserito tra gli autori della collana, dicendosi anche sorpreso per questo. All’uscita della pubblicazione, nel marzo successivo, Viganò rese però pubblica solo una parte della missiva – il resto era sfocato nella foto o nascosto -, quella dove Ratzinger descriveva papa Bergoglio come “uomo di profonda formazione filosofica e teologica” e sottolineava “la continuità interiore tra i due pontificati”.    Che il testo non fosse completo venne tuttavia alla luce in brevissimo tempo e, tra aspre polemiche, la lettera fu pubblicata integralmente, ma Viganò dovette dimettersi. (ANSA).