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    Dubai guarda al turismo, abolisce la tassa sugli alcolici

    Dubai ha eliminato la tassa sugli alcolici del 30% e smetterà di far pagare le licenze personali per gli alcolici, che chiunque intenda bere deve avere con sé, nel tentativo di rendere la città più attraente per gli stranieri, di fronte alla concorrenza dei Paesi vicini. Lo riporta la Bbc.
    Non è chiaro se il provvedimento, entrato in vigore ieri, sarà permanente. Il Financial Times ha descritto la mossa come una prova di un anno, citando “dirigenti del settore informati della decisione”. Gli stranieri che vivono a Dubai superano i residenti di nove a uno, la città è nota come la “capitale delle feste” del Golfo, e i cittadini si recano di solito a Umm al-Quwain e in altri emirati per acquistare alcolici all’ingrosso.
    Storicamente Dubai è riuscita ad attrarre più turisti e lavoratori stranieri facoltosi rispetto ai suoi vicini, in parte grazie alla sua tolleranza verso uno stile di vita più liberale. Ma ora deve affrontare la crescente concorrenza dei rivali che stanno sviluppando i settori dell’ospitalità e della finanza.
    I non musulmani a Dubai devono avere almeno 21 anni per bere alcolici e portare con sé una licenza, una tessera rilasciata dalla polizia. I bar e i locali notturni raramente chiedono di vedere la tessera ma chi consuma alcolici senza averla può incorrere in multe o arresti.   

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    Fontana, Istituzioni vanno rispettate, condanna blitz Senato

    (ANSA) – ROMA, 02 GEN – “Esprimo ferma condanna per quanto
    avvenuto a Palazzo Madama. Le istituzioni rappresentano un
    presidio fondamentale della nostra democrazia e come tali vanno
    rispettate. Rivolgo al Presidente del Senato, Ignazio La Russa,
    la mia solidarietà”. Lo afferma il Presidente della Camera dei
    deputati, Lorenzo Fontana. (ANSA).   

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    La Russa,da Viminale più sicurezza a Palazzo Madama

    (ANSA) – ROMA, 02 GEN – Colloquio telefonico tra il
    presidente del Senato, Ignazio La Russa e il ministro
    dell’Interno, Matteo Piantedosi. Dal titolare del Viminale
    solidarietà e massima disponibilità ad aumentare il livello di
    sicurezza di Palazzo Madama. Lo si apprende da fonti della
    presidenza del Senato. (ANSA).   

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    La Russa, il blitz al Senato offende tutte le Istituzioni

    (ANSA) – ROMA, 02 GEN – “Nessun alibi, nessuna
    giustificazione per un atto che offende tutte le istituzioni e
    che solo grazie al sangue freddo dei carabinieri non è trasceso
    in violenza. Il Senato è stato vigliaccamente scelto perché a
    differenza di Palazzo Chigi, della Camera dei deputati e di
    altre istituzioni, non ha mai ritenuto fino ad ora di dover
    creare un area di sicurezza attorno all’edificio”, lo afferma il
    Presidente del Senato Ignazio La Russa, riferendosi
    all’imbrattamento di una facciata di Palazzo Madama.   
    “Ho convocato immediatamente per domani alle ore 15 il
    Consiglio di presidenza del Senato per ogni opportuna
    decisione”, conclude (ANSA).   

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    Morto Mario Artali, ex deputato Psi e presidente onorario Fiap

    (ANSA) – MILANO, 02 GEN – E’ morto all’età di 85 anni Mario
    Artali, presidente onorario della Fiap Federazione italiana
    delle associazioni partigiane, di cui era stato presidente
    nazionale dal 2012 al 2021. A darne notizia è l’Anpi di Milano
    con il suo presidente Roberto Cenati.   
    “Mario mancherà tantissimo alla Fiap, all’Anpi, alle
    Associazioni della Resistenza, alla sua Milano – ha spiegato
    Cenati in una nota -. Abbiamo realizzato insieme numerose
    iniziative, ricordo i suoi significativi interventi alle
    cerimonie organizzate al Campo della Gloria, o dal palco di
    piazza Duomo per il 25 aprile. Mario non mancava mai”.   
    Anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha ricordato la
    figura di Mario Artali in un tweet in cui ha ricordato il “suo
    impegno per tenere sempre in vita i valori dell’antifascismo
    nella memoria collettiva e contro i mali del nostro tempo”.   
    Artali è stato consigliere comunale a Milano (eletto nel
    1970), capogruppo del Psi in Consiglio comunale e deputato al
    Parlamento nella VI legislatura (1972-76). Presidente del
    Circolo De Amicis di Milano e Presidente della Fondazione “Aldo
    Aniasi”, Artali era Vicepresidente della Confederazione Italiana
    delle Associazioni Combattentistiche e Partigiane. (ANSA).   

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    Balneari contro +25% dei canoni: “il governo apra un tavolo”

    I balneari chiedono al governo “un tavolo di confronto”. “Meloni mantenga le promesse della campagna elettorale”, spiega Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti, secondo cui “va sospeso” l’aumento del 25,15% dei canoni (il minimo a 3.377,50 euro), frutto della variazione dell’Indice Istat, annunciato venerdì dal ministero delle Infrastrutture.
    “Doveva essere massimo dell’11% – aggiunge -. Entro febbraio, poi, vanno approvati i decreti attuativi sulla concorrenza per le gare dal 2024, che per noi non sono possibili: il governo cosa farà? Meloni diceva che avrebbe lavorato per una diversa applicazione della Bolkestein”.
    L’aumento dei canoni “è una novità preoccupante per la nostra categoria, in un momento di incertezza legato anche all’applicazione della direttiva Bolkestein e ai danni provocati a molti stabilimenti dalle mareggiate dei mesi scorsi – dice all’ANSA Rustignoli -. Il canone minimo si applica anche per chi deve chiedere un allargamento temporaneo, ad esempio per un campo di beach volley: così si rischia di impoverire l’offerta turistica in spiaggia”.
    “Come categoria – aggiunge il presidente di Fiba Confesercenti -, non siamo contrari a rivedere gli importi dei canoni, che in media sono di 8-10mila euro all’anno e sono bassi, lo riconosciamo. Ma va fatto con un intervento organico e un metodo che preveda la giusta valutazione delle spiagge, classificandole in base alla redditività e dando un valore corretto al metro quadro: così lo Stato valorizzerebbe il proprio bene”. Rustignoli ricorda poi che “entro febbraio andrebbero approvati i decreti attuativi della legge sulla concorrenza varata dal governo Draghi, per poi far partire i bandi, anche se secondo noi non ci sono le condizioni tecniche per fare le gare nel 2024. Bisogna capire le intenzioni dell’attuale governo – continua -. In campagna elettorale la presidente Meloni ha detto che avrebbero lavorato per una diversa applicazione della Bolkestein. È ancora in tempo per rispettare le promesse ma temo che, ad esempio, non sia ancora partita la mappatura delle coste. È fondamentale per dimostrare che non è scarsa la risorsa di arenili già mappati per insediamenti turistico-ricreativi e non ancora assegnati: se la risorsa non è scarsa, allora l’applicazione della direttiva può essere rinviata. Meloni aveva promesso che avrebbe lavorato su questo”.

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    Ratzinger: “sana laicità” modello nei rapporti tra Stato e Chiesa

    Sia una “sana laicità” la stella polare nei rapporti tra Stato e Chiesa, ha più volte detto Benedetto XVI, primo papa emerito della Chiesa, morto ieri in Vaticano. Già prima della sua elezione al soglio pontificio, e ancor più durante i quasi otto anni di pontificato, Joseph Ratzinger, insieme ad approfondite riflessioni teologiche, ha consegnato una sorta di istruzione sui rapporti tra Stato e Chiesa, fondata proprio sul concetto di sana laicità.    Secondo Ratzinger, per l’affermazione di tale obiettivo, non può essere la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente; allo stesso modo, lo Stato non può considerare la religione come un semplice sentimento individuale, da confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica.    In realtà – ha più volte osservato l’allora papa Benedetto XVI – oggi la laicità viene comunemente intesa come esclusione della religione dai vari ambiti della società e come suo confino nell’ambito della coscienza individuale. La laicità, dunque – secondo taluni – si esprimerebbe nella totale separazione tra lo Stato e la Chiesa. Rispetto a una tale “visione a-religiosa della vita, del pensiero e della morale: una visione, cioè, in cui non c’è posto per Dio” – ha osservato Ratzinger – è compito “di tutti i credenti, in particolare dei credenti in Cristo, contribuire ad elaborare un concetto di laicità che, da una parte, riconosca a Dio e alla sua legge morale, a Cristo e alla sua Chiesa, il posto che ad essi spetta nella vita umana, individuale e sociale; e, dall’altra, affermi e rispetti la ‘legittima autonomia delle realtà terrene’, come ribadisce il Concilio Vaticano II nella costituzione Gaudium et spes.    Questa affermazione conciliare – ha spiegato Ratzinger – costituisce “la base dottrinale di quella ‘sana laicità’ che implica l’effettiva autonomia delle realtà terrene, non certo dall’ordine morale, ma dalla sfera ecclesiastica. Non può essere pertanto la Chiesa a indicare quale ordinamento politico e sociale sia da preferirsi, ma è il popolo che deve decidere liberamente i modi migliori e più adatti di organizzare la vita politica. Ogni intervento diretto della Chiesa in tale campo sarebbe un’indebita ingerenza”.    D’altra parte, la “sana laicità” comporta che lo Stato non consideri la religione come un semplice sentimento individuale, che si potrebbe confinare al solo ambito privato. Al contrario, la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica. Questo comporta inoltre che a ogni Confessione religiosa (purché non in contrasto con l’ordine morale e non pericolosa per l’ordine pubblico) sia garantito il libero esercizio delle attività di culto – spirituali, culturali, educative e caritative- della comunità dei credenti”.    In base a queste considerazioni, “non è certo espressione di laicità ma sua degenerazione in laicismo” – ha più volte spiegato Benedetto XVI – l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione; alla presenza, in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche. Come pure non è segno di sana laicità – ha sostenuto ancora Ratzinger – il rifiuto alla comunità cristiana, e a coloro che legittimamente la rappresentano, del diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi. Non si tratta, infatti, di indebita ingerenza della Chiesa nell’attività legislativa, propria ed esclusiva dello Stato, ma dell’affermazione e della difesa dei grandi valori che danno senso alla vita della persona e ne salvaguardano la dignità. “Questi valori – ha ancora spiegato Ratzinger – prima di essere cristiani, sono umani, tali perciò da non lasciare indifferente e silenziosa la Chiesa, la quale ha il dovere di proclamare con fermezza la verità sull’uomo e sul suo destino”. In definitiva, se è vero che per la sua natura e missione “la Chiesa non è e non intende essere un agente politico”, tuttavia essa “ha un interesse profondo per il bene della comunità politica”. Questo apporto specifico viene dato principalmente dai fedeli laici, i quali, partecipando alla vita pubblica, si impegnano con gli altri membri della società a “costruire un giusto ordine nella società”.    Muovendo da queste premesse, è anche arrivato da Ratzinger un monito deciso: ricordi l’uomo che “senza Dio” egli “è perduto” e “l’esclusione della religione dalla vita sociale, in particolare la marginalizzazione del cristianesimo, mina le basi stesse della convivenza umana. Prima di essere di ordine sociale e politico, queste basi, infatti, sono di ordine morale”.