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    Open arms: Salvini, rischio 15 anni per aver difeso l'Italia

     “Oggi sono per l’ennesima volta a Palermo, nell’Aula Bunker dell’Ucciardone famosa per i maxiprocessi contro i mafiosi, per il processo OpenArms. Rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso l’Italia e i suoi confini, salvando vite e facendo rispettare la legge”.Lo scrive il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini su Facebook. “Sono attesi come testimoni dell’accusa Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese, non ci annoieremo”, aggiunge il leader della Lega. Salvini e l’avvocata Giulia Bongiorno, fa sapere l’ufficio stampa della Lega, sono arrivati circa un’ora e mezza fa nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo per l’udienza del processo OpenArms. 
    “Non ricordo di aver mai sentito parlare della presenza di terroristi a bordo della Open Arms che aveva soccorso i migranti ad agosto del 2019”,  ha detto l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, leader dei 5Stelle, deponendo al processo all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini imputato a Palermo di rifiuto di atti d’ufficio e sequestro di persona. Secondo l’accusa, Salvini avrebbe illegittimamente negato alla ong Open Arms con 147 profughi salvati in mare, ad agosto 2019, di approdare a Lampedusa e altrettanto illegittimamente avrebbe tenuto a bordo i migranti privandoli della libertà personale. “Non ricordo neppure – ha aggiunto Conte – che qualcuno mi abbia parlato di possibili accordi tra la Open Arms e gli scafisti alla guida dei barconi soccorsi”.   

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    Comitato Nord, non siamo nati per competere a regionali

    (ANSA) – MILANO, 13 GEN – Il Comitato Nord, la corrente
    interna alla Lega fondata da Umberto Bossi, “non è nato per
    competere alle elezioni regionali, ma per portare avanti
    l’autonomia, le istanze del Nord e dar voce inascoltata della
    militanza nordista”: è quanto si legge in un comunicato diffuso
    dal Comitato Nord che ha chiesto ai consiglieri espulsi dal
    Carroccio per aver formato un nuovo gruppo al Pirellone –
    Roberto Mura, Antonello Formenti, Massimiliano Bastoni e
    Federico Lena – di “restare fedeli” agli obiettivi. E di
    “mantenere la retta via con scelte compatte, coerenti ed
    intelligenti con l’importante lavoro del Comitato Nord”.   
    “Dopo aver parlato con Umberto Bossi e con
    l’europarlamentare Angelo Ciocca abbiamo deciso di non
    candidarci alle prossime elezioni regionali”, hanno dichiarato
    successivamente in una nota i consiglieri Formenti, Bastoni e
    Mura. (ANSA).   

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    Lista civica Moratti prima a depositare candidature a Milano

    (ANSA) – MILANO, 13 GEN – La prima lista ad aver depositato
    le candidature per le regionali in Lombardia alla Corte
    d’Appello di Milano è la civica di Letizia Moratti, candidata
    alla presidenza della Regione con il sostegno del Terzo polo. I
    capilista su Milano sono il consigliere regionale Manfredi
    Palmeri e la presidente della commissione Antimafia della
    Lombardia Monica Forte, entrambi presenti questa mattina per
    l’accettazione.   
    Anche la civica di Pierfrancesco Majorino (Patto Civico per
    Majorino presidente, ndr), candidato del centrosinistra e del
    M5s, ha depositato le candidature per la provincia di Milano: il
    capolista è il direttore dell’Irccs Galeazzi Fabrizio
    Pregliasco. In lista anche la vicesindaca della Città
    metropolitana di Milano e sindaca di Arese Michela Palestra, il
    medico neonatologo e consigliere regionale di +Europa Michele
    Usuelli, il consigliere comunale di Milano Mauro Orso, l’ex
    europarlamentare dei Verdi Monica Frassoni e il fondatore e
    portavoce dei Sentinelli di Milano Luca Paladini.   
    Ad aver presentato la lista per le candidature su Milano è
    anche Unione Popolare, che candida a presidente la sociologa e
    ricercatrice Mara Ghidorzi, che è anche la capolista su Milano.   
    In lista nel capoluogo lombardo, tra gli altri, anche Luca
    Massari, Domenico Maggio, Lucia Bertolini (candidata sindaca a
    Legnano nel 2020) e Giovanna Cardarelli. I candidati, oltre che
    da Unione Popolare, provengono da Rifondazione Comunista, Potere
    al Popolo e Dema. (ANSA).   

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    Meloni ai vertici del Mes, “Verificare possibili correttivi”

    Per spingere l’Italia a ratificare la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), i suoi vertici sono volati direttamente a Roma, per un faccia a faccia con la premier Giorgia Meloni che potrebbe chiudere un dossier ormai aperto da diversi anni.
    Ma al di là della ratifica formale, su cui si esprimerà il Parlamento, alla premier interessa ragionare sulla sostanza: bisogna “verificare possibili correttivi”, insieme agli altri Stati, per rendere il Mes “uno strumento effettivamente capace di rispondere alle esigenze delle diverse economie”. Dopo la pandemia, la guerra in Ucraina e le nuove difficoltà economiche che sono seguite, lo strumento va insomma ripensato per adattarlo alla nuova situazione. Il nuovo direttore generale del Meccanismo, il lussemburghese Pierre Gramegna, nominato a dicembre anche con l’appoggio del governo italiano, ha voluto incontrare la premier a Palazzo Chigi assieme al suo braccio destro italiano, il segretario generale Nicola Giammarioli.
    L’obiettivo era ascoltare i dubbi della presidente del Consiglio, ricordandole allo stesso tempo l’impegno che l’Italia ha preso, assieme a tutti i partner dell’Eurozona, di approvare la riforma pensata per rendere più semplice il funzionamento dell’ex fondo salva-Stati. La premier, da parte sua, ha ribadito la sua posizione: il Mes è uno strumento economico-finanziario anomalo, perché pur disponendo di ingenti risorse, non viene utilizzato da lungo tempo dagli Stati aderenti, nonostante la difficile congiuntura economica nella quale si trovano. Basti pensare che nemmeno il cosiddetto ‘Mes pandemico’, la linea di credito pensata per aiutare i Paesi a finanziare la spesa sanitaria esplosa con la pandemia, è stato mai richiesto. Per Meloni, nemmeno la riforma renderà il Mes più attrattivo e quindi utile per i suoi membri. Dunque, bisogna ripensarlo e modificarlo. Un ragionamento a cui il direttore Gramegna non chiude la porta, anche in vista della riforma del Patto di stabilità e, più in generale, della governance economica europea, che potrebbe rivedere anche il ruolo del Mes.
    Il negoziato con l’Europa, insomma, si arricchisce di un altro tassello. Ma in testa resta sempre il Pnrr: la prossima settimana il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, andrà a Bruxelles per entrare nel vivo delle richieste di modifiche del piano. La prima cabina di regia dell’anno, presieduta proprio da Fitto a Palazzo Chigi, ha fissato il calendario: nelle prossime settimane saranno convocate una serie di “riunioni tecniche bilaterali” con i diversi ministeri, per verificare lo stato di attuazione di ciascuna misura e capire quali hanno bisogno di essere aggiornate. Nel cronoprogramma bisogna anche inserire il capitolo Repower Eu, che ha altri 9 miliardi da spendere in progetti sull’energia sostenibile, e vanno previsti il prima possibile per poter rispettare i tempi. Con le prime scadenze previste già a marzo, il governo ha intenzione di chiudere entro febbraio il confronto con la Commissione europea sul nuovo Pnrr. Alcuni progetti, come quelli sull’idrogeno verde su cui non c’è interesse degli operatori, saranno depennati o spostati in quelli finanziati dai fondi di coesione. Altri saranno spinti a fine anno, come potrebbe accadere all’entrata in vigore del codice degli appalti. Di certo c’è che entro il 30 giugno bisogna raggiungere 27 obiettivi, di cui 20 milestone e 7 target, per poter richiedere alla Ue la quarta rata da 16 miliardi di euro.

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    Dietrofront dei partiti, tornano le Province

    I partiti fanno dietrofront sulle province: dopo anni in cui, da più parti, questi enti intermedi sono stati considerati inutili, se non addirittura dannosi, tutte le forze politiche sembrano aver riscoperto il loro ruolo.    Tanto che sono ben sei i disegni di legge, praticamente di tutti i gruppi, depositati in commissione Affari costituzionali del Senato che ripropongono una sorta di “ritorno al passato”, ovvero l’elezione diretta dei presidenti delle province, dei sindaci metropolitani e dei componenti dei consigli provinciali e metropolitani.
        Oltre ai primi due ddl presentati dal senatore di FdI Marco Silvestroni e dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo, ci sono le tre del Pd firmate, rispettivamente, da Bruno Astorre, Dario Parrini e Valeria Valente. Si tratta di proposte a titolo personale, spiegano dal gruppo dem che “vanno da un’ipotesi di ritorno radicale a prima della legge Derlrio all’ipotesi di trovare un punto di equilibrio dando la possibilità a sindaci e presidenti di nominare una giunta di quattro persone”. Anche Forza Italia ha presentato un suo ddl a prima firma della capogruppo azzurra, Licia Ronzulli. Annunciati ddl da parte di Italia viva e dal Movimento 5 stelle. Dalla commissione fanno sapere che i lavori sul ddl Province entreranno nel vivo tra due settimane.
        Su questo tema da tempo il ministro Roberto Calderoli si è detto disponibile: “Credo che sia necessario – disse a fine novembre – ricreare il soggetto provincia, che debba essere eletto nel suo presidente e nel consiglio con una elezione diretta”.    Su questo tema, un’ importante apertura arriva anche dal Movimento Cinque Stelle, un tempo fiero sostenitore dell’abolizione: “L’ultima riforma – sottolinea Giuseppe Conte – ha lasciato le province in un limbo. Tutte le forze politiche devono impegnarsi e non lasciare una riforma a mezza strada”.
        L’ex premier non chiude nemmeno all’ipotesi di elezioni diretta? “Ci siederemo al tavolo con spirito costruttivo per ripensare le province, ma non vogliamo che sia un poltronificio. Insomma non devono diventare uno sbocco occupazionale per i partiti”.    Soddisfatti ovviamente i vertici dell’Upi: “I disegni di legge in Commissione – commenta il Presidente Michele De Pascale – dimostrano che finalmente è riconosciuta e condivisa l’urgenza di intervenire per ricostruire una nuova provincia pienamente operativa e in grado di assicurare ai territori una crescita economica e sociale equa e omogenea”.

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    Pnrr, Più forza alla cabina di regia per centrare i target

    ‘Attraverso il nuovo metodo che assegna centralità alle funzioni e ai compiti della Cabina di Regia’ sarà possibile centrare ‘tutti gli obiettivi del PNRR, verificando e monitorando costantemente tutte le prossime scadenze, come già fatto nei mesi scorsi’. Lo afferma il ministro Raffaele fitto al termine della cabina di regia sul Pnrr sottolineando che ‘grazie all’impegno del presidente Meloni e dell’intero Governo’, ‘tale metodo ha già consentito a questo Governo di raggiungere i 55 obiettivi previsti al 31 dicembre 2022″. 
    Nel corso della cabina di regia sul Pnrr è stato condiviso che, nelle prossime settimane, saranno convocate apposite riunioni tecniche bilaterali dove sarà verificato lo stato di attuazione di ciascuna misura, anche in vista dell’avvio della fase di aggiornamento del PNRR e dell’inserimento del capitolo Repower Eu.
    Le riunioni coi singoli ministeri per verificare l’attuazione del Pnrr in vista dell’avvio della fase di aggiornamento e inserimento del capitolo legato al Repower Eu – rimarca Palazzo Chigi attraverso una nota – “si inserisce nel percorso di proficua collaborazione con la Commissione Europea”. 

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    Presentato il Giubileo 2025, Roma al centro dell'accoglienza. Opere per 4 miliardi

    Una giornata che segna un passo fondamentale per la Capitale. Con la firma del primo dpcm, Roma è pronta a partire con le opere del Giubileo, con interventi previsti per un valore di quasi 4 miliardi. E l’impegno a terminare gli interventi in tempo per il 2025 è corale dal Campidoglio al governo. “Parliamo di oltre un miliardo per 87 interventi. In totale saranno 2,3 miliardi e sfiorerà 4 miliardi con il secondo dpcm e gli interventi complementari”, ha spiegato il sindaco Roberto Gualtieri, all’incontro stampa con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per la presentazione del decreto di approvazione delle opere.
    “Quello di oggi è un atto fondamentale, e ringrazio il governo che ha lavorato tempestivamente dopo l’insediamento”, ha aggiunto il primo cittadino. L’esecutivo “ha lavorato fin dal suo insediamento per la firma del primo Dpcm sulle opere essenziali e indifferibili”, ha commentato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sottolineando che c’è “molto lavoro da fare”, mostrando, però, anche fiducia nella riuscita: in stretta “sinergia con la Santa Sede e Roma Capitale, assicureremo tutta la collaborazione e l’impegno per far in modo che la Capitale e la Nazione siano pronti ad ospitare milioni di pellegrini da tutto il mondo”, ha detto Meloni.
    Un Giubileo pensato in collaborazione con la Santa Sede, aspetto, questo, ribadito dal sindaco che oggi ha presentato a Papa Francesco il progetto: “E’ stato un incontro bellissimo e toccante, dove gli ho preannunciato di questo” appuntamento “e gli ho dato la copia degli interventi previsti per il Giubileo”. “Questo Giubileo mette la speranza, come detto dal Santo Padre, al centro. Il programma è frutto di confronto con tanti soggetti e con il dialogo con la Santa Sede”, ha ribadito Gualtieri. “C’è molto lavoro da fare”, ha detto il sottosegretario Mantovano, annunciando che la presidenza già dal pomeriggio di oggi “comincerà a lavorare al secondo dpcm”, confidando sul fatto che “Roma tornerà al centro dell’attenzione del mondo, e lo farà al meglio”.
    Riqualificazione e valorizzazione; Accessibilità e mobilità; Accoglienza e partecipazione; Ambiente e territorio: questi i quattro ambiti cardine ai quali vengono ricondotti tutti gli interventi, compresi nel programma delle opere previste per il Giubileo 2025. Per la riqualificazione dello spazio pubblico e la viabilità, sono stati individuati, tra gli altri, diversi interventi che riguardano l’area del Vaticano, come la realizzazione del sottovia di Piazza Pia, e la pedonalizzazione di via della Conciliazione; il rinnovamento di piazza dei Cinquecento e della stazione Termini; la riqualificazione dei percorsi pedonali via Ottaviano-San Pietro e stazione San Pietro.
    Annunciati anche grandi interventi su tutti i luoghi giubilari, a partire dalle basiliche. Nell’ambito dell’Accoglienza, il progetto prevede la realizzazione di un ostello della gioventù a Santa Maria della Pietà, e un centro di accoglienza per persone senza fissa dimora. Un piano dettagliato ma anche molto ambizioso. E per questo, da Chigi, per voce di Mantovano, si è espressa la necessità di fare presto. Quindi si pensa “all’attivazione di una cabina di regia che nelle intenzioni si riunirà ogni 15 giorni” e che servirà “a garantire il rispetto rigoroso della tempistica”. Insomma “si dovrà fare presto e bene”, “mantenendo integre tutte le misure di prevenzione delle infiltrazioni” della criminalità. Gualtieri non si è però sottratto al ‘sollecito’, e ha già assicurato: “I tempi sono obbligati e abbiamo il dovere di correre. Esiste un cronoprogramma per ogni opera, trimestre per trimestre, e, dove sarà necessario recuperare dei tempi, eserciteremo i poteri del commissario come la riduzione dei tempi per la conferenza dei servizi”, ha detto il primo cittadino, garantendo che “lavorerà perché Roma sia pronta”: sarà una città “più moderna, inclusiva e sostenibile”.
    “Oggi è una giornata davvero importante perché presentiamo questo Dpcm che rappresentata i principali interventi del Giubileo 2025. Parliamo di oltre un miliardo per 87 interventi. In totale saranno 2,3 miliardi e sfiorerà 4 miliardi con il secondo dpcm e gli interventi complementari”. Lo ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri all’incontro stampa con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, per la presentazione del Dpcm di approvazione delle opere del Giubileo 2025. “Quello di oggi è un atto fondamentale e ringrazio il governo che ha lavorato tempestivamente dopo l’insediamento. Questo ci ha consentito di presentare un programma che siamo in condizione di realizzare”, ha aggiunto

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    Pnrr: 27 obiettivi entro giugno per la quarta rata da 16 miliardi

    L’Italia è chiamata a raggiungere 27 obiettivi entro il 30 giugno 2023, di cui di cui 20 milestone e 7 target. Il loro raggiungimento consentirà di poter richiedere alla Commissione Europea il pagamento della quarta rata di 16 miliardi di euro. Lo ricorda una nota di Palazzo Chigi al termine della cabina di regia sul Pnrr.
        La riunione, presso la sala Verde di Palazzo Chigi è stata presieduta dal ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, per fare il punto con tutte le amministrazioni centrali e territoriali. Alla riunione hanno preso parte anche il presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Massimiliano Fedriga, il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, e il presidente dell’Upi, Michele De Pascale.