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    Tajani: “Minaccia anarchica sull'Italia, l'ultima da Caracas”

    Con la vicenda di Alfredo Cospito “c’è una minaccia anarchica, e l’ultima viene da Caracas, dove il console ci ha riferito che un ex deputato di Maduro sta invitando a manifestare di fronte alle nostre sedi diplomatiche per sostenere Cospito ‘amico della causa’”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri Antonio Tajani ospite di ‘Casa Italia’ proposto nel palinsesto di Rai Italia.
    “Non è un bel segnale, è un messaggio negativo contro lo Stato italiano”, ha spiegato Tajani a margine. “Si tratta di un ex parlamentare chavista che ora fa il conduttore radiofonico. Questo messaggio certamente non fa bene alla stabilità, non fa bene perché sono messaggi negativi che vanno a sostegno di una persona che è detenuta per reati di terrorismo”, ha evidenziato il ministro. 
    Fazzolari: c’è chi auspica una trattativa Stato-anarchici – “Solidarietà a Meloni e Crosetto per le gravissime minacce ricevute dai terroristi anarchici. Dopo aver rivendicato la liberazione del criminale Cospito e la cancellazione del 41 bis per tutti, mafiosi compresi, anarchici alzano ulteriormente il tiro chiedendo la fine del sostegno italiano all’Ucraina. Stiamo assistendo ad una preoccupante escalation. anche frutto della poca fermezza con cui alcune forze politiche e parte della stampa hanno preso le distanze da questi criminali. Il Governo non si lascia intimidire e non cede alle richieste di trattativa Stato-terroristi anarchici che qualcuno auspica”. Così Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario all’Attuazione del programma.

    Agenzia ANSA

    Il Pd all’attacco del senatore Balboni: “Le sue accuse sono infamanti, lasciamo i lavori sul milleproroghe”. Immediata la replica dell’esponente di FdI: “Pretendono di chiudere la bocca a un rappresentante del popolo su valutazioni politiche. Loro devono chiedere scusa a me” (ANSA)

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    Autonomia: Emiliano, indigna accelerazione per favorire Lega

    (ANSA) – BARI, 02 FEB – “Ci indigna profondamente questa cosa
    di voler fare l’autonomia differenziata prima delle elezioni in
    Lombardia” per evitare di “far fare brutta figura alla Lega”. Lo
    ha detto il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano,
    per il quale il governo starebbe accelerando sull’attuazione
    dell’Autonomia “solo per non far fare brutta figura alla Lega”.   
    “Per fare i Lep – ha aggiunto – non basta scriverli, servono
    60-70 miliardi di euro da investire per permettere al Sud di
    essere allo stesso livello del Nord. E’ un processo lungo, non
    siamo contro l’autonomia differenziata, siamo contro al farla
    rapidamente”. Emiliano poi ha usato la metafora del canottaggio
    per spiegare quello che, a suo dire, è il piano del ministro
    Calderoli: “La teoria Calderoli è: abbiamo 20 vogatori, per far
    diventare più forti i vogatori meno efficienti diamo remi più
    lunghi a quelli più forti. Questa teoria non regge”. (ANSA).   

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    Landini: 'Il progetto sull'autonomia differenziata è sbagliato e va contro il Paese'

    Il progetto sull’Autonomia differenziata, con il disegno di legge atteso nel pomeriggio in Cdm, “è sbagliato e va contro il Paese”, che “è già diviso, ha già troppe disuguaglianze. Non è quello di cui ha bisogno”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, a margine del congresso della Cgil Roma e Lazio, sottolineando che tale “logica indebolisce il Paese, anche nel rapporto con gli altri Stati, rischia di mettere in discussione il rapporto con le parti sociali, perché non è stato discusso con nessuno, e svilisce il ruolo del Parlamento”.    

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    Il Pd attacca Balboni: “Accuse infamanti, lasciamo i lavori sul Milleproroghe”

    “Le accuse che ci vengono rivolte sono per noi inaccettabili: per questo abbiamo deciso di non partecipare più agli incontri sul decreto milleproroghe, presieduti dal senatore Balboni, fino a quando non verranno smentite tali gravissime insinuazioni, e abbiamo comunicato la nostra decisione al Ministro dei rapporti con il Parlamento”.
    Così in una nota, Simona Malpezzi, Presidente dei senatori del Pd, Daniele Manca, capogruppo in commissione bilancio e Andrea Giorgis, capogruppo in affari costituzionali che ribadiscono la stigmatizzazione per le parole di ieri di Balboni in Aula. L’esponente di FdI aveva accusato i dem di “aver aperto una voragine alla mafia” andando in carcere dall’anarchico Alfredo Cospito, che sta facendo lo sciopero della fame contro il 41bis.
    Secondo gli esponenti dem, “se il presidente La Russa non ristabilirà quanto prima la corretta dialettica parlamentare e la presidente Meloni non metterà un freno alle esternazioni farneticanti dei suoi parlamentari, ci riserviamo di valutare altre azioni”. “Non è accettabile – concludono – che il partito di maggioranza usi queste parole infamanti nei confronti dell’opposizione: si tratta in tutta evidenza di un comportamento che nulla ha a che fare con il rispetto delle istituzioni democratiche e dei suoi rappresentanti”.
    ‘Anche Alleanza Verdi e Sinistra annuncia che non parteciperà agli incontri sul decreto milleproroghe. Le parole di Balboni sono inammissibili e compromettono i normali rapporti tra maggioranza e opposizione. Il presidente La Russa intervenga per ristabilire la correttezza nella dialettica democratica, che al momento risulta gravemente compromessa sia nel merito che nel metodo’. Lo afferma il senatore dell’Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni, componente della commissione Bilancio di palazzo Madama.
    LA REPLICA”Meglio che il Pd non venga in commissione. Sono degli analfabeti istituzionali, perché pretendono di chiudere la bocca a un rappresentante del popolo su valutazioni politiche. Loro devono chiedere scusa a me”. Così il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, parlando i giornalisti in Senato sul fatto che le opposizioni non saranno presenti ai lavori sul Milleproroghe. “Si ritengono insultati? C’è il giurì d’onore. Si ritengono diffamati? C’è la magistratura. Ma confondere il dibattito e il confronto politico per quanto aspro con la collaborazione dovuta nelle istituzioni nell’interesse generale della nazione significa non aver capito cosa facciamo”.

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    Pd a Foti, 'spiegazioni solo da Fdi, Nordio e Meloni'

    (ANSA) – ROMA, 02 FEB – “Onorevole Foti, in questa grave
    vicenda, come è ormai chiaro a tutti, le spiegazioni le devono
    dare i suoi colleghi di partito, il ministro Nordio e la
    presidente del consiglio Meloni. Non certo noi: gli incontri nel
    carcere di Sassari li abbiamo fatti perché erano il motivo della
    nostra visita come abbiamo ribadito allo stesso Cospito. Abbiamo
    chiarito che eravamo lì non per ascoltare le sue valutazioni ma
    per sincerarci delle sue condizioni di salute e l’adeguatezza
    della struttura al regime di detenzione del 41 bis. Tanto è vero
    che subito dopo abbiamo proseguito gli incontri sia con i
    detenuti dello stesso passeggio, con i detenuti comuni e con il
    personale che lavora nel carcere: dirigenti, medici, polizia
    penitenziaria”. Lo dicono in una nota congiunta Debora
    Serracchiani, Silvio Lai, Walter Verini e Andrea Orlando.   
    “Abbiamo sempre ribadito l’esigenza assoluta di mantenere
    l’istituto del 41 bis come strumento di contrasto alla
    criminalità organizzata – aggiungono i parlamentari del Pd – che
    trova traccia nelle dichiarazioni all’uscita del carcere e in
    interviste rilasciate nei giorni seguenti. I vostri tentativi di
    buttare la palla in tribuna per difendere l’indifendibile sono
    sempre più goffi. Il tema, purtroppo, è di una gravità inaudita
    e, come abbiamo ribadito, andremo fino in fondo finché tutto non
    sarà chiarito perché è inquietante utilizzare informazioni
    riservate per manganellare l’avversario politico. Qualcosa che
    non si è mai visto. Chi ha utilizzato queste assurde
    insinuazioni nei confronti del Pd e per colpire noi ne
    risponderà in tutte le sedi”. (ANSA).   

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    Pd lascia lavori milleproroghe, 'da Balboni accuse infamanti'

    (ANSA) – ROMA, 02 FEB – “Le accuse che ci vengono rivolte
    sono per noi inaccettabili: per questo abbiamo deciso di non
    partecipare più agli incontri sul decreto milleproroghe,
    presieduti dal senatore Balboni, fino a quando non verranno
    smentite tali gravissime insinuazioni, e abbiamo comunicato la
    nostra decisione al Ministro dei rapporti con il Parlamento”.   
    Così in una nota, Simona Malpezzi, Presidente dei senatori del
    Pd, Daniele Manca, capogruppo in commissione bilancio e Andrea
    Giorgis, capogruppo in affari costituzionali che ribadiscono la
    stigmatizzazione per le parole di ieri di Balboni in Aula.   
    “Se il Presidente La Russa – proseguono – non ristabilirà
    quanto prima la corretta dialettica parlamentare e la presidente
    Meloni non metterà un freno alle esternazioni farneticanti dei
    suoi parlamentari, ci riserviamo di valutare altre azioni”.   
    Secca la replica del senatore di Fratelli d’Italia, Alberto
    Balboni, parlando con i giornalisti in Senato sul fatto che le
    opposizioni non saranno presenti ai lavori sul Milleproroghe.   
    “Meglio che il Pd non venga in commissione – dichiara – sono
    degli analfabeti istituzionali, perché pretendono di chiudere la
    bocca a un rappresentante del popolo su valutazioni politiche.   
    Loro devono chiedere scusa a me”. (ANSA).   

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    Cospito, Dellmastro non si dimette. L'anarchico non condanna le violenze dal carcere

    “Assolutamente non dimetto. E’ una battaglia politica che il Pd fa ma credo che la battaglia politica dovrebbe essere al fianco della maggioranza nel non tentennare sul 41bis ed essere preoccupati su una ipotetica saldatura tra le richieste del terrorismo e della mafia”. Lo ha detto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro a Porta a Porta in onda stasera su Rai1. “Oggi credo che l’opposizione abbia sprecato un’occasione per dire siamo al vostro fianco”, ha concluso, “ha fatto un’altra scelta”. E’ il momento della difesa per il sottosegretario alla Giustizia e parlamentare di FdI, per il quale le opposizioni hanno chiesto le dimissioni a seguito delle dichiarazioni del suo collega di partito e vicepresidente del Copasir, Giovanni Donzelli, in merito ad una visita di una delegazione del Pd nel carcere di Sassari dove era detenuto in regime di 41 bis l’anarchico Alfredo Cospito. 
    Intanto Alfredo Cospito parla dal carcere tramite un politico che lo visitato a Opera e non condanna le violenze compiute dagli anarchici negli ultimi giorni. “Ho chiesto a Cospito di condannare le azioni violente di questi giorni, che ci allontanano dalla possibilità di ottenere una revisione del 41bis. Non mi ha detto di approvare questi gesti, ma prevalendo il suo essere anarchico, non si sente di dire nulla a chi li sta compiendo, nemmeno di condannarli”, ha detto all’ANSA il consigliere regionale lombardo di +Europa/Radicali Michele Usuelli che oggi ha visitato la casa di reclusione di Opera. “Questo rappresenta un errore grave per il raggiungimento del risultato finale – ha concluso Usuelli -. Per ora non si sente di mandare messaggi ma ne riparleremo”.
    “Trovo incredibile che oggi si continui a parlare di questo e non del fatto che Valitutti ha detto che coloro che stanno assumendo queste decisioni sono nel mirino degli anarchici e che assaggeranno le armi rivoluzionarie. Questo tema passa sotto traccia”, ha detto Delmastro a Porta a Porta, in onda stasera, tornando sul caso dell’intervento in aula di Donzelli.
    Cospito “diceva che bisogna fare il salto di qualità nell’azione distruttiva, ‘non più contro le strutture ma contro gli uomini, perché il vento della paura cambi posizione'”. Così il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro, citando a memoria a Tagadà su La7 un messaggio di Cospito a un convegno di anarchici a Bologna.
    Intanto il Giurì d’onore, annunciato ieri dal presidente della Camera Lorenzo Fontana su richiesta delle opposizioni, verrà convocato “entro una settimana”. Lo si apprende in ambienti parlamentari. 
    Delmastro afferma che le informazioni riferite a Donzelli “non erano secretate” ed erano all’interno di “una relazione del Dap”.  “Non ho dato documenti, Donzelli mi ha fatto delle domande e gli ho risposto, non penso ci sia inopportunità, lo faccio tutti i giorni con tutti i deputati”, ha aggiunto. La Procura ha aperto un fascicolo?” È così perché qualcuno ha detto che erano intercettazioni e captazioni ambientali. Mi sentiranno e si chiuderà il fascicolo”. “Anche Mulè è caduto nella trappola culturale della sinistra – ha aggiunto rispondendo a una domanda sulle critiche del deputato di Forza Italia – quella è una relazione del Dap, che viene fatta al governo per fare le scelte più opportune. Non è un’intercettazione o una captazione”. “Se mi avesse fatto le stesse domande Giachetti o qualunque deputato, avrei risposto le stesse cose a lui, se avessi avuto un question time sarei stato tenuto a dirle anche in maniera più articolata. Perché l’alternativa era dire ‘no, non ci sono emergenze’, e avrei mentito. L’altra alternativa era dire ‘non so’, e avrei omesso. Io non mento e non ometto”. “Era un’informativa del Dap che riguardava l’osservazione in carcere, né intercettazioni, né captazioni, tanto meno un’inchiesta”, ha sottolineato aggiungendo che non ha avuto, o avrà un confronto con la premier Giorgia Meloni. “Oggi ‘è stata un’ulteriore alzata di livello da parte delle anime belle del terrorismo, hanno detto che moriranno quelli che non cedono sul 41 bis. Secondo voi, il giorno che sono minacciato di morte dai terroristi posso anche solo pensare di dimettermi?”.

    Agenzia ANSA

    La politica nel sangue, con tanta gavetta e percorsi comuni che si sovrappongono nel tempo dentro le organizzazioni di destra. Fino a diventare esponenti di punta di Fratelli d’Italia, partito nato nel 2012 come erede della vecchia Alleanza nazionale. (ANSA)

    Resta alta la tensione dopo l’intervento di Giovanni Donzelli ieri in aula inmerito ad una visita fatta da alcuni parlamentari dem all’anarchico Alfredo Cospito, condannato al 41 bis in carcere a Sassari. Il Partito Democratico ha chiesto a Donzelli di dimettersi dal ruolo di vicepresidente del Copasit in quanto, a dir loro, per finalità politiche avrebbe rivelato informazioni coperte da segreto e frutto di intercettazioni ambientali in carcere. Ed ha esteso la richiesta di dimissioni anche al sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro per avere fornito tali informazioni. Donzelli non intende fare alcun passo indietro in quanto, a dir suo, le informazioni erano nella disponibilità di qualsiasi parlamentare. La posizione dei due parlamentari viene blindata da Matteo Salvini. “Non penso che si possano mettere in discussione incarichi così importanti per una polemica parlamentare di un pomeriggio”: afferma  il vicepremier e ministro delle Infrastrutture. “Conto che finisca il tutto con una stretta di mano”, aggiunge. “Tutti contribuiscano a non accendere il clima e a stemperare i toni”.
    Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine alla luce di un esposto presentato dal parlamentare dei Verdi Angelo Bonelli in relazione alla vicenda del deputato di Fdi Giovanni Donzelli che in aula ha “reso pubbliche intercettazioni ambientali del Dap tra esponenti della ‘ndrangheta e della camorra con Alfredo Cospito”. Nell’esposto si ipotizza il reato di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio.
    Questa mattina il Pd ha reitrato la richiesta di dimissioni, estendendole anche al sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro e chiedendo un intervento del ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Abbiamo avuto conferma che l’on. Donzelli non ha avuto accesso agli atti presso il Ministero come aveva goffamente provato a giustificarsi in aula. La rivelazione deriva, per sua stessa ammissione, dall’on. Delmastro Delle Vedove, che, in qualità di sottosegretario alla giustizia con delega al Dap , ha accesso a informative coperte da segreto. Ne ha svelato il contenuto perché il collega Donzelli potesse usarle strumentalizzandole contro il Pd. Dunque, non c’è più solo un problema Donzelli che non può restare secondo in più in un ruolo delicato come il Copasir (la sicurezza degli italiani è in pericolo se il vice presidente del Copasir è un divulgatore di notizie riservate e facendolo non si rende nemmeno conto di avere commesso un illecito). C’è anche un caso Delmastro Delle Vedove che non può restare un secondo di più al Ministero. La presenza di un soggetto che rivela le informazioni più riservate e delicatissime per la lotta alla mafia e al terrorismo non può rimanere un secondo in più a via Arenula. Se però la presidente Meloni non interviene allora c’è un caso Meloni perché, visti i rapporti che ha con i due, se non li invita alle dimissioni, siamo autorizzati a pensare che abbia approvato o tollerato il piano e la strategia dei due esponenti di Fratelli d’Italia”. Così Debora Serracchiani, capogruppo Pd alla Camera.
    “Se avessi mai io, o qualsiasi componente del Copasir dovesse rivelare delle informazioni ottenute grazie al proprio ruolo nel Copasir, durante le sedute del Copasir o studiando i documenti del Copasir lo dovesse rivelare all’esterno farebbe bene a dimettersi. Ma non è questo il caso perché non c’entra nulla. E’ evidente come sono andate le cose”. E’ la risposta dell’on. Giovanni Donzelli ad Agorà Rai Tre alla domanda se si dimetterà dal Copasir. “Quelle che ho riferito non erano intercettazioni, ma una conversazione captata in carcere e inserita in una relazione del ministero della Giustizia del cui contenuto, in quanto parlamentare, potevo essere messo a conoscenza. Paradossale che i parlamentari del Pd, invece di spiegare perché sono andati a trovare Cospito e cosa pensano del 41 bis, attacchino me”. Ha detto, in un’intervista al Corriere della Sera, Donzelli. “Non ho divulgato intercettazioni, ma ho parlato di quanto riportato in una relazione al ministero di Giustizia di cui, in quanto parlamentare, potevo conoscere il contenuto. Non ho violato segreti”. “Non mi hanno dato nessun documento riservato – prosegue – Volendo approfondire la vicenda Cospito, ho chiesto notizie dettagliate al sottosegretario Andrea Delmastro”. “Io ho chiesto solo ai parlamentari del Pd di essere chiari sul tema del 41 bis e nello specifico di Cospito al 41 bis. Loro balbettano. Usciti dal carcere, hanno detto che la pena deve essere umana. Ma Cospito non patisce alcun trattamento disumano. Si scusino loro. Con gli italiani”, ha aggiunto Donzelli.
    Ed a sostegno dei due parlamentari interviene il fuoco di fila della maggioranza. “Sulla segretezza o meno delle citazioni dell’onorevole Donzelli, a leggere i verbali d’aula, mi pare che non vi è alcun virgolettato e quindi non vi è alcun passo che è stato preso da questa o da quella relazione. Vi può essere un’esemplificazione di quelle che sono informazioni acquisite per le vie brevi per le quali non vi è alcun elemento di segretezza. Le informazioni sono diverse dalle intercettazioni”, ha detto Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, entrando a Montecitorio. Più duro il vicepresidente della Camera e deputato di Forza Italia Giorgio Mulè: ‘Spetterà al Giurì d’onore stabilire se e quanto le espressioni di Donzelli siano andate fuori dal seminato. Non è una commissione a cui si ricorre spesso, a dimostrazione di quanto sia stata grave l’iniziativa di Donzelli, che ha sporcato un importante momento di condivisione nella lotta alla mafia’, afferma in un’intervista alla Stampa.

    Agenzia ANSA

    La visita il 12 gennaio scorso. A far parte della delegazione Serracchiani, Orlando, Lai e Verini (ANSA)

    Non ci sarà alcun dibattito in Aula al Parlamento Ue sul caso Cospito. La proposta di Ecr di avere una dichiarazione della Commissione sulla vicenda e una risoluzione del Pe è stata respinta. Il gruppo S&d, con Elisabetta Gualmini, in Aula si è detto favorevole al dibattito ma ha proposto di eliminare ogni riferimento alla sinistra. “Il terrorismo non è né di destra né di sinistra”, ha spiegato Gualmini. Anche i Verdi hanno proposto un titolo alternativo. Vincenzo Sofo di Fdi ha respinto tuttavia la proposta di modifica. “La loro sola preoccupazione è cancellare la parola sinistra”. Tutte e tre le mozioni sono state bocciate.

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    L'Ue vola a Kiev, scure di Zelensky sulla corruzione

    Il ‘Team Europa’ trasloca a Kiev per due giorni. Domani, infatti, nella capitale ucraina vi sarà un incontro del collegio dei commissari con il governo (una sorta d’inedito Consiglio dei ministri congiunto) dedicato principalmente al tema dell’adesione all’Unione Europea mentre, venerdì, sarà la volta del summit Michel-von der Leyen-Zelensky, più incentrato sulle questioni relative alla guerra.
    Il presidente ucraino sa che quella di domani sarà una tappa cruciale nel viaggio del suo Paese verso l’Ue e dunque vuole fare bella figura: i vertici delle dogane sono stati decapitati e sono scattate perquisizioni e fermi all’agenzia fiscale in un nuovo giro di purghe contro i corrotti. Un blitz che non ha risparmiato personaggi come Igor Kolomoisky, l’oligarca ed ex alleato politico del presidente ucraino, la cui casa è stata perquisita nell’ambito di un’indagine sulla sospetta evasione dei dazi legata alla società petrolifera Ukrnafta.
    La concessione dello status di Paese candidato, la scorsa estate, è stata accompagnata da una serie di richieste (sette) da esaudire prima di poter passare allo stadio successivo: l’apertura dei negoziati vera e propria. Le riforme (di questo si tratta) comprendono vari capitoli, come la selezione dei giudici della Corte costituzionale, la lotta alla corruzione e all’influenza degli oligarchi, la protezione delle minoranze e una nuova legge sui media. Processi che possono impiegare decenni qui vanno invece approvati a rotta di collo. Nella bozza di conclusioni del vertice c’è un passaggio in cui vengono “riconosciuti i notevoli progressi compiuti” dall’Ucraina a tal fine e s’incoraggia il Paese a “proseguire su questa strada e a soddisfare le condizioni specificate nel parere della Commissione”. Che il prossimo ottobre pubblicherà un report, proprio sull’avanzamento delle riforme.
    “Stiamo accelerando il più possibile, non è un caso se 15 commissari si recano a Kiev in questo momento e in queste condizioni”, ha sottolineato l’alto rappresentante per la politica estera Ue Josep Borrell, che prenderà parte a entrambi gli eventi. Ma la realtà è che il processo di adesione si basa sui fatti e sui meriti, non ci possono essere scorciatoie.
    “Nessuno pensa seriamente che l’Ucraina possa entrare nell’Ue nei prossimi anni, semmai si parla di decenni”, confida un’alta fonte diplomatica europea. Insomma, le aspirazioni ucraine – corroborate dalle dichiarazioni dello stesso Zelensky – rischiano di volare troppo alto e le aperture ricevute sinora potrebbero non essere seguite da misure concrete.
    Al summit ad ogni modo si toccheranno altri temi. La guerra, ovviamente. L’Ue porterà in dono un rinnovato impegno sull’addestramento dei soldati ucraini – 30mila e non più 15mila – e che ora comprenderà anche i carristi. Il piano di pace in 10 punti di Zelensky verrà discusso – l’Ue lo sosterrà – e, al contempo, si affronterà anche la questione della ricostruzione, collegata dell’eventuale utilizzo dei beni congelati alla Russia dai Paesi dell’Ue e del G7. Infine, il decimo pacchetto sanzioni allo studio a Bruxelles, che dovrebbe vedere la luce in tempo per il 24 febbraio, anniversario dell’inizio del conflitto.