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    Anpi Roma, tutti concordi nel chiedere dimissioni La Russa

    “Cosa ci mette tutti d’accordo? Le dimissioni di La Russa. Bisogna sciogliere tutte le associazioni fasciste”. Così dal palco di Porta San Paolo a Roma Fabrizio De Santis, presidente dell’Anpi Roma, al termine del tradizionale corteo del 25 aprile. All’arrivo gli organizzatori dal palco hanno annunciato che si tratta del “più grande 25 aprile degli ultimi anni” ringraziando “i partigiani e le partigiane che sono qui con noi”.

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    Slogan contro Valditara dalla Rete Studenti a Milano

    (ANSA) – MILANO, 25 APR – Piccola contestazione di Rete
    Studenti Milano nei confronti del ministro all’Istruzione e al
    Merito Giuseppe Valditara che si trova in città per deporre
    alcune corone in omaggio ai caduti in occasione del 25 aprile.   
    Un gruppo di poco più di una decina di studenti ha contestato il
    ministro al termine della deposizione delle corone al sacrario
    dei caduti milanesi, vicino all’Universitá Cattolica. Il
    gruppetto è stato tenuto a distanza dalle forze dell’ordine e ha
    urlato i suoi slogan al termine della deposizione delle corone.   
    Gli studenti hanno contestato la presenza del ministro al
    sacrario dei caduti spiegando che avrebbe dovuto rendere omaggio
    ai partigiani morti per la libertà. (ANSA).   

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    Dureghello: antifascismo è di tutti, sforzo per unità

    “C’è uno sforzo ogni giorno da parte di tutti per unire perché il 25 aprile è il giorno di tutti, non ci sono state differenze politiche, differenze di religione, veramente alcun distinguo in chi ha scelto in quei giorni di sacrificare la propria vita per donarci la libertà. Troviamo questo valore di unità, facciamo in modo che non ci sia nessuno che se ne appropri da una parte o dall’altra, non ci sono nostalgie. Si tratta del coraggio e del valore assoluto dell’antifascismo innegabilmente riconosciuto da tutti noi”. Così la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello in merito alla lettera della premier Giorgia Meloni sul 25 aprile al Corriere della Sera.

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    Mattarella all’Altare della Patria per celebrare il 25 aprile

    (ANSA) – ROMA, 25 APR – Le celebrazioni del 25 aprile si sono
    aperte con la consueta cerimonia all’Altare della Patria, dove
    il presidente della Repubblica Mattarella ha deposto la corona
    di alloro al Milite Ignoto. Si è poi fermato davanti al
    monumento per un momento di raccoglimento. Ad accogliere
    l’arrivo del capo dello Stato a piazza Venezia, il ministro
    della Difesa Guido Crosetto e, tra gli altri, il capo di Stato
    maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone. In piazza, ha
    ricevuto gli onori militari e, successivamente, ha ascoltato
    l’Inno nazionale.   
    Presenti i massimi vertici istituzionali e militari tra cui
    la premier Giorgia Meloni, il presidente del Senato Ignazio La
    Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana e la
    presidente della Corte Costituzionale Costituzionale Silvana
    Sciarra.   
    Dopo la deposizione della corona, Mattarella ha salutato,
    tra gli altri, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il
    presidente della Regione Rocca Francesco Rocca. In mattinata
    Mattarella è atteso in Piemonte per proseguire le celebrazioni
    del 78/mo anniversario della Liberazione. (ANSA).   

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    Meloni, il 25 aprile sia un momento di concordia nazionale

    Nel suo primo 25 aprile da premier, Giorgia Meloni affida a una lettera al Corriere della Sera “alcune riflessioni che mi auguro possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale nel quale la celebrazione della nostra ritrovata libertà ci aiuti a comprendere e rafforzare il ruolo dell’Italia nel mondo come imprescindibile baluardo di democrazia”. “E lo faccio – aggiunge – con la serenità di chi queste riflessioni le ha viste maturare compiutamente tra le fila della propria parte politica ormai 30 anni fa, senza mai discostarsene nei lunghi anni di impegno politico e istituzionale”. 
    “Da molti anni – scrive inoltre la premier – , e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”.
    “Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana”. Così la premier al Corriere della Sera: “Da quel paziente negoziato volto a definire princìpi e regole della nostra nascente democrazia liberale — esito non unanimemente auspicato da tutte le componenti della Resistenza — scaturì un testo che si dava l’obiettivo di unire e non di dividere, come ha ben ricordato alcuni giorni fa su queste pagine il professor Galli della Loggia”.
    “Nel gestire quella difficile transizione, che aveva già conosciuto un passaggio significativo con l’amnistia voluta dall’allora ministro della Giustizia Togliatti – scrive ancora la presidente del Consiglio -, i costituenti affidarono dunque alla forza stessa della democrazia e della sua realizzazione negli anni il compito di includere nella nuova cornice anche chi aveva combattuto tra gli sconfitti e quella maggioranza di italiani che aveva avuto verso il fascismo un atteggiamento «passivo»”. “Specularmente – continua Meloni -, chi dal processo costituente era rimasto escluso per ovvie ragioni storiche, si impegnò a traghettare milioni di italiani nella nuova repubblica parlamentare, dando forma alla destra democratica. Una famiglia che negli anni ha saputo allargarsi, coinvolgendo tra le proprie fila anche esponenti di culture politiche, come quella cattolica o liberale, che avevano avversato il regime fascista”. “È nata così – aggiunge – una grande democrazia, solida, matura e forte, pur nelle sue tante contraddizioni, e che nel lungo Dopoguerra ha saputo resistere a minacce interne ed esterne, rendendo protagonista l’Italia nei processi di integrazione europea, occidentale e multilaterale”.
    Dal 25 aprile, in Italia è nata “una democrazia nella quale nessuno sarebbe disposto a rinunciare alle libertà guadagnate. Nella quale, cioè, libertà e democrazia sono un patrimonio per tutti, piaccia o no a chi vorrebbe che non fosse così. E questa non solo è la conquista più grande che la nostra Nazione possa vantare ma è anche l’unico, vero antidoto a qualsiasi rischio autoritario”. Così la premier  in occasione della festa della Liberazione. “Per questo non comprendo le ragioni per le quali, in Italia, proprio fra coloro che si considerano i custodi di questa conquista vi sia chi ne nega allo stesso tempo l’efficacia, narrando una sorta di immaginaria divisione tra italiani compiutamente democratici e altri — presumibilmente la maggioranza a giudicare dai risultati elettorali — che pur non dichiarandolo sognerebbero in segreto un ritorno a quel passato di mancate libertà”, aggiunge la presidente del Consiglio.
    “Capisco quale sia l’obiettivo di quanti, in preparazione di questa giornata e delle sue cerimonie, stilano la lista di chi possa e di chi non possa partecipare, secondo punteggi che nulla hanno a che fare con la storia ma molto hanno a che fare con la politica. È usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa, come ha insegnato Augusto Del Noce, che per decenni ha consentito di estromettere persone, associazioni e partiti da ogni ambito di confronto, di discussione, di semplice ascolto”. Scrive ancora la premier, citando il filosofo che indagò il fascismo. “Un atteggiamento talmente strumentale – aggiunge Meloni – che negli anni, durante le celebrazioni, ha portato perfino a inaccettabili episodi di intolleranza come quelli troppe volte perpetrati ai danni della Brigata ebraica da parte di gruppi estremisti. Episodi indegni ai quali ci auguriamo di non dover più assistere”.
    “Mi domando se queste persone si rendano conto di quanto, così facendo, indeboliscono i valori che dicono di voler difendere” osserva ancora Meloni, parlando di chi usa “la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico”. “È probabilmente questa consapevolezza ad aver spinto Luciano Violante a individuare — nel suo memorabile discorso di insediamento da presidente della Camera quasi trent’anni fa — proprio in una certa «concezione proprietaria» della lotta di Liberazione uno dei fattori che le impedivano di diventare patrimonio condiviso da tutti gli italiani”, aggiunge Meloni, sottolineando che è “un concetto ripreso nel 2009 da Silvio Berlusconi (allora presidente di un Consiglio dei ministri nel quale sedevo anche io) in un altro famoso discorso, quando a Onna, celebrando l’anniversario della Liberazione sulle macerie del terremoto, invitò a fare del 25 Aprile la «Festa della Libertà», così da superare le lacerazioni del passato. Un auspicio – aggiunge – che non solo condivido ma che voglio, oggi, rinnovare, proprio perché a distanza di 78 anni l’amore per la democrazia e per la libertà è ancora l’unico vero antidoto contro tutti i totalitarismi. In Italia come in Europa”.”In questo nuovo bipolarismo l’Italia la sua scelta di campo l’ha fatta, ed è una scelta netta. Stiamo dalla parte della libertà e della democrazia, senza se e senza ma, e questo è il modo migliore per attualizzare il messaggio del 25 Aprile. Perché con l’invasione russa dell’Ucraina la nostra libertà è tornata concretamente in pericolo. È, questa, una convinzione che ho rafforzato grazie all’incontro con una donna straordinaria, Paola Del Din”. Lo scrive la premier Giorgia Meloni, in una lettera al Corriere della Sera, accompagnata dalla foto del suo incontro con la partigiana che combatteva con le brigate Osoppo.Meloni e la partigiana Del Din, fece la Resistenza da patriota La lettera della premier Giorgia Meloni al Corriere della Sera, scritta in occasione del 25 aprile, si conclude con un riferimento all’incontro con la partigiana Paola Del Din. “Durante la Resistenza combatteva con le Brigate Osoppo, le formazioni di ispirazione laica, socialista, monarchica e cattolica. Fu la prima donna italiana – ricorda la presidente del Consiglio – a paracadutarsi in tempo di guerra. Il suo coraggio le è valso una Medaglia d’oro al valor militare, che ancora oggi, quasi settant’anni dopo averla ricevuta, sfoggia sul petto con commovente orgoglio”. “Della Resistenza dice: «Il tempo ci ha ribattezzati Partigiani, ma noi eravamo Patrioti, io lo sono sempre stata e lo sono ancora». Nell’Italia repubblicana – prosegue Meloni – è stata insegnante di Lettere e, nonostante i suoi quasi cento anni, continua ad accettare gli inviti a parlare nelle scuole di Italia e del valore della Libertà. Dedico questo giorno a lei, madre di quattro figli e nonna di altrettanti nipoti, ma anche, idealmente, di tutti gli italiani che antepongono l’amore per la propria Patria a ogni contrapposizione ideologica”.

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    25 aprile: Mattarella all’Altare della Patria, accolto dall’Inno

    Al termine della cerimonia del 25 aprile, il presidente della Repubblica Mattarella, affiancato dal ministro della Difesa Crosetto, ha ricevuto nuovamente gli onori militari e ha ascoltato ancora una volta l’inno nazionale. Successivamente il presidente Mattarella ha salutato con una stretta di mano la premier Giorgia Meloni, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente della Camera Lorenzo Fontana e la presidente della Corte Costituzionale Costituzionale Silvana Sciarra, trattenendosi per un breve scambio di battute ai piedi dell’Altare della Patria. Il capo dello Stato ha lasciato Piazza Venezia. E’ poi atteso in Piemonte per le celebrazioni del 78/mo anniversario della Liberazione.

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    25 aprile, Mattarella: ‘Tenere viva la memoria della Liberazione’

    Bisogna “tenere viva la memoria” delle atrocità nazi-fasciste ma soprattutto non dimenticare quanti lottarono e “permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista”. Con questo semplice ragionamento il presidente della Repubblica anticipa le celebrazioni del 25 aprile che mai come quest’anno, con l’avvento di un governo dichiaratamente di “destra-centro”, disegnano un Paese spaccato da lacerazioni antiche, evidentemente non del tutto superate. La rappresentazione plastica di questa divisione tutta politica – che va ben al di là di una giornata segnata in rosso sul calendario come festa nazionale – si spalanca leggendo l’agenda delle due prime cariche dello Stato: il presidente della Repubblica sarà in Piemonte, con una tappa simbolica a Boves,teatro della prima strage compiuta in Italia dai nazisti (24 civili trucidati, 350 case date alle fiamme) eseguita il 19 settembre del 1943 per punire gli italiani traditori dell’8 settembre; il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invece volerà oltreconfine, a Praga, per omaggiare la figura di Jan Palach, il giovane cecoslovacco diventato simbolo dell’anti-comunismo perché il 16 gennaio 1969 si suicidò dandosi fuoco per protestare contro l’invasione sovietica proprio in piazza san Venceslao dove il presidente del Senato depositerà una corona. Resta da segnalare che La Russa a Praga visiterà anche il campo di concentramento di Theresienstadt.
    “Noi siamo un grande popolo, capace di rimanere unito di fronte alle emergenze e che, all’occorrenza è capace di superare ogni divisione e ogni contrasto per conseguire il bene dell’Italia e degli italiani”. “Questo è un patrimonio, un principio fondante della nostra convivenza civile. L’anniversario del 25 aprile è dunque l’occasione per riflettere sul passato, ma anche per ragionare sul presente e sull’avvenire di questo nostro meraviglioso Paese. E dunque: Viva il 25 aprile, la festa della libertà, della pace e della democrazia. La festa di tutti gli italiani che amano la libertà e vogliono restare liberi!”.Lo afferma Berlusconi.

    25 aprile, le partigiane ricordano le donne della Resistenza a Roma

     In questa dicotomia non si inserisce palazzo Chigi: Giorgia Meloni si dovrebbe infatti limitare alla parte strettamente istituzionale del passaggio all’Altare della Patria insieme al capo dello Stato, lo stesso La Russa e al presidente della Camera Lorenzo Fontana. L’appello di Gianfranco Fini, uomo simbolo della svolta moderata di Fiuggi, a pronunciare con chiarezza la parola antifascismo non sembra al momento essere stato accolto. Come era prevedibile in questo clima si inserisce pesantemente l’Associazione Nazionale Partigiani (Anpi), da sempre memoria e motore delle celebrazioni della Liberazione, che attacca la seconda caria dello Stato per la sua scelta: “mi ha colpito che il presidente del Senato domani si recherà a Praga a rendere omaggio a Jan Palach che è sicuramente un eroe della libertà: ma ci sono altri 364 giorni all’anno per farlo. Sarebbe stato più logico portare un fiore dove c’è stato l’eccidio delle Fosse Ardeatine o l’eccidio di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema”, ha polemizzato il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, In questo clima le città italiane si apprestano alla giornata che ricorda la liberazione dal nazi-fascismo: se l’opposizione conferma le tradizionali occasioni nelle città e nei punti della memoria, il centrodestra chiede di superare le divisioni ma al suo interno, a sua volta, emergono se non divisioni, approcci diversi. Il presidente della Camera Fontana si è smarcato con decisione spiegando di sentirsi “pienamente antifascista”. Salvini conferma solo che celebrerà il 25 aprile ma ribadisce che “sarebbe ora che alcune date importanti come il 25 aprile e l’1 maggio unissero e non fossero motivo di polemica, divisione”. Forza Italia resta in una linea ben più prudente e il ministro degli Esteri, a nome del governo, sarà alle Fosse ardeatine.”Il 25 aprile è una data fondamentale nella storia della nostra Repubblica: segna la sconfitta della dittatura fascista, la fine della guerra, il ritorno alla libertà e alla democrazia”, scrive il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, in un messaggio per il 25 aprile. La segretaria del Pd, Elly Schlein, parteciperà al tradizionale corteo di Milano e molti dell’opposizione saranno a Roma al corteo dell’Anpi dalle Fosse Ardeatine e a Porta San Paolo. Una delegazione di Italia Viva andrà in via Rasella, mentre il leader di M5S Giuseppe Conte sarà al museo storico della Liberazione di via Tasso. Infine ritorna in ballo anche Bella ciao, la canzone simbolo della Resistenza con una proposta che non pare destinata a pacificare gli animi: diventi la canzone da suonare ufficialmente in tutte le cerimonie del 25 aprile, chiede il Pd.Valditara, condanniamo il fascismo, siamo per la libertà

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    Scontro sul 25 aprile, Mattarella invita a tener viva la memoria

    Bisogna “tenere viva la memoria” delle atrocità nazi-fasciste ma soprattutto non dimenticare quanti lottarono e “permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazi-fascista”. Con questo semplice ragionamento il presidente della Repubblica anticipa le celebrazioni del 25 aprile che mai come quest’anno, con l’avvento di un governo dichiaratamente di “destra-centro”, disegnano un Paese spaccato da lacerazioni antiche, evidentemente non del tutto superate. La rappresentazione plastica di questa divisione tutta politica – che va ben al di là di una giornata segnata in rosso sul calendario come festa nazionale – si spalanca leggendo l’agenda delle due prime cariche dello Stato: il presidente della Repubblica sarà in Piemonte, con una tappa simbolica a Boves,teatro della prima strage compiuta in Italia dai nazisti (24 civili trucidati, 350 case date alle fiamme) eseguita il 19 settembre del 1943 per punire gli italiani traditori dell’8 settembre; il presidente del Senato, Ignazio La Russa, invece volerà oltreconfine, a Praga, per omaggiare la figura di Jan Palach, il giovane cecoslovacco diventato simbolo dell’anti-comunismo perché il 16 gennaio 1969 si suicidò dandosi fuoco per protestare contro l’invasione sovietica proprio in piazza san Venceslao dove il presidente del Senato depositerà una corona. Resta da segnalare che La Russa a Praga visiterà anche il campo di concentramento di Theresienstadt.

    25 aprile, le partigiane ricordano le donne della Resistenza a Roma

     In questa dicotomia non si inserisce palazzo Chigi: Giorgia Meloni si dovrebbe infatti limitare alla parte strettamente istituzionale del passaggio all’Altare della Patria insieme al capo dello Stato, lo stesso La Russa e al presidente della Camera Lorenzo Fontana. L’appello di Gianfranco Fini, uomo simbolo della svolta moderata di Fiuggi, a pronunciare con chiarezza la parola antifascismo non sembra al momento essere stato accolto. Come era prevedibile in questo clima si inserisce pesantemente l’Associazione Nazionale Partigiani (Anpi), da sempre memoria e motore delle celebrazioni della Liberazione, che attacca la seconda caria dello Stato per la sua scelta: “mi ha colpito che il presidente del Senato domani si recherà a Praga a rendere omaggio a Jan Palach che è sicuramente un eroe della libertà: ma ci sono altri 364 giorni all’anno per farlo. Sarebbe stato più logico portare un fiore dove c’è stato l’eccidio delle Fosse Ardeatine o l’eccidio di Marzabotto o di Sant’Anna di Stazzema”, ha polemizzato il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, In questo clima le città italiane si apprestano alla giornata che ricorda la liberazione dal nazi-fascismo: se l’opposizione conferma le tradizionali occasioni nelle città e nei punti della memoria, il centrodestra chiede di superare le divisioni ma al suo interno, a sua volta, emergono se non divisioni, approcci diversi. Il presidente della Camera Fontana si è smarcato con decisione spiegando di sentirsi “pienamente antifascista”. Salvini conferma solo che celebrerà il 25 aprile ma ribadisce che “sarebbe ora che alcune date importanti come il 25 aprile e l’1 maggio unissero e non fossero motivo di polemica, divisione”. Forza Italia resta in una linea ben più prudente e il ministro degli Esteri, a nome del governo, sarà alle Fosse ardeatine.”Il 25 aprile è una data fondamentale nella storia della nostra Repubblica: segna la sconfitta della dittatura fascista, la fine della guerra, il ritorno alla libertà e alla democrazia”, scrive il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, in un messaggio per il 25 aprile. La segretaria del Pd, Elly Schlein, parteciperà al tradizionale corteo di Milano e molti dell’opposizione saranno a Roma al corteo dell’Anpi dalle Fosse Ardeatine e a Porta San Paolo. Una delegazione di Italia Viva andrà in via Rasella, mentre il leader di M5S Giuseppe Conte sarà al museo storico della Liberazione di via Tasso. Infine ritorna in ballo anche Bella ciao, la canzone simbolo della Resistenza con una proposta che non pare destinata a pacificare gli animi: diventi la canzone da suonare ufficialmente in tutte le cerimonie del 25 aprile, chiede il Pd.Valditara, condanniamo il fascismo, siamo per la libertà