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    Mattarella, l’Ucraina entri in Europa il prima possibile

    (ANSA) – ROMA, 26 APR – “L’Italia esprime il forte
    convincimento favorevole all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione
    Europea nel più breve tempo possibile e apprezziamo l’impegno
    del suo governo per il cammino di riforme intraprese per
    rispettare i parametri comunitari”. Lo ha detto il presidente
    della Repubblica, Sergio Mattarella, incontrando una delegazione
    ucraina al Quirinale. (ANSA).   

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    La Russa: ‘No a qualsiasi regime’. Ed elogia la Resistenza

    Lei si sente antifascista? “Dipende dal significato che si dà alla parola antifascista. Già durante resistenza c’erano antifascisti bianchi, cattolici e rossi. Poi c’è stato l’antifascismo militante degli anni settanta. In quel senso è difficile dare una risposta, ma se intende un no deciso alla dittatura e al nostalgismo allora sì”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, a ‘Cinque minuti’ su Rai Uno.
    C’è l’omaggio al “valore assoluto” della Resistenza e subito dopo c’è il ricordo delle “aberrazioni di tutti i regimi totalitari”. C’è la farfalla gialla di carta lasciata sulla lapide alle vittime del lager nazista di Terezin e qualche ora prima c’è stato il mazzo di fiori alla croce che ricorda Jan Palach, lo studente che morì dandosi fuoco per protestare contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha trascorso il 25 Aprile a Praga. È volato nella capitale ceca per la Conferenza dei presidenti dei Parlamenti dell’Ue, dopo aver partecipato alla cerimonia all’Altare della Patria, a Roma, con il Capo dello Stato Sergio Mattarella, il presidente della Camera Lorenzo Fontana e la presidente del consiglio Giorgia Meloni. L’annuncio dell’omaggio a Palach in piazza San Venceslao ha sollevato più di una critica: “Ci sono 364 giorni per farlo, perché proprio quella della Liberazione?”, ha detto l’Anpi, che ha chiesto le dimissioni di La Russa. Il presidente del Senato ha evitato la contrapposizione frontale, non ha scavato solchi: “Sono stato al monumento dedicato a Jan Palach – ha detto alla Conferenza dei parlamentari – come ho sempre fatto ogni volta che sono venuto a Praga. E l’ho fatto anche stavolta perché non potevo certo mancare di rispetto verso la vostra storia”. Cerimonia quasi in solitaria: un mazzo di fiori bianchi, senza nastri né firme, deposto di primo mattino, in largo anticipo sul programma. Una scelta che ha finito per depistare anche i giornalisti. Oltre a un gruppo di italiani residenti a Praga, che aveva organizzato una contestazione: più tardi, là dove La Russa ha deposto i fiori, hanno esposto un cartello, “Viva la Costituzione antifascista nata dalla Resistenza”, a mo’ di risposta alle dichiarazioni sul rapporto fra antifascismo e Carta. Un richiamo che qualcuno – nell’opposizione – ha sentito rimbalzare anche nel discorso pronunciato a Cuneo da Mattarella, quando ha parlato della “Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”. Condivide le parole di Mattarella? “Certo – ha risposto La Russa – sempre si condivide il Presidente”. Per la seconda carica non è stato il giorno della polemica, del sarcasmo. Poca voglia di parlare coi giornalisti: solo un saluto salendo in macchina, mentre un cronista gli stava chiedendo se “in un giorno come questo” si sia sentito antifascista. Per La Russa è stato un 25 aprile più di gesti simbolici che di parole. Cinquanta minuti al campo di concentramento di Terezin, in silenzio davanti alle lapidi del cimitero, dopo la visita alle celle. Poi, la corona di fiori, il raccoglimento. Nel tragitto, La Russa ha trovato il modo di smorzare il turbamento quando la guida – un italiano di origini peruviane – gli ha rivelato di condividere la fede interista e quando c’è stato un qui pro quo sul comportamento dei sovietici dopo la liberazione del campo. Per le parole, La Russa ha scelto la Conferenza dei parlamenti Ue. Il “25 aprile, per l’Italia è un giorno molto importante, è il giorno nel quale viene ricordata la Liberazione dall’occupazione nazista nella Seconda Guerra Mondiale e la sconfitta del fascismo”, ha detto, ricordando “il valore assoluto della Resistenza nel superare la dittatura e nel ridare all’Italia la democrazia”. Per La Russa, “la capacità di contrastare ogni forma di regime totalitario potrà venire dall’attuazione di politiche coraggiose, dalla capacità di realizzare veri processi di pacificazione e dando testimonianza delle aberrazioni di tutti i regimi totalitari”. E poi, la citazione di Liliana Segre: “Faccio mie le parole che pronunciò al Parlamento europeo il Giorno della Memoria: ‘C’era una bambina a Terezin, di cui non ricordo il nome, che disegnò una farfalla gialla che vola sopra i fili spinati. Che la farfalla gialla voli sempre sopra i fili spinati'”.

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    La festa dell’Italia liberata, in 100mila a Milano

    Cortei, deposizioni di corone, manifestazioni e anche tante polemiche e alcune contestazioni. L’Italia ha festeggiato così i 78 anni dalla liberazione dal nazifascismo, una ricorrenza che per la prima volta si celebra con un governo di destra alla guida del Paese. Milano, città Medaglia d’oro della Resistenza, ha ospitato come da tradizione la manifestazione nazionale cui hanno partecipato oltre 100mila persone che hanno sfilato fino in piazza Duomo, fra di loro la segretaria del Pd Elly Schlein. “Siamo qui per onorare la Resistenza” si è limitata a dire, evitando le polemiche. Più esplicito il sindaco Giuseppe Sala convinto che Giorgia Meloni “dovrebbe metterci la faccia e dire con chiarezza e in maniera definitiva: ‘siamo antifascisti'”. Di certo, ha rivendicato dal palco, “Milano è una città profondamente antifascista”. E sempre dal palco il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo ha chiamato “alla mobilitazione tutti i democratici contro questo tempo di revisionismo in cui c’è chi vuole riscrivere la storia e ridimensionare il valore della resistenza – ha spiegato -. Persino Fini e Berlusconi prendono le distanze da chi si rifiuta di pronunciare la parola antifascismo eppure ho letto oggi un lungo articolo della presidente del Consiglio sul Corriere della Sera e quella parola non c’è, non è mai scritta”. A Palermo il 25 aprile è stato occasione anche per un omaggio agli eroi dell’antimafia, con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che a Castelvetrano ha rivendicato “anche la liberazione di un territorio dalla mafia”. Per il ministro questa è una giornata dove “non ci devono essere divisioni sulla memoria storica”. Un concetto quello dell’unità che è stato ribadito, da Nord a Sud, dai ministri del governo Meloni. A Roma il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha partecipato alla cerimonia al Mausoleo dei Martiri delle Fosse Ardeatine. “La libertà è un valore che non può conoscere frontiere o divisioni di parte”, ha spiegato aggiungendo che i caduti delle Fosse Ardeatine “hanno riscattato l’onore dell’Italia”. Sempre a Roma il ministro al Made in Italy Adolfo Urso ha celebrato la liberazione a Porta San Paolo insieme alla Brigata Ebraica. Il 25 aprile è la festa in cui “tutti si riconoscono, come noi, nei valori della Costituzione”, ha detto. Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha invece reso omaggio ai caduti americani al cimitero di Firenze mentre quello alla Protezione civile Nello Musumeci ha deposto una corona al sacrario dei caduti a Catania. A Pescara la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella, ha ribadito che “sull’antifascismo non ci sono più divisioni”. La ministra per le Riforme istituzionali Maria Elisabetta Alberti Casellati ha celebrato il 25 aprile a Padova “in piazza come ogni anno”. Anche il ministro all’Istruzione e al Merito Giuseppe Valditara ha reso omaggio ai caduti per la libertà nella sua città, Milano, dove ha deposto delle corone in luoghi simbolo della Resistenza. Per lui c’è stata anche una piccola contestazione da parte di un gruppo della Rete studenti. Contestazioni anche a Genova dove ci sono stati una pioggia di fischi, urla e striscioni contro il sindaco della città Marco Bucci e il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, durante la manifestazione del 25 aprile in piazza Matteotti. Dalla folla anche molte invettive in riferimento a quando il sindaco definì “atto di teppismo” gli scioperi degli operai dell’Ansaldo. A Napoli la giornata della liberazione è stata segnata dalla comparsa di manifesti choc con foto a testa in giù della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, del presidente del Senato, Ignazio La Russa, e dei ministri Piantedosi e Valditara, nei pressi di luoghi simbolo della Resistenza. A Grosseto il sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna è stato contestato alla cerimonia del 25 aprile dall’Anpi per avere dedicato una via a Giorgio Almirante, fondatore del Movimento sociale italiano. Per Vicenza è stato invece un 25 aprile blindato per una doppia manifestazione. Da una parte il corteo antifascista in centro storico e dall’altra l’inaugurazione della sede locale del Movimento Italiano Sociale nella zona ovest della città. Circa 600, secondo gli organizzatori, i partecipanti al corteo pacifico promosso dall’Anpi e dal coordinamento delle associazioni antifasciste per protestare contro la decisione del Mis di inaugurare la sede (già aperta alcune settimane fa) nel giorno della Festa della Liberazione. Nel Varesotto, infine, momenti di tensione culminati in una sorta di sfida canora: “Bella Ciao” contro un canto fascista
       

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    25 aprile, la lezione di Mattarella: ‘Ora e sempre Resistenza’

    La Repubblica italiana è “fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”. Un’affermazione che riassume in poche parole l’obiettivo del discorso senza sfumature del presidente della Repubblica in ricordo della lotta di Liberazione. Poche parole che potrebbero sembrare scontate ma non lo sono in questa fase politica dove le polemiche su fascismo ed antifascismo hanno scaldato la vigilia del 25 aprile. Il primo celebrato da una premier di un governo autodefinito di “destra-centro”. Forse per questo Sergio Mattarella ha deciso di fissare paletti invalicabili scegliendo Boves, simbolo del primo eccidio nazista, come sede del suo intervento. Che ha voluto chiudere con una frase che ha accompagnato le manifestazioni di diverse generazioni: “Ora e sempre Resistenza!”, ha infatti scandito il capo dello Stato dal teatro comunale di Cuneo, città medaglia d’oro alla Resistenza, riprendedole dalla lapide “ad ignominia” eretta nel municipio e dedicata allo spietato capo delle forze militari di occupazione tedesca, Albert Kesselring. Incrociando lezioni di storia a inviti al coraggio nel riconoscere il valore dell’antifascismo, il presidente è stato chiarissimo nello spiegare come e dove va celebrata la Festa della Liberazione per non svilirla: “ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza. La terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste. E’ qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione”. Parole lette da tutti come una stoccata al presidente del Senato che proprio in quelle ore si trovava oltreconfine, a Praga per visitare un campo nazista, certo, ma anche per rendere omaggio alla memoria di Jan Palach, simbolo della lotta al comunismo, che poco c’entra con il 25 aprile. Dall’altra sponda del fiume il governo ha ascoltato per lo più silenziosamente le inequivocabili parole del capo dello Stato. Rispettato il galateo istituzionale accompagnando il capo dello Stato nella deposizione di una corona all’Altare della Patria (c’erano anche La Russa e il presidente della Camera Lorenzo Fontana) Giorgia Meloni ha cercato di anticipare i tempi con un intervento sul Corsera che segnala qualche passo in avanti sulla condanna piena del fascismo. Ma certo la sua assenza fisica in qualche luogo simbolo degli orrori del nazi-fascismo ha plasticamente mostrato il diverso sentire tra Chigi e Quirinale. Una storia, quella del fascismo e della lotta di Liberazione, letta ancora diversamente in Italia, come si evince dalle parole della premier affidate al quotidiano milanese: “mi auguro che alcune riflessioni possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale”, premette la leader di Fratelli d’Italia. Quindi il passo sucessivo che sicuramente rappresenta un’evoluzione distensiva seppur Meloni sembri voler sottolineare che queste riflessioni in Fratelli d’Italia sono state già metabolizzate da tempo: “da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”. Ma non rinuncia ad una stoccata alla sinistra quando ricorda che la una parte politica continua ad “usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa”. “Però non riesce a dire che la Repubblica è antifascista, nata dalla Resistenza. Non a caso nel simbolo del suo partito arde ancora la fiamma che richiama la memoria della nefasta dittatura fascista”, la attacca il Pd. Toni e luoghi completamente diversi, quindi, se si pensa alla nettezza con la quale il presidente della Repubblica ricorda “la coerenza” di chi salì in montagna a combattere rispetto a quanti volevano fermarsi con il governo Badoglio. Anche qui, per Mattarella una citazione: ‘La guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana…non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani”. Parole di Duccio Galimberti nella piazza di Cuneo: era il 26 luglio del 1943. L’anno successivo il partigiano, tra i fondatori del Partito d’Azione, fu assassinato dai fascisti nell’Italia occupata. Quasi 100 mila persone in piazza a Milano con l’Anpi hanno accompagnato a distanza il pensiero del presidente: una normalità per il 25 aprile me che oggi non è stata al centro della notizia.

    Agenzia ANSA

    “I valori democratici sono il principale frutto del 25 aprile. Sia un momento di concordia nazionale”. La premier in una lettera al Corriere, “Celebriamo la libertà, Italia baluardo di democrazia” (ANSA)

    Il presidente della Repubblica Mattarella ha deposto la corona di alloro al Milite Ignoto insieme alle alte cariche dello Stato (ANSA)

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    25 aprile, la mossa di Meloni per pacificare: all’Italia serve unità

    Giorgia Meloni voleva mandare “un messaggio chiaro, costruttivo”. E ora, come filtra in ambienti di governo, si aspetta che il suo invito a vivere il 25 aprile come un momento di “concordia nazionale” venga accolto, perché l’Italia ha davanti “tanti passaggi importanti” e non serve dividersi su un tema “superato secondo la maggioranza del Paese, che è moderata”. Se nella maggioranza sorprendono le reazioni positive di Giuseppe Conte (“Finalmente iniziano a esserci le premesse perché questa sia una festa condivisa”), non stupiscono le critiche “strumentali” del Pd e del resto della sinistra. Da cui invece – si ragiona in FdI – ci si attendeva maggiore solidarietà dopo gli episodi dei manifesti con le foto della premier e di Ignazio La Russa a testa in giù a Napoli. “Speriamo che sia l’ultimo 25 aprile di polemiche”, si augura un big di Fratelli d’Italia, al termine di una giornata che per l’entourage della presidente del Consiglio “è andata benissimo”. Solo positivi sono i commenti al discorso di Sergio Mattarella. È “il più duro che ha fatto questo presidente della Repubblica sulla Liberazione”, si ragiona nel partito della premier, ma “i ruoli sono diversi” e non è da misurare in contrapposizione a quanto scritto da Meloni nella lettera al Corriere della Sera. Una mossa su cui – raccontano nella maggioranza – ci sarebbe stata anche un’interlocuzione con il Quirinale. Sono 1.315 parole, destinate ad essere esaminate e riesaminate, con molti passaggi in prima persona, varie citazioni (da Luciano Violante al discorso di Onna di Silvio Berlusconi), 11 riferimenti alla libertà, 3 alla Liberazione (l’evento da cui nasce nel 1946 la celebrazione, su proposta di Alcide De Gasperi), 13 alla democrazia e 6 al fascismo. Non c’è l’aggettivo antifascista, che anche Gianfranco Fini nei giorni scorsi ha esortato ad utilizzare. E su questo si concentrano le critiche. “Un discorso che non aggiunge nulla: dovrebbe metterci la faccia e dire con chiarezza e in maniera definitiva: ‘siamo antifascisti'”, nota il sindaco di Milano, Beppe Sala. “Spiace che Meloni, pur in uno sforzo che le riconosciamo ma che mantiene una evidente reticenza, non riesca a dichiararsi antifascista”, attacca il Pd con Francesco Boccia, mentre la segretaria Elly Schlein quasi snobba la leader rivale. “È una modalità minore, se così si può dire, di proclamarsi antifascisti”, la sintesi di Osvaldo Napoli (Azione). C’è però la condanna al fascismo, obiettano dal fronte Meloni: non serve mettere “anti” davanti. E poi, sottolineano ancora fonti di FdI, ha chiarito che la destra di oggi è incompatibile con qualsiasi nostalgia del fascismo: “Giorgia ha fatto un grande passo avanti”. Ci sono anche il passaggio sulle foibe, la libertà come antidoto a “tutti i totalitarismi”, quindi anche il comunismo, la definizione di “patrioti” per chi ha fatto la Resistenza, prendendo spunto dalle parole della partigiana Paola Del Din: elementi non sorprendenti per il punto di vista e la cultura politica della leader di FdI, nonché per quelli del suo elettorato di riferimento. E pazienza se alle opposizioni non basta. La premier non si sentiva sotto esame, né in cerca di legittimità, perché quella gliel’ha data il voto di settembre. L’obiettivo era far capire che “la sinistra non può appropriarsi di una festa che non è solo di sinistra”. La legislatura è lunga, notano i suoi, ci saranno altri 25 aprile, ma intanto in questo “la destra di governo manda un segnale importante di pacificazione”.

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    Acquaroli, con memoria Liberazione vivi i valori di libertà

    (ANSA) – ANCONA, 25 APR – “Rivolgo a tutti un augurio per
    questa giornata, affinché con la memoria della Liberazione si
    tengano forti e vivi i valori di libertà, pace e democrazia”.   
    Così il presidente della Regione Francesco Acquaroli in un post
    su Facebook.   
    Stamattina il presidente ha partecipato alle celebrazioni per
    il 25 aprile dei Comuni di Sirolo e di Numana, in provincia di
    Ancona. (ANSA).   

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    Stragi naziste: aumentano le cause contro la Germania in Fvg

    (ANSA) – TRIESTE, 25 APR – Si ingrossano le fila di chi si
    sta organizzando per portare in un aula di tribunale tragedie
    familiari rimaste senza sentenze perché avvenute in tempo di
    guerra; sono i familiari di vittime di crimini nazifascisti:
    internati militari o civili e persone che a vario titolo hanno
    subito fucilazioni e torture. Da poco tempo infatti si è
    riaperta la finestra temporale per presentare cause contro la
    Germania da parte di eredi, comuni e vittime per accedere a un
    risarcimento – un’opportunità aperta dal governo Draghi, in un
    primo momento solo fino ad ottobre scorso. Nel solo Fvg, è
    aumentato molto il numero di persone in cerca di giustizia.   
    A fine ottobre scorso l’avvocato del foro di Udine Andrea
    Sandra, che rappresenta una quindicina di eredi di vittime
    dell’eccidio di malga Pramosio, seguiva otto cause; ora sono una
    quindicina. E, come sottolinea lo stesso Sandra, suoi colleghi
    ne stanno curando altre e c’è tempo fino al 27 giugno per
    presentare esposti.   
    A marzo un emendamento alla finanziaria ha riaperto la
    possibilità di intentare cause alla Germania e ha ingrossato la
    dotazione del fondo (inizialmente di 54 milioni di euro in 3
    anni ricavati dai fondi del Pnrr). Polemiche avevano
    accompagnato l’iniziativa per l’esiguità delle risorse a fronte
    della platea di persone e al breve tempo per un iter complesso,
    che prevede notifiche internazionali. Ora, “la mole di cause
    sarà talmente elevata che i risarcimenti non saranno
    consistenti”, ma “le persone che si sono rivolte a me non sono
    interessate ai soldi quanto al riconoscimento morale in
    tribunale dei crimini nazifascisti. C’è attesa per le prime
    sentenze e per un intervento ministeriale, per concludere una
    vicenda che meriterebbe una conclusione fuori dalle aule di
    tribunale”. (ANSA).   

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    25 aprile: Tajani, ‘che c’entra Meloni con il fascismo?’

    (ANSA) – ROMA, 25 APR – “Che c’entra Meloni col fascismo? E’
    una donna giovane che allora non era nemmeno nata…”. Il
    ministro degli Esteri Antonio Tajani risponde così alla
    richiesta di un commento sul dibattito in corso sul 25 aprile al
    programma ‘Oggi è un altro giorno’. “Anche con Berlusconi nel
    ’94 si diceva ritorno del fascismo… grande errore. Non è che
    se non si è di sinistra si è fascisti. Siamo tutti italiani, il
    fascismo è morto e sepolto e nessuno ha nostalgia di quel
    periodo”, ha aggiunto. (ANSA).