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    Cristina Tajani, chi è l’ex assessora che subentra a Cottarelli

       Assessora a Milano per dieci anni nelle giunte di centrosinistra, prima con quella di Giuliano Pisapia e poi con quella di Beppe Sala, ex presidente e ad di Anpal servizi e adesso senatrice. Sarà Cristina Tajani, nata a Terlizzi in provincia di Bari nel 1978, a prendere il posto di Carlo Cottarelli nel gruppo del Pd al Senato, appena saranno formalizzate le dimissioni da senatore dell’economista. L’ex assessora a Milano risulta infatti la prima dei non eletti.    Cristina Tajani è arrivata dalla Puglia a Milano per studiare Economia alla Bocconi, dove si è laureata nel 2003. La sua formazione professionale è legata ai temi delle Politiche del lavoro, su cui è stata anche ricercatrice. La sua avventura politica nasce nel segno della sinistra arancione che nel 2011, con Giuliano Pisapia a guidare una coalizione ampia di centrosinistra, vince le elezioni amministrative a Milano strappando la città al centrodestra. In quella giunta Cristina Tajani, che in quegli anni militava in Sel il partito di Nichi Vendola che come lei è di Terlizzi, diventa assessora al Lavoro, Commercio e Moda. Un’esperienza che ripeterà dopo cinque anni sostenendo la corsa a sindaco di Giuseppe Sala. Un sostegno che causerà la spaccatura con quella parte della sinistra in cui aveva militato. Così nel 2016 si è candidata di nuovo ma con la lista civica di Beppe Sala, risultando la prima eletta. Sala le conferma poi anche l’incarico in giunta con le deleghe per le politiche del Lavoro, commercio e moda.    Dopo il primo mandato di Sala, Cristina Tajani ha poi deciso di non ricandidarsi e nel 2022 è stata nominata presidente e ad di Anpal servizi. Un incarico durato poco, solo 8 mesi, a causa del cambio di governo.    

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    Cile, la destra trionfa nel voto per la Costituente

       Il Partito Repubblicano del Cile, schieramento ultra conservatore guidato dall’ex candidato alla presidenza José Antonio Kast, è risultato il grande trionfatore delle elezioni tenute domenica per la scelta dei 50 membri del Consiglio Costituzionale. Con oltre il 95% dei seggi scrutati i repubblicani di Kast, ammiratore confesso della dittatura di Pinochet, ottengono il 35,4% delle preferenze mentre la coalizione di centro destra Chile Seguro ottiene il 21,1%.
        In questo modo l’organo incaricato di redigere una nuova Costituzione in sostituzione di quella vigente che risale proprio alla dittatura militare, avrà almeno 33 seggi in mano alla destra, 22 dei quali del partito di Kast. Si tratta dello scenario più temuto dalla coalizione di governo del progressista Gabriel Boric, arrivato alla presidenza poco più di un anno fa con l’illusione di guidare la transizione verso un sistema costituzionale di tipo progressista e che rimane invece letteralmente in balia delle destre per quanto riguarda la programmazione del futuro istituzionale del Paese.
        Con il 28,4% delle preferenze che gli vaglono soli 17 seggi, Boric nella nuova Costituente non avrà infatti neanche il potere minimo di veto per arginare un testo che andrà con ogni probabilità in senso opposto a quello da lui immaginato.  Ad uscire letteralmente annichilito da queste elezioni è inoltre il centro sinistra di ‘Todo por Chile’, l’ex ‘concertazione’ di Michelle Bachelet, che pur con l’8,9% delle preferenze non è riuscito a ottenere nessun seggio nel Consiglio Costituzionale. 
        Boric ha accettato pubblicamente il risultato delle elezioni. “La democrazia si rafforza con maggior democrazia, una volta di più il Paese ha dimostrato di poter dirimere le sue differenze nelle urne”, ha affermato il presidente, che ha tuttavia ammonito i vincitori a non commettere lo stesso errore compiuto dalla prima assemblea Costituente eletta sulla scia delle proteste sociali del 2019 e dominata dalla sinistra.
        “Il processo precedente ha fallito perché non abbiamo saputo ascoltare chi pensa diversamente”, ha detto in riferimento alla successiva bocciatura del testo elaborato da quella Costituente al referendum di settembre del 2022.
         Da parte sua, Kast ha dichiarato che con il voto di domencia “Il Cile ha sconfitto un governo fallimentare che è stato incapace di affrontare la crisi della sicurezza, migratoria, economica e sociale”. “Ci aspetta una grande responsabilità”, ha aggiunto, in riferimento alla guida del processo costituente che si aprirà a partire dall’insediamento del Consiglio. “Continueremo ad amare profondamente la nostra patria e ad agire con umiltà,responsabilità e impegno verso il Cile”, ha quindi affermato nelle sue prime dichiarazioni dopo la chiusura del voto.
       E Luis Silva, il consigliere eletto con il maggior numero di preferenze nelle fila repubblicane, ha detto che il suo partito non boicotterà il processo costituente avviato con le proteste sociali del 2019. “Non boicotteremo il processo costituente, i cileni hanno la nostra parola, ma non rinunceremo ai nostri principi”, ha dichiarato. Il Partito Repubblicano disporrà da solo dei voti necessari per opporre il diritto di veto a qualsiasi proposta nel Consiglio Costituente ma, ha spiegato Silva, “apporteremo moderazione a un processo che non abbiamo mai voluto”, ha quindi aggiunto, precisando che “si tratta di partire dalla base dell’attuale Costituzione, che è buona, e di fare miglioramenti”.
       Con il 99,44% dei seggi scrutinati, il Servizio elettorale cileno riferisce che un totale di 12.415.729 persone sono andate a votare per l’elezionedel Consiglio costituzionale. Si tratta del secondo processo elettorale con l’afflusso più alto della storia.    Il voto di era obbligatorio, e rispettoall’ultima elezione con questo requisito, che è stata il plebiscito del 4 settembre 2022, sono stati 613.010 in meno quelli che si sono recati alle urne. Le elezioni di ieri segnano anche un forte aumento delle schede nulle e bianche. In 2.108.028 (16,98%) hanno espresso un votoconsiderato non valido, molto più alto dei 200.881 dello scorso plebiscito. Coloro che hanno consegnato scheda bianca sono invece stati565.497 (4,55%), contro i 77.340 dell’ultimo iter elettorale.

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    Renzi, siamo per il sindaco d’Italia e superare il bicameralismo

    (ANSA) – ROMA, 08 MAG – “Domani a Palazzo Chigi Giorgia
    Meloni incontrerà i rappresentanti dei partiti e dei gruppi
    parlamentari per consultare le forze politiche sulle riforme
    costituzionali. Italia Viva sarà presente con Lella Paita e
    Maria Elena Boschi. Le nostre idee sono semplici e chiare:
    sindaco d’Italia e superamento del Bicameralismo perfetto.   
    Abbiamo le carte in regola per dirlo forte e chiaro. Facciamo un
    piccolo passo in più, giusto per ricordare la storia e provare a
    scrivere il futuro”. Lo scrive Matteo Renzi nella sua e-news.   
    (ANSA).   

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    Ciriani, con un no preventivo sulle riforme avanti da soli

    (ANSA) – ROMA, 08 MAG – “Noi non ci impicchiamo ad una
    soluzione imponendola agli altri. Sulla formula si può ragionare
    ma l’importante è che ci sia la volontà di collaborare. Siamo
    disponibili al confronto. Se ci fosse un no preventivo che non
    ci lascia andare avanti dovremmo procedere da soli, ma non è
    questo il nostro obiettivo”. Lo afferma il ministro per i
    Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani a Sky Tg24. (ANSA).   

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    Sala, sulla sicurezza mai nascosto la polvere sotto il tappeto

    (ANSA) – MILANO, 08 MAG – “Non penso che Fontana si riferisse
    a me, io ho tutto meno che nascosto la polvere sotto il tappeto.   
    La mia campagna elettorale è stata impostata anche
    sull’assunzione di nuovi vigili, una cosa che stiamo facendo”.   
    Lo ha detto il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a margine
    dell’inaugurazione della Mind Innovation Week, commentando le
    parole del governatore lombardo Attilio Fontana sulla sicurezza
    in città.   
    “Non ho capito invece se dal governo stanno arrivando più
    persone, io la mia parte l’ho fatta. Quindi aspettiamo mercoledì
    il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi”, ha aggiunto Sala.   
    “Quello che ho chiesto dall’inizio è un equivalente fra lo
    sforzo che stiamo facendo noi per aggiungere nuovi vigili e un
    uguale ammontare di poliziotti e carabinieri, e non mi pare che
    questo stia avvenendo”, ha concluso. (ANSA).   

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    Mosca lavora al reclutamento degli immigrati dell’Asia centrale

    (ANSA) – ROMA, 08 MAG – Le autorità russe si stanno
    concentrando sul reclutamento dei lavoratori immigrati
    dall’Asia centrale, dalle repubbliche del Tagikistan o
    dell’Uzbekistan, per inviarli a combattere in Ucraina, offrendo
    loro stipendi di oltre 3.700 euro al mese e una corsia
    preferenziale per ottenere la cittadinanza russa. Lo afferma
    l’ultimo rapporto di intelligence del ministero della Difesa
    britannico, secondo cui – riporta El Pais – questa mossa
    consentirebbe a Mosca di evitare un altro processo di
    mobilitazione.   
    Secondo il rapporto, reclutatori militari russi “hanno
    visitato moschee e uffici di immigrazione” per reclutare
    volontari. “I dipendenti degli uffici di immigrazione che
    parlano tagiko e uzbeko fanno frequenti tentativi di reclutare
    immigrati”.   
    Secondo Radio Free Europe, Mosca “offre bonus di assunzione di
    2.160 euro e stipendi fino a oltre 3.700 euro al mese. Inoltre,
    agli immigrati viene offerta una corsia preferenziale per la
    cittadinanza tra sei mesi e un anno, invece dei soliti cinque
    anni.   
    Le reclute sono destinate alla prima linea in Ucraina, “dove
    il tasso di vittime è estremamente alto”, afferma il rapporto.   
    “Il reclutamento di immigrati fa parte dei tentativi del
    Ministero della Difesa russo di completare l’obiettivo di
    400.000 volontari per combattere in Ucraina. Le autorità cercano
    di ritardare il più possibile una nuova mobilitazione
    obbligatoria per ridurre al minimo” il dissenso interno,
    conclude il rapporto britannico. (ANSA).   

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    Mattarella e Meloni alla cerimonia per i 75 anni del Senato

    (ANSA) – ROMA, 08 MAG – Il presidente della Repubblica,
    Sergio Mattarella è in Senato per partecipare alle iniziative
    previste per celebrare i 75 anni della prima seduta (8 maggio
    1948) di palazzo Madama. Il capo dello Stato è stato accolto dal
    presidente del Senato Ignazio La Russa. Alla cerimonia partecipa
    anche la premier Giorgia Meloni.
    Le celebrazioni, aperte da Gianni Morani che ha cantato
    l’inno di Mameli, prevedono un convegno dal tiolo ‘Il Senato
    nella storia dell’Italia repubblicana’ con Stefano Folli, Anna
    Finocchiaro, Ernesto Galli della Loggia e Giuseppe Parlato e, a
    seguire, un concerto dello stesso Morandi, in diretta tv su
    Rai2. All’evento in Aula, saranno presenti anche il presidente
    della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, il vicepresidente
    della Camera, Giorgio Mulè, il presidente della Knesset, i
    senatori a vita Liliana Segre e Mario Monti. (ANSA).   

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    Zaki, domani la decima udienza del processo a Mansura

    (ANSA) – IL CAIRO, 08 MAG – Si tiene domani a Mansura la
    decima udienza del processo a carico di Patrick Zaki, lo
    studente egiziano dell’Università di Bologna che – pur a piede
    libero – rischia sempre altri cinque anni di carcere per il
    contenuto di un suo articolo. La sua avvocata principale, Hoda
    Nasrallah, come del resto lo stesso Patrick dopo la precedente
    udienza del 28 febbraio, non ha escluso che domani ci potrebbe
    essere una sentenza.   
    “Speriamo”, si è limitata a rispondere la legale a una
    domanda dell’ANSA sulla possibilità di un verdetto. Formalmente,
    l’aggiornamento al 9 maggio era stato disposto solo “per far
    consegnare le carte della difesa”, aveva rivelato il ricercatore
    in studi di genere presso l’Alma Mater bolognese. Trattandosi di
    un giudice monocratico, c’é comunque sempre la possibilità di
    una sentenza: “Forse pronunceranno il verdetto finale,
    potrebbero farlo”, aveva ricordato Patrick dopo l’udienza in cui
    i suoi legali, per la prima volta dall’inizio del processo nel
    settembre 2021, avevano potuto esporre in maniera organica la
    loro difesa.   
    Quello che Amnesty International definisce “l’incubo”
    giudiziario di Patrick era iniziato con l’arresto del 7-8
    febbraio 2020 e dura da tre anni e tre mesi, di cui 22 passati
    in carcere. L’accusa si basa su un articolo scritto dal
    ricercatore nel 2019 su un attentato dell’Isis e due casi di
    presunte discriminazioni di copti, i cristiani d’Egitto.   
    Durante il periodo pre-processuale, tra il febbraio 2020 e il
    settembre 2021, stando a quanto ricostruibile da informazioni
    mediatiche, Patrick aveva subito lo stillicidio di 18 udienze in
    cui furono decisi prolungamenti della sua custodia cautelare
    passata quasi tutta nel carcere di Tora al Cairo: i rinnovi,
    come previsto dalla normativa, nei primi cinque mesi furono di
    15 giorni ciascuno e poi di 45. Soprattutto durante il primo
    periodo della pandemia, nella primavera 2020 (ma in due
    occasioni anche a giugno e a novembre), la sua vicenda
    giudiziaria fu connotata da nove slittamenti delle udienze per
    il rinnovo della custodia cautelare. (ANSA).