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    Camera, bocciate le mozioni dell’opposizione su Opzione donna

    Sì “a specifiche iniziative per contrastare il divario pensionistico di genere, attestato dai dati sull’andamento delle pensioni erogate dall’Inps”. Lo prevede la mozione di maggioranza su Opzione donna approvata alla Camera con 164 voti a favore e 106 contrari. Bocciate tutte le mozioni dell’opposizione che puntavano tout court al ripristino di “Opzione donna”.
    Il testo approvato dall’Assemblea di Montecitorio impegna, poi, il governo “ad individuare, nell’azione di governo e compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, nell’ambito delle riforme del sistema pensionistico forme di flessibilità di accesso per le donne al trattamento pensionistico e/o di anticipo pensionistico” e “a studiare formule innovative per integrare le prestazioni lavorative con i tempi di vita e di cura”.
    “A noi e alle tante lavoratrici rimane la rabbia, frutto del tradimento compiuto da Governo e maggioranza. Prima è stata creata una legittima aspettativa, con l’esplicito impegno a prorogare Opzione Donna nel programma elettorale di Fratelli d’Italia, e poi questa aspettativa è stata uccisa. Meloni & Co. si definiscono ‘patrioti’. È vero, lo sono: patrioti dell’incoerenza”: così la deputata del M5s Chiara Appendino. “Ancora oggi, su Opzione Donna il governo e la maggioranza che lo sostiene hanno mostrato il loro vero volto. La bocciatura della nostra mozione, con la quale avevamo chiesto di ripristinare la misura con i vecchi requisiti, non è che l’ultimo atto di una serie di prese in giro che vanno avanti da mesi sulle spalle di oltre 20mila donne. Donne che avevano maturato il diritto di andare in pensione e che ora non possono più, perché quello stesso esecutivo che ha paura di tassare gli extra profitti milionari delle banche, del settore energetico e farmaceutico ha deciso di usarle come un bancomat. In questi mesi abbiamo ben compreso che non basta essere presidente del Consiglio donna per fare politiche a favore delle donne: anzi qui vediamo il fenomeno opposto”, conclude.

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    Minacce ai cronisti in calo, ma non l’attenzione delle autorità

    (ANSA) – MILANO, 09 MAG – Gli atti intimidatori nei confronti
    dei professionisti dell’informazione nel primo trimestre di
    quest’anno sono stati 28, con un decremento del 36% rispetto
    all’analogo periodo del 2022, quando ne erano stati registrati
    44. La matrice degli atti intimidatori è in gran parte
    riconducibile a contesti socio-politici locali. Nel 2022
    rispetto al 2021 si era registrato un decremento del 52% di
    questi episodi.   
    Sono i i dati analizzati oggi a Milano in prefettura nella
    riunione dell’Organismo permanente di supporto al “Centro di
    coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio
    permanente di informazioni sul fenomeno degli atti intimidatori
    nei confronti dei giornalisti”, composto da rappresentanti di
    Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Consiglio
    nazionale dell’Ordine dei giornalisti e Federazione nazionale
    della Stampa italiana.   
    La riunione è stata co-presieduta, in presenza, dal prefetto
    di Milano, Renato Saccone, e dal vice direttore generale della
    Pubblica Sicurezza – direttore centrale della Polizia criminale,
    prefetto Vittorio Rizzi e ha visto la partecipazione delle
    Autorità Provinciali di Pubblica Sicurezza della regione
    Lombardia e di professionisti dell’informazione.   
    Nel corso dell’incontro sono intervenuti, fra gli altri, i
    giornalisti Paolo Berizzi e Nello Scavo, che hanno avuto
    occasione di presentare le proprie esperienze di operatori
    dell’informazione oggetto di minacce per il lavoro svolto.   
    (ANSA).   

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    Riforme: Conte, non c’è condivisione con il governo

    (ANSA) – ROMA, 09 MAG – “Il tema è che almeno da questo primo
    incontro non è arrivata una condivisione: siamo per soluzioni
    sensate e anche a un rafforzamento dei poteri del premier ma in
    un quadro equilibrato, che non mortifichi il modello
    parlamentare che è molto utile per l’inclusività e favorisce la
    soluzione dei conflitti. E ci sta molto a cuore la funzione del
    Presidente della Repubblica che è di garanzia e serve alla
    coesione nazionale, ha un ruolo chiave”. Lo afferma il leader
    del M5s, Giuseppe Conte, al termine del confronto con il governo
    sulle riforme.   
    “Siamo disponibili – prosegue – per quanto riguarda il
    metodo al dialogo in una commissione parlamentare costituita ad
    hoc, raccomandiamo questo percorso”. (ANSA).   

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    Schlein a via Caetani rende omaggio ad Aldo Moro

    Omaggio della segretaria del Pd Elly Schlein al memoriale di Aldo Moro in via Caetani per rendere omaggio all’ex presidente del Consiglio e presidente della Dc nel quarantacinquesimo anniversario della sua uccisione per mano delle Brigate Rosse.
    Schlein a via Caetani rende omaggio ad Aldo Moro

    La segretaria dem ha osservato un minuto di silenzio di fronte al memoriale che ricorda Moro, dove il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi ha deposto una corona. La segretaria del Pd era accompagnata dai due capigruppo al Senato e alla Camera, Francesco Boccia e Chiara Braga.

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    Meloni, ho mandato per le riforme, ma cerchiamo dialogo ampio

    (ANSA) – ROMA, 09 MAG – “Grazie per aver accettato questo
    invito. Il governo, come voi sapete, ha da sempre nel proprio
    programma l’idea che per mandato dovrà lavorare a una riforma
    istituzionale, sulla quale però credo sia importante a monte
    cercare un dialogo più ampio possibile con le forze
    parlamentari”. Lo ha detto, secondo quanto si apprende, la
    presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso del primo
    incontro con le opposizioni sulle riforme, quello con il
    Movimento 5 Stelle. (ANSA).   

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    Mattarella, sul terrorismo anche complicità di uomini dello Stato

    In Italia ci sono stati “troppi episodi di sangue che hanno ferito una giovane Repubblica, che si è trovata a fare i conti con il terrorismo politico; con le stragi, talvolta compiute con la complicità di uomini da cui lo Stato e i cittadini avrebbero dovuto ricevere difesa; con la violenza politica, tra giovani di opposte fazioni che respiravano l’aria avvelenata di scontro ideologico”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella parlando in occasione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo. E ricordando il presidente della Dc Aldo Moro, ucciso 45 anni fa dalle Brigate Rosse al termine di un sequestro durato 55 giorni in cui persero la vita anche gli uomini della sua scorta, Mattarella ha detto che Moro è stato “un uomo pervaso dall’amore e dal rispetto per la democrazia e per lo Stato, animato da spirito di libertà e di solidarietà”.
    Alla sfida del terrorismo, ha sottolineato il presidente della Repubblica, “lo Stato, le forze politiche e sociali, hanno saputo reagire – nonostante lo smarrimento iniziale – con coraggio e decisione”. “Una guerra che è stata vinta – è bene sottolinearlo, qui e ovunque – combattendo sempre sul terreno della legalità costituzionale, senza mai cedere alle sirene di chi proponeva soluzioni drastiche, da regime autoritario. Affidandosi al diritto e all’amministrazione della giustizia per proteggere la nostra comunità. Rifiutando di porsi al di fuori della natura democratica della nostra Repubblica”.
    Mattarella ha poi detto che “si è molto parlato negli ultimi decenni dei terrorismi e dei terroristi. Della loro vita, dei loro complici, delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata. Delle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le qualiavvertiamo ancora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità”.
    “Meno si è, invece, scritto e parlato della reazione unanime del popolo italiano. Meno dei servitori dello Stato, che hanno posto a rischio la propria vita per combattere violenza ed eversione. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche”. Ma per il capo dello Stato “ancor meno si è parlato del dolore, indicibile e irrecuperabile, delle famiglie a cui la lotta armata o i vili attentati hanno strappato un coniuge, un figlio, un genitore, un fratello o una sorella. Eppure sono state queste persone, non i terroristi, a fare la storia italiana”.
    Nel suo intervento, il presidente della Repubblica ha ricordato che “le cifre di quei tragici eventi sono impressionanti: quasi 400 vittime per il terrorismo interno, ai quali vanno aggiunti i caduti per il più recente fenomeno del terrorismo internazionale. Tra di loro appartenenti alle forze dell’ordine, magistrati, militari; uomini politici e attivisti; manager e sindacalisti; giornalisti; ignari passanti, tra cui donne e bambini. Tutti erano in pericolo, nessuno fu risparmiato. Ciascuno di loro fa parte, a pieno titolo, della storia repubblicana”.
    “La democrazia della nostra Repubblica si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto.  E’ una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza. L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini. E’ questo l’insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell’eversione. Intorno alla loro memoria ci stringiamo oggi commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi”.

    Agenzia ANSA

    “Desidero, pertanto, fare espressa memoria di alcune vittime, delle quali ricorrono anniversari significativi. Vi sono, tra questi, nomi più o meno noti. (ANSA)

    Il ricordo di Aldo Moro, ucciso 45 anni fa dalle Brigate RosseIl presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato stamani a via Caetani per deporre una corona in occasione dell’anniversario dell’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Il corpo dello statista della Dc fu ritrovato 45 anni fa proprio a via Caetani. Alla cerimonia era presente Ignazio La Russa, presidente del Senato, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ed il sindaco di Roma Roberto Gualtieri 

       
    Meloni, impegno per non dimenticare mai le vittime del terrorismo “Il 9 maggio di 45 anni fa, cinquantacinque giorni dopo il suo sequestro e la strage di via Fani, le Brigate Rosse uccisero Aldo Moro. Il terrorismo toccò il suo punto più alto di aggressione allo Stato, colpendo al cuore le Istituzioni democratiche e scrivendo una delle pagine più cupe della storia della nostra Repubblica. Il barbaro assassinio di Moro ferì profondamente la Nazione e ne lacerò il tessuto sociale, ma il popolo italiano seppe reagire mostrando unità e coesione. Quell’unità e quella coesione senza le quali lo Stato non avrebbe avuto la forza necessaria per combattere e sconfiggere il terrorismo e l’eversione. Oggi l’Italia celebra il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice e si stringe ai famigliari e ai cari di ognuna di loro. L’impegno per non dimenticare quanto accaduto non deve mai esaurirsi, ed è preciso dovere delle Istituzioni proseguire anche sul cammino della verità per illuminare quelle pagine rimaste purtroppo ancora oscure e che attendono di essere conosciute pienamente”. Lo afferma la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. 

    Agenzia ANSA

    9 maggio 1978, dopo 55 giorni il caso Moro si conclude in modo tragico. Il suo cadavere viene trovato nel vano posteriore di una Renault 4 rossa, parcheggiata in via Caetani, a due passi dalla sede del Pci di via delle Botteghe Oscure e a poca distanza da quella Dc di piazza del Gesù. Ecco la cronaca del ritrovamento attraverso le notizie dell’ANSA (ANSA)

    Agenzia ANSA

    Omaggio della segretaria del Pd al memoriale di Aldo Moro in via Caetani (ANSA)

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    Mattarella ricorda le vittime del terrorismo, anche i fratelli Mattei

     “Desidero, pertanto, fare espressa memoria di alcune vittime, delle quali ricorrono anniversari significativi. Vi sono, tra questi, nomi più o meno noti. Ma che dimostrano, tutti insieme, quanto sfrontata e minacciosa sia stata la sfida recata allo Stato e alla convivenza civile da parte della violenza ammantata da ideologia”. Con queste parole il presidente della Repubblica, parlando al Quirinale in occasione del Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo, ha elencato una serie di uccisioni politiche tra le quali anche quella dei fratelli Mattei a Roma.    “Ricorre quest’anno – ha elencato il capo dello Stato – il cinquantesimo della morte dell’agente di polizia Antonio Marino, di appena 22 anni, già ricordato da Benedetta Tobagi, ucciso con una bomba a mano a Milano da appartenenti al gruppo neo-fascista “la Fenice”. Nello stesso 1973 morirono, bruciati vivi nel rogo di Primavalle, Stefano e Virgilio Mattei, di 22 e 8 anni, figli di un esponente del Movimento Sociale Italiano, alla cui casa fu appiccato il fuoco da esponenti di Potere Operaio. A maggio dello stesso anno, avvenne per mano anarchica la strage davanti alla Questura di Milano, che costò la vita a Felicia Bartolozzi, di 60 anni; a Gabriella Bortolon, di 23 anni; a Federico Masarin di 30; a Giuseppe Panzino, di 63; provocando inoltre 52 feriti.    Quarant’anni fa, nel gennaio del 1983, le Brigate Rosse rapirono la vigilatrice del reparto femminile del Carcere di Rebibbia, Germana Stefanini, uccidendola con un colpo alla nuca dopo un processo farsa.    Il mese dopo, sempre a Roma fu ucciso l’attivista del Fronte della Gioventù, Paolo Di Nella, colpito alla testa mentre stava affiggendo manifesti per chiedere l’espropriazione di Villa Chigi: un omicidio ferocemente rivendicato da Autonomia Operaia.    Ricordo ancora, con commozione, il Presidente Sandro Pertini, che – ha aggiunto Mattarella – si recò al Policlinico, dove era ricoverato, in coma irreversibile, Paolo Di Nella, per portare la sua solidarietà e compiere un gesto di pacificazione, rivolto ai giovani di opposte fazioni che, nelle nostre città, erano rimasti irretiti nella rete nefasta della violenza e della vendetta.    Nel luglio di quello stesso anno, l’appuntato in congedo dei Carabinieri Giovanni Bosco fu assassinato in Sardegna dal Movimento Armato Sardo per aver testimoniato in tribunale sui legami tra terroristi e criminalità organizzata. Ricorrono trent’anni dai gravissimi attentati, di matrice terroristico-mafiosa, di Via dei Georgofili a Firenze e di Via Palestro a Milano. Le vittime di Firenze furono i coniugi Fabrizio Nencioni e Angela Fiume, con le loro figlie Nadia, di 9 anni, e Caterina di appena 50 giorni; e Dario Capolicchio. E a Milano: Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno, Alessandro Ferrari e Moussafir Driss. Stragi ancora in cerca di verità e giustizia.    Venti anni fa, a Castiglione Fiorentino, il Sovrintendente della Polizia ferroviaria, Emanuele Petri, fu ucciso in servizio dai capi delle Nuove Brigate Rosse Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce, ritenuti responsabili degli omicidi di Massimo D’Antona e di Marco Biagi”.    

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    Meloni, auspico concretezza dalle opposizioni sulle riforme

    (ANSA) – ROMA, 09 MAG – “Mi auspico concretezza perché sul
    dialogo e sulla normalità del dibattito democratico credo che
    non ci debbano essere dubbi tra noi. Le istituzioni su questo
    devono fare il buon esempio”. A dirlo è la premier Giorgia
    Meloni a margine della cerimonia per le vittime del terrorismo
    al Quirinale rispondendo ai giornalisti che le chiedono un
    commento in vista dell’incontro alla Camera con le opposizioni
    sulle riforme. Meloni dice che non ci sono già testi scritti,
    vuole ascoltare ma invita l’opposizione a non avere posizioni
    pregiudiziali. “Cerco convergenze, bene se si arriva a scelte
    condivise, ma ho degli obiettivi da raggiungere”. (ANSA).