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    Ucraina, i fighter jet animano il vertice dei leader Ue

    Bruxelles – Immigrazione, ripresa economica, ma soprattutto fighter jet. Gli aerei da guerra che l’Ucraina vorrebbe dopo la richiesta dei carroarmati sono il tema caldo della riunione dei capo di Stato e di governo dei Paesi Ue, chiamati a doversi confrontare sui modi di sostenere l’alleato ucraino. Se i Paesi piccoli spingono per “dare tutto ciò che serve per permettere la vittoria della guerra”, come sottolinea il primo ministro lettone Kristjan Karins, i grandi invece frenano o evitano di esprimersi in termini espliciti.
    “La Russia non deve vincere questa guerra”, sottolinea il presidente francese, Emmanuel Macron, convinto che occorre “continuare a sostenere militarmente” Kiev. L’inquilino dell’Eliseo sceglie la via della prudenza ma del ragionamento. “Serve definire i bisogni e le strategie”. Si dice sicuro che “queste sono settimane decisive” per prosieguo ma soprattutto destino del conflitto, ma sugli aerei da guerra non si sbilancia, preferendo dichiarazioni aperte ad ogni possibilità.
    Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, si limita a ricordare che fin qui la Germania è stato e ed è il Paese membro dell’Unione europea che ha concesso il maggior sostegno militare e finanziario, lasciando intendere che per ora di fighter jet non è opportuno parlare. Anche perché ogni decisione in materia richiede passaggi parlamentari non scontati anche per via di una dottrina tutta germanica che sulle operazioni di guerra ha fin qui mantenuto posizioni conservative. Già la concessione di carrarmati rompe con il tradizionale non interventismo tedesco in conflitti aperti altrui.
    Servirà un confronto, che il primo ministro olandese, Mark Rutte, preferisce però “lasciare a porte chiuse, perché la questione è delicata”, dice entrando in Consiglio per i lavori del vertice dei leader. C’è la scelta in sé, ma c’è anche la questione di fondo delle implicazioni, che pure vanno considerate. L’Estonia, però, insiste. “Noi non abbiamo aerei da guerra” capaci di condurre operazioni d’aria. Ma, sottolinea Kaja Kallas, “se li avessimo, sosterremo l’Ucraina con tutti i nostri mezzi”.
    Gli unici mezzi presi in considerazione da Viktor Orban sono quelli non militari, marcando le distanze dal resto dei partner attorno al tavolo. “L’Ungheria continuerà a fornire sostegno umanitario e finanziario”, scandisce il primo ministri di Budapest. “Sosteniamo un cessate il fuoco immediato al fine di prevenire l’ulteriore perdita di vite umane. L’Ungheria appartiene al campo della pace”.
    I 27 si mostrano con idee diverse anche sull’altra questione che tocca da vicino il dossier ucraino, quello dell’avvio dei negoziati di adesione. La Lituania vorrebbe che la Commissione li raccomandi per ottobre, “così che il Consiglio possa dare il via libera entro fine anno”. L’auspicio del presidente lituano Gitanas Nauseda è condivisa dal premier irlandese, mentre il lussemburghese Xavier Bettel invita al pragmatismo. “Non promettiamo ciò che non siamo certi di poter mantenere”.

    I baltici premono per l’invio degli aerei da guerra, Francia e Germania non si sbilanciano. I Paesi Bassi: “Tema sensibile, discuterne a porte chiuse”

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    Inizia a Londra il primo viaggio continentale di Zelensky. Domani è atteso a Bruxelles da Parlamento e Consiglio Ue

    Bruxelles – Ora è ufficiale. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha lasciato il Paese invaso dall’esercito russo dal 24 febbraio 2022 per il suo primo viaggio sul continente europeo. A renderlo noto è il governo britannico, annunciando che il leader dell’Ucraina è in viaggio per il Regno Unito, prima tappa della trasferta europea che domani (9 febbraio) lo vedrà a Bruxelles per partecipare alla sessione plenaria straordinaria del Parlamento Europeo e al vertice dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue. Per questa sera è invece prevista una seconda tappa a Parigi, dove all’Eliseo si svolgerà un colloquio a tre tra il presidente ucraino, l’omologo francese, Emmanuel Macron, e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.
    Da sinistra: il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Londra l’8 febbraio 2023 (credits: Justin Tallis / Afp)
    “La visita del presidente Zelensky nel Regno Unito è una testimonianza del coraggio, della determinazione e della lotta del suo Paese, e una testimonianza dell’amicizia indissolubile tra i nostri due Paesi”, è il saluto del primo ministro britannico, Rishi Sunak, a poche ore dall’arrivo del numero uno di Kiev a Londra. Nel confronto tra Sunak e Zelensky sarà discussa l’ulteriore fornitura militare a sostegno della difesa del Paese, l’addestramento di piloti di aerei da combattimento e nuove sanzioni contro la Russia, si apprende dalla nota diffusa da Downing Street 10. Il presidente ucraino si rivolgerà poi al Parlamento britannico a Westminster, dove esporrà il piano per una pace “giusta e sostenibile”, e ci si aspetta un incontro anche con re Carlo II.
    Ma a Bruxelles si aspetta solo lo scoccare della mezzanotte di giovedì 9 febbraio, quando avrà inizio la lunga giornata del presidente Zelensky presso le istituzioni comunitarie, per la prima volta di persona da quando è scoppiata la guerra in Ucraina. Dopo le indiscrezioni degli ultimi giorni ancora non sono arrivate conferme ufficiali – per questioni di sicurezza – dai portavoce del Consiglio e del Parlamento Ue, ma ormai nella capitale dell’Unione si stanno facendo tutti i preparativi per accogliere il leader ucraino sia nell’emiciclo dell’Eurocamera sia al Consiglio Europeo straordinario (che dopo migrazione e aiuti di Stato ora avrà un terzo dossier di peso sul tavolo). Non solo è stata spostata la riunione del Comitato delle Regioni, organizzata inizialmente nell’emiciclo del Parlamento Ue, ma anche la conferenza dei presidenti dei gruppi all’Eurocamera, prevista per domani, è slitatta di un giorno.
    Un camion dei pompieri distrutto da una mina a Kiev e un’ambulanza colpita dall’esercito russo a Kharkiv, davanti alla sede del Parlamento Europeo a Bruxelles (8 febbraio 2023)
    Come anticipano fonti europee, Zelensky domattina comparirà tra le 10 e le 11 davanti a tutti gli eurodeputati all’emiciclo di Bruxelles, presieduto dalla sua leader Roberta Metsola. Considerati gli stretti orari degli appuntamenti delle due istituzioni, è possibile che Zelensky si recherà prima a Palazzo Europa e poi si sposterà in rue Wiertz 60: altre fonti Ue prevedono che l’inizio dei lavori del vertice dei leader dei Ventisette sarà verso le ore 9.30/10, appena prima della visita di Zelensky all’Eurocamera. Il discorso del presidente ucraino al Consiglio Ue dovrebbe anticipare le discussioni previste su migrazione e risposta Ue all’Inflation Reduction Act (Ira) statunitense, che al momento si puntano a chiudere entrambe in una sola giornata.

    Tappa nel Regno Unito per il leader del Paese invaso dall’esercito russo da quasi un anno. Dopo il confronto con il premier Sunak e re Carlo III si dirigerà verso la capitale dell’Unione per partecipare alla sessione plenaria dell’Eurocamera e al vertice dei leader dei Ventisette

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    La guardia costiera libica ha una motovedetta “antimigranti” in più. Ed è italiana

    Bruxelles – Una motovedetta inaffondabile, capace di ospitare fino a 200 naufraghi. La prima delle 5 imbarcazioni che l’Italia consegnerà alla guardia costiera libica per “rafforzarne in maniera significativa le capacità nelle attività di salvataggio in mare e di contrasto al traffico di esseri umani” è una motovedetta ts-lcg 300, costruita al cantiere navale Vittoria a Adria, in provincia di Rovigo. Ieri sera (7 febbraio) la consegna delle chiavi, a cui hanno presenziato il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, il commissario Ue per l’Allargamento e la politica di vicinato, Oliver Varhelyi, e la ministra degli Esteri di Tripoli, Najla Mangoush.
    Da sinistra: Oliver Varhelyi, Antonio Tajani e Najla Mangoush
    “Siamo convinti che questo progetto porterà risultati concreti”, ha dichiarato il commissario Varhelyi. Il supporto alla guardia costiera libica rientra nel programma Support to integrated border and migration management in Lybia (Sibmmil) , finanziato dalla Commissione europea attraverso il fondo Emergency Trust Fund for Africa, avviato nel 2017 con l’obiettivo di rafforzare le autorità libiche logorate da anni di guerra civile.
    L’Italia, principale attuatore del programma, è da sempre in prima linea quando si tratta dei rapporti tra l’Ue e il partner nordafricano: solamente nell’ultima settimana, il 28 gennaio la premier Meloni era a Tripoli per firmare un accordo tra Eni e la Compagnia petrolifera nazionale libica “Noc” e il 2 febbraio è stato rinnovato per la sesta volta il discusso Memorandum d’intesa Italia-Libia “sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale e al traffico di esseri umani, e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere”. Memorandum che la Commissaria per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović, ha invitato a sospendere, viste le “numerose prove che documentano le gravi violazioni dei diritti umani subite da rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Libia”.
    La motovedetta ts-lcg 300
    Ma nella rinnovata determinazione della presidenza svedese del Consiglio dell’Ue e della Commissione europea nel combattere gli ingressi irregolari e nel proteggere le frontiere esterne dell’Unione, con l’adozione di un piano d’azione specifico per la rotta del Mediterraneo centrale, la guardia costiera libica gioca un ruolo di primo piano. “Vogliamo aiutare i partner del Nord Africa a proteggere i loro confini, perché li proteggono anche per noi”, ha spiegato Varhelyi, specificando che a questo scopo Bruxelles “sta fornendo attrezzatura come navi e camere a visione notturna”. Per l’Europa e per l’Italia, i progetti di rafforzamento di capacità e formazione della guardia costiera libica restano quindi fondamentali: “Le autorità libiche hanno compiuto sforzi significativi nelle operazioni di salvataggio in mare e nel contenimento delle partenze irregolari, ma i flussi sono ancora molto alti”, ha dichiarato il ministro Tajani.
    Per ridurre gli oltre 300 mila ingressi irregolari registrati nel 2022, di cui 102 mila dal Mediterraneo centrale, secondo Tajani Roma e Tripoli “devono lavorare insieme, con il sostegno dell’Ue, per trovare soluzioni sostenibili assicurando un trattamento umano alle persone più vulnerabili”. Che la soluzione migliore sia equipaggiare la guardia costiera libica, che più volte si è resa protagonista di attacchi armati anche verso pescherecci italiani, resta da vedere. Vista oltretutto l’instabilità cronica del Paese e delle sue istituzioni. Ne sono consapevoli sia a Bruxelles che e Roma: il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, ha dichiarato che “non ci sono alternative alla ricerca di dialogo e cooperazione” con le autorità di Tripoli, mentre Tajani non rinuncia all’ambizione di “essere protagonista dell’unità nazionale libica, per arrivare a un voto democratico”. Per questo la prossima settimana il ministro incontrerà l’inviato speciale delle Nazioni Unite per la Libia, con il quale “si confronterà per valutare le possibili iniziative” che possano portare a una maggiore stabilità a Tripoli e soprattutto nella Cirenaica del generale Haftar.

    Il ministro degli Esteri Tajani ha consegnato la prima dei cinque mezzi finanziati dall’Ue. “Non vogliamo più che il Mediterraneo sia un cimitero di migranti”, ha dichiarato. Ma le polemiche sulla cooperazione con le autorità di Tripoli non si placano: per la Commissione Ue “non ci sono alternative”

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    Il presidente ucraino Zelensky potrebbe partecipare di persona al Consiglio Europeo del 9 febbraio a Bruxelles

    Bruxelles – Si rincorrono voci tra i corridoi delle istituzioni comunitarie che giovedì (9 febbraio) il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, potrebbe partecipare di persona al prossimo Consiglio Europeo. Dopo la visita di fine dicembre a Washington, negli Stati Uniti, si tratterebbe del primo viaggio del leader ucraino sul continente europeo dall’inizio dell’invasione russa del Paese.
    L’intervento del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Consiglio Europeo del 23 giugno 2022
    La notizia è emersa nella giornata di ieri (6 gennaio) con la pubblicazione da parte di alcune testate europee di quanto riferito da alcuni funzionari del Parlamento Ue sul prossimo viaggio di Zelensky a Bruxelles, in occasione del vertice dei leader Ue straordinario, di cui si dovrebbe discutere in particolare di migrazione e aiuti di Stato, ma anche della futura proposta di un decimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia.
    La fuga di notizie dal gabinetto della presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, sui preparativi per una mini-sessione plenaria straordinaria prima dell’incontro con i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri ha però sollevato preoccupazioni – in particolare tra Consiglio e Commissione – per i rischi su una visita di grande sensibilità e che avrebbe richiesto maggiore riservatezza. Di fronte alle richieste della stampa, sono arrivati “no comment” sia dai portavoce della presidente Metsola, sia da quelli del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
    Tuttavia, nella serata di ieri il portavoce del Consiglio, Barend Leyts, ha pubblicato un tweet con cui ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “Il presidente Michel ha invitato il presidente Zelensky a partecipare di persona a un futuro Consiglio Europeo“, ma “per motivi di sicurezza, non saranno fornite ulteriori informazioni”. Non necessariamente il prossimo vertice straordinario del 9 febbraio. Solo venerdì scorso (3 febbraio) al vertice Ue-Ucraina, il leader ucraino aveva assicurato che “vorrei venire a Bruxelles, ma ora è troppo pericoloso viaggiare all’estero“. A maggior ragione se una fuga di notizie dalle istituzioni comunitarie pone ulteriori questioni di sicurezza per il presidente Zelensky e per l’intera bolla Ue a Bruxelles.

    @eucopresident has invited President @ZelenskyyUa to participate in person in a future summit of the European Council #EUCO
    For security reasons, no further information will be provided.
    — Barend Leyts (@BarendLeyts) February 6, 2023

    Nessuna conferma ufficiale dalle istituzioni Ue per questioni di sicurezza, ma solo anticipazioni del portavoce del Consiglio su un invito “a un prossimo” vertice dei leader Ue. Lo scorso 3 febbraio il leader del Paese invaso dall’esercito russo aveva escluso un viaggio a breve nel continente

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    L’Ue ha inviato squadre di soccorso da 13 Paesi membri per aiutare Turchia e Siria nel dopo terremoto

    Bruxelles – C’è anche l’Italia tra i Paesi membri Ue che stanno sostenendo l’azione di supporto di Bruxelles a Turchia e Siria per affrontare le conseguenze del terremoto di magnitudo 7.8 sulla scala Richter, il primo di uno sciame sismico che da questa mattina (6 febbraio) ha colpito i due Paesi. “La situazione sta evolvendo velocemente e la nostra reazione è in aggiornamento, ma sono 13 gli Stati membri che hanno già offerto aiuto alla Turchia e alla Siria“, ha spiegato il portavoce della Commissione Ue responsabile per gli Aiuti umanitari e la gestione delle crisi, Balazs Ujvar, precisando alla stampa l’intervento dell’Unione attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue.
    I danni del terremoto del 6 febbraio 2023 ad Adana, Turchia (credits: Can Erok / Afp)
    Dopo il primo terremoto di questa mattina nella regione di Gaziantep (sud della Turchia) sono state “rapidamente mobilitate dieci squadre di ricerca e soccorso urbano da Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca e Romania per sostenere i primi soccorritori sul campo”, mentre “Italia, Malta, Slovacchia, Spagna e Ungheria hanno offerto le loro squadre di soccorso“, è stata la riposta immediata dell’alto rappresentate Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, al “potente terremoto, uno dei più forti nella regione da oltre 100 anni”.
    Dopo la richiesta di attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue da parte di Ankara, Bruxelles ha non solo mobilitato le squadre di ricerca e soccorso, ma ha anche messo a disposizione il sistema satellitare Copernicus “per fornire servizi di mappatura di emergenza”, mentre sul fronte siriano l’Unione “è pronta a sostenere le persone colpite attraverso i suoi programmi di assistenza umanitaria”. Mentre ancora i mezzi di soccorso stanno coordinando le operazioni nelle regioni di confine tra i due Paesi, la Turchia conta più di mille vittime e la Siria almeno ottocento, mentre il bilancio dei feriti è oltre i cinquemila. “Il sostegno dell’Europa è già in arrivo e siamo pronti a continuare ad aiutare in ogni modo possibile”, ha assicurato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, esprimendo la “piena solidarietà con le popolazioni dopo il terremoto mortale che le ha colpite”.
    La presidenza di turno svedese ha poi convocato questa sera una riunione dell’Ipcr (i Dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi) per coordinare le misure di sostegno dell’Ue in risposta al terremoto, in stretta collaborazione con la Commissione europea.
    Insieme alla numero uno della Commissione anche gli altri vertici delle istituzioni comunitarie hanno espresso la vicinanza dell’Unione ad Ankara e Damasco. “Le mie più sentite condoglianze alle numerose famiglie che hanno perso la vita e auguro una rapida guarigione ai feriti”, è stato il commento del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “L’Ue è pienamente solidale con voi”. Gli ha fatto eco la presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola: “L’Europa è al fianco del popolo turco e siriano in questo momento di difficoltà”, in particolare per “le persone intrappolate, i feriti e tutti i soccorritori che stanno facendo del loro meglio per salvare vite umane”.

    Deeply saddened after the terrible earthquake at the Turkish-Syrian border.
    My thoughts are with those killed, those trapped, those injured & with all rescuers doing their utmost to save lives.
    Europe stands with the people of Türkiye & Syria at this moment of distress 🇪🇺🇹🇷🇸🇾
    — Roberta Metsola (@EP_President) February 6, 2023

    Il Meccanismo di protezione civile Ue contro il terremoto (e altri disastri)
    Il Meccanismo di protezione civile Ue è stato istituito nel 2001 dalla Commissione ed  è il mezzo attraverso cui i 27 Paesi membri e altri 8 Stati partecipanti (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Serbia e Turchia) possono rafforzare la cooperazione per la prevenzione, la preparazione e la risposta ai disastri, in particolare quelli naturali. Una o più autorità nazionali possono richiedere l’attivazione del Meccanismo quando un’emergenza supera le capacità di risposta dei singoli Paesi colpiti, come fatto questa mattina dalla Turchia. La Commissione coordina la risposta di solidarietà degli altri partecipanti con un unico punto di contatto – per evitare la duplicazione degli sforzi – e contribuisce ad almeno a tre quarti dei costi operativi degli interventi di ricerca e soccorso e di lotta agli incendi.
    Il Meccanismo comprende un pool europeo di protezione civile Ue, formato da risorse pre-impegnate dagli Stati aderenti, che possono essere dispiegate immediatamente all’occorrenza. Il centro di coordinamento della risposta alle emergenze è il cuore operativo ed è attivo tutti i giorni 24 ore su 24. A questo si aggiunge la riserva rescEu, una flotta di aerei ed elicotteri antincendio (oltre a ospedali da campo e stock di articoli medici per le emergenze sanitarie) per potenziare le componenti della gestione del rischio di catastrofi. Nell’estate 2022 Bruxelles ha finanziato anche il mantenimento di una flotta antincendio rescEu aggiuntiva in stand-by, messa a disposizione da Italia, Croazia, Francia, Grecia, Spagna e Svezia, e la riserva medica di attrezzature e dispositivi di protezione in Belgio, Croazia, Danimarca, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Romania, Slovenia, Svezia e Ungheria. Dallo scorso 17 gennaio è anche iniziata la fase di sviluppo in Finlandia della riserva strategica contro incidenti chimici, biologici, radiologici e nucleari (Cbrn).

    Nella notte tra domenica 5 e lunedì 6 febbraio uno sciame sismico di magnitudo 7,8 sulla scala Richter. Bruxelles ha attivato il Meccanismo di protezione civile dell’Ue (coinvolta anche l’Italia) e il sistema Copernicus per la mappatura d’emergenza

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    Armi, ricostruzione e adesione all’Unione. I risultati del primo vertice Ue-Ucraina a Kiev dall’inizio della guerra russa

    Bruxelles – Si chiudono con una dichiarazione congiunta densa di temi e intese i due giorni di missione diplomatica delle istituzioni comunitarie a Kiev. Dopo la prima riunione congiunta di ieri (2 febbraio) tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino, il 24esimo vertice Ue-Ucraina ha sancito un nuovo inedito per la storia dell’Unione: mai i vertici del Consiglio e della Commissione si sono recati insieme in un Paese europeo a tutti gli effetti in guerra e invaso, per un incontro formale di alto livello. “Dopo la visita all’ufficio postale c’è stato un allarme aereo e siamo dovuti andare nei rifugi, questa è la realtà di tutti i giorni in Ucraina”, ha reso noto la leader della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, durante la conferenza stampa al termine del vertice.
    Da sinistra: il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Kiev al termine del 24esimo vertice Ue-Ucraina (3 febbraio 2023)
    C’è la guerra – come è inevitabile che sia – al primo punto della dichiarazione congiunta del 24esimo vertice Ue-Ucraina. E ancora più inevitabile è il riferimento alla necessità di sostegno militare a Kiev: “L’Ucraina ha accolto con favore l’impegno dell’Ue a continuare a fornire supporto per tutto il tempo necessario”. L’aiuto di Bruxelles che conta già un pacchetto da 3,6 miliardi di euro nell’ambito dell’European Peace Facility (inclusa l’ultima tranche da mezzo miliardo di euro) e l’addestramento di 30 mila soldati sul territorio Ue attraverso la Missione di assistenza militare Ue. A questo si aggiungono “quasi 12 miliardi di euro” forniti dagli Stati membri e la decisione di Berlino di inviare anche i carri armati pesanti Leopard 2. “Vogliamo aiutarvi a vincere sul piano militare”, ha risposto il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, alla richiesta del leader ucraino, Volodymyr Zelensky, di “accelerare la fornitura di armi, perché più carri armati e jet abbiamo, più velocemente potremo mettere fine all’occupazione russa”.
    La vittoria sul campo non oscura la necessità di raggiungere una “pace giusta” (come indica il capitolo apposito della dichiarazione congiunta del vertice Ue-Ucraina). “Giusta” significa “rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale del Paese”, come indicato nell’iniziativa di pace in 10 punti presentata da Kiev e che le istituzioni comunitarie hanno deciso di sostenere “attivamente”, per garantire “la più ampia partecipazione internazionale possibile”. Al contrario, la Russia di Putin “non ha mostrato alcuna reale volontà di raggiungere una pace giusta e sostenibile”. Parallelamente – come già anticipato dalla numero uno della Commissione Ue al termine della riunione congiunta tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino – per la prima volta in un testo ufficiale compare l’indicazione di supporto all’istituzione di “un centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina (Icpa) all’Aia [Paesi Bassi, ndr], con l’obiettivo di coordinare le indagini, conservare e archiviare le prove per i futuri processi”. Perché “tutti i responsabili e i complici” di crimini di guerra durante l’invasione all’Ucraina “saranno chiamati a risponderne”.
    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al 24esimo vertice Ue-Ucraina di Kiev (3 febbraio 2023)
    Nel frattempo procede spedito il percorso dell’Ucraina verso l’adesione all’Unione Europea. Anche se sembra poco verosimile l’obiettivo dichiarato dal presidente Zelensky di “avviare i negoziati entro il 2023” – considerata in particolare la relazione pubblicata ieri dalla Commissione Ue – i vertici delle istituzioni comunitarie hanno riconosciuto al vertice Ue-Ucraina di Kiev i “notevoli sforzi negli ultimi mesi” del Paese candidato all’adesione, in particolare quelli “di riforma in tempi così difficili”. Michel ha parlato di “una famiglia e il vostro futuro è nell’Unione”, von der Leyen ha ricordato che “essere qui e discutere del futuro insieme, mentre combattete un invasore, vale più di mille parole“. Si attende la pubblicazione in autunno del Pacchetto Allargamento 2023, in cui comparirà per la prima volta il capitolo dedicato ai progressi di Kiev e per allora ci si aspetta anche una visita nella capitale dell’Ue di Zelensky: “Vorrei venire a Bruxelles, ma ora è troppo pericoloso viaggiare all’estero“. Almeno sul continente europeo, considerato che a dicembre il presidente ucraino ha fatto visita a Washington, negli Stati Uniti.
    Sicurezza energetica e alimentare al vertice Ue-Ucraina
    Nel corso del vertice Ue-Ucraina del 2023 sono state significative anche le discussioni sul piano energetico, sulla falsariga delle basi già gettate a Kiev nell’autunno 2021, ma rese ancora più pratiche dalle conseguenze della guerra russa. La dichiarazione congiunta ha mostrato la centralità delle discussioni sul piano della sicurezza energetica e alimentare, mentre è confermato che “entro il 24 febbraio dovrà essere pronto il decimo pacchetto di sanzioni” contro la Russia, per un valore complessivo di “10 miliardi di euro e incentrato su tecnologie che non dovranno essere usate dalla macchina bellica russa, compresa la produzione di droni”, ha anticipato von der Leyen. Per affrontare gli attacchi dell’esercito di Mosca è stata evidenziata la necessità del “ripristino delle infrastrutture critiche dell’Ucraina, per aiutarla a superare l’inverno e a preservare i mezzi di sussistenza e i servizi di base”, incluse attrezzature energetiche “molto urgenti, come autotrasformatori, generatori di energia e lampadine a Led”, si legge nella dichiarazione congiunta.
    Il 24esimo vertice Ue-Ucraina a Kiev (3 febbraio 2023)
    A questo proposito vanno ricordati non solo la “donazione di 5400 generatori” e il programma per la fornitura complessiva di 35 milioni di lampade al Led – che “porterà a una diminuzione considerevole del consumo energetico” del Paese, ha ricordato von der Leyen – ma anche l’impegno di Bruxelles di “fornire i 2 gigawatt di energia di cui avete bisogno insieme con gli altri Stati membri, perché siamo in una comunità energetica ed è anche questa la solidarietà che vogliamo mostrare”, ha annunciato la numero uno della Commissione Ue. Parlando di energia, non passa sottotraccia la soddisfazione per il Memorandum d’intesa per il partenariato strategico sui gas rinnovabili siglato ieri, “che rafforzerà la nostra sicurezza energetica, sosterrà la nostra lotta contro il cambiamento climatico e avrà un impatto positivo sulla ripresa economica e sull’ulteriore integrazione dei nostri mercati energetici”, mette in evidenza la dichiarazione congiunta del vertice Ue-Ucraina. Duro anche l’attacco a Mosca sul fronte nucleare presso la centrale ucraina di Zaporizhzhia: “Chiediamo alla Russia di cessare immediatamente le azioni che mettono in pericolo la sicurezza degli impianti nucleari civili“.
    C’è poi il tema della sicurezza alimentare, che al 24esimo vertice Ue-Ucraina si è declinato in un bilancio e un rilancio dei corridoi di solidarietà per l’esportazione di generi alimentari e l’importazione di altri beni nel Paese invaso militarmente. “Sono un successo”, ha confermato la presidente von der Leyen, ricordando che nel 2022 “il 25 per cento del prodotto interno lordo dell’Ucraina, che equivale a 20 miliardi in ricavi, è stato trasportato attraverso i corridoi di solidarietà“. Tra maggio e dicembre del 2022 questo strumento “ha permesso l’esportazione di circa 45 milioni di tonnellate di merci ucraine” e parallelamente “l’importazione di circa 23 milioni di tonnellate di merci, generando un reddito stimato di 20 miliardi di euro per gli agricoltori e le imprese ucraine”. Per questo motivo è stata decisa l’implementazione di quelli che vengono definiti dalle due parti “una linea di vita per l’economia ucraina”, con la parallela decisione di prolungare per tutto il 2023 il programma di tariffe zero per l’esportazione di merci dall’Ucraina all’Ue, “come lo è stato l’anno scorso“.

    Il 24esimo incontro di alto livello si è svolto nella capitale ucraina, nonostante i rischi di attacchi aerei dell’esercito di Mosca (che hanno costretto i presidente di Consiglio e Commissione Ue a rifugiarsi nei bunker). Zelensky promette una visita a Bruxelles, “ma non ora è troppo pericoloso”

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    Commissione Ue e governo ucraino hanno firmato a Kiev una serie di intese per rafforzare cooperazione e integrazione

    Bruxelles – Una giornata simbolica per l’impegno dell’Unione Europea a sostegno dell’Ucraina a quasi un anno dall’inizio dell’invasione russa, che non poteva esaurirsi solo alla visita del Collegio dei commissari a Kiev. Sotto la guida della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e del primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, i 15 commissari e commissarie e le rispettive controparti hanno discusso di “oltre 20 argomenti sul tavolo dei lavori” e hanno siglato due intese cruciali: un Memorandum d’intesa per una partnership sui gas rinnovabili e un Programma per l’accesso al Mercato unico.
    Da sinistra: la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro dell’Ucraina, Denys Shmyhal, alla sessione plenaria della riunione tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino a Kiev (2 febbraio 2023)
    “È stato un giorno emozionante e produttivo con incontri bilaterali e 4 ore di plenaria, non dobbiamo dimenticare che siamo in un Paese in guerra che si sta difendendo, ma abbiamo discusso insieme del nostro futuro comune“, è stata la presentazione dei lavori tra le due parti da parte della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al termine della giornata di Kiev. In attesa del vertice Ue-Ucraina di domani (3 febbraio) con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e del leader ucraino, Volodymyr Zelensky, sono state affrontate tutta una serie di discussioni per il rafforzamento della cooperazione e dell’integrazione di Kiev nell’Unione, in attesa dell’avvio dei negoziati di adesione: dall’energia al commercio, dal roaming dati alla ricostruzione, dall’addestramento militare alla ricerca e innovazione.
    È l’ambito energetico quello che ha occupato buona parte dei lavori del Collegio dei commissari e del governo Shmyhal e che ha portato alla prima intesa di rilievo: il Memorandum d’intesa per il partenariato strategico sul biometano, l’idrogeno e altri gas di sintesi, “passi molto concreti nella direzione di una ricostruzione verde dell’Ucraina”, è la garanzia di von der Leyen. Un accordo che “amplierà la cooperazione energetica in corso tra l’Ue e l’Ucraina ai gas rinnovabili prodotti in modo sostenibile” e che formalizza “l’impegno di entrambe le parti a ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili, in particolare di gas russo, e a lavorare per la neutralità climatica”, specifica il testo.
    La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (2 febbraio 2023)
    Ma non è tutto, perché la Commissione ha deciso di “invitare l’Ucraina alla piattaforma energetica per gli acquisti congiunti di gas” e, con l’obiettivo di “assicurare la sicurezza energetica” del Paese, arriveranno a Kiev “2400 generatori aggiuntivi, oltre ai 3000 già consegnati dall’inizio della guerra, più di 150 milioni di euro per l’acquisto di materiale energetico vitale” e una fornitura complessiva di “35 milioni di lampade al Led” (5 milioni in più rispetto ai piani originari), che il presidente Zelensky ha precisato “porterà a una diminuzione considerevole del consumo energetico e delle importazioni di energia” dell’Ucraina.
    A questo si aggiunge la firma dell’associazione al Programma per il Mercato unico, uno dei passi “per garantire all’Ucraina un accesso simile al Mercato unico dell’Ue, per mobilitare lo sforzo economico ucraino nella risposta alla guerra e per la ricostruzione”, ha precisato von der Leyen. Il Programma faciliterà l’accesso ai mercati e l’internazionalizzazione delle imprese, compresa la partecipazione a bandi specifici per le piccole e medie imprese e alle iniziative Erasmus per i giovani imprenditori, e si accompagnerà a una “tabella di marcia in 15 punti per l’accesso al Mercato unico“. A questo proposito va menzionata un’altra proposta della Commissione, ovvero l’estensione “per tutto il 2023” dell’accesso al mercato Ue per Kiev “senza dazi, per mantenere stabile il commercio”, come sta avvenendo dal maggio dello scorso anno.
    Le altre discussioni tra Ue e Ucraina
    La prima riunione tra il Collegio dei commissari e il governo ucraino a Kiev (2 febbraio 2023)
    Sul piano energetico – ma più spostato sul versante russo – è stato intenso il confronto sulla risposta europea e internazionale alla guerra di Mosca in Ucraina. “Entro il 24 febbraio dovremo avere il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia“, ha anticipato von der Leyen, facendo riferimento al primo anniversario dall’inizio dell’invasione, ma il presidente ucraino Zelensky ha chiesto anche di “migliorare la prevenzione dell’aggiramento” dei nove pacchetti di misure restrittive già in vigore contro Mosca. A proposito di sanzioni, “abbiamo sempre detto che faremo pagare a Putin il prezzo della guerra” e il tetto al prezzo del petrolio greggio russo fissato a inizio dicembre dall’Ue e dai partner del G7 “sta già costando alla Russia circa 160 milioni di euro al giorno“. Ora “introdurremo presto anche un tetto al prezzo dei prodotti raffinati“, ha promesso von der Leyen, con la riunione a Bruxelles degli ambasciatori al Coreper, il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue, in programma domani proprio in parallelo al vertice Ue-Ucraina a Bruxelles.
    L’azione contro Mosca non si ferma qui. “La Russia deve essere chiamata a rispondere in tribunale dei suoi odiosi crimini” e oggi è arrivato l’annuncio da von der Leyen che “verrà istituito all’Aia un Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione in Ucraina“, per coordinare la raccolta delle prove dei crimini di guerra in collaborazione con l’agenzia Ue Eurojust. Nell’immediato però l’obiettivo è la vittoria sul campo di battaglia e per questo motivo l’esecutivo comunitario ha deciso di raddoppiare l’addestramento dei soldati ucraini nell’ambito della Missione di assistenza militare Ue, passando da 15 a 30 mila effettivi dell’esercito di Kiev. L’anticipazione è arrivato a Kiev dall’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, che ha anche annunciato che Bruxelles fornirà “25 milioni di euro per sostenere gli sforzi di sminamento nelle aree a rischio” per la popolazione civile nei luoghi liberati dall’occupazione russa.

    Nel corso della prima riunione congiunta del Collegio dei commissari e dell’esecutivo del Paese invaso dall’esercito russa sono stati finalizzati un Memorandum d’intesa per una partnership sui gas rinnovabili e un Programma per l’accesso al Mercato unico: “Oltre 20 argomenti sul tavolo”

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    Prove di adesione Ue per l’Ucraina: von der Leyen e 15 commissari a Kiev per “incontri approfonditi” con il governo

    Bruxelles – È iniziato il giorno che entrerà nei libri di storia delle istituzioni dell’Unione Europea per la sua portata simbolica nel sostegno dell’Ue all’Ucraina. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, e 15 membri del suo gabinetto (su 27) sono a Kiev per una sorta di mini-Collegio dei commissari nella capitale del Paese invaso dall’esercito russo da quasi un anno. “Siamo qui insieme per dimostrare che l’Ue è al fianco dell’Ucraina con la stessa fermezza di sempre e per approfondire ulteriormente il nostro sostegno e la nostra cooperazione“, ha fatto sapere la numero uno della Commissione all’arrivo a Kiev, in un appuntamento di cui si conoscono pochissime informazioni per questioni di sicurezza e incolumità degli stessi membri dell’esecutivo comunitario.
    Da sinistra: la vicepremier dell’Ucraina, Olha Stefanishyna, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, a Kiev (2 febbraio 2023)
    L’appuntamento era stato anticipato dai servizi della Commissione già a metà gennaio, senza indicazioni sulla data e sui commissari che sicuramente avrebbero preso parte al confronto con le rispettive controparti del governo guidato da Denys Shmyhal. Certa invece la presenza di von der Leyen, che domani (3 febbraio) parteciperà al vertice Ue-Ucraina con il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky: si tratta del quarto viaggio a Kiev per la numero uno della Commissione dall’inizio dell’invasione russa – dal primo nell’aprile dello scorso anno per consegnare il questionario di adesione Ue e omaggiare le vittime di Bucha, all’ultima visita in cui ha visto il suo nome iscritto nella ‘Walk of the Brave’. Ma “questa volta sono qui con il mio team di commissari”, per un appuntamento che rappresenta “un forte simbolo del sostegno della Commissione all’Ucraina di fronte all’aggressione immotivata e ingiustificata della Russia”, sottolinea l’esecutivo Ue in una nota.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente dell’Ucraina, a Kiev per la consegna del questionario di preparazione della candidatura all’adesione Ue (8 aprile 2022)
    Ad accompagnare von der Leyen a Kiev ci sono sei vicepresidenti (per il Digitale, Margrethe Vestager, per l’Economia, Valdis Dombrovskis, l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per le Relazioni interistituzionali, Maroš Šefčovič, per i Valori e la Trasparenza, Věra Jourová, e per la Promozione del nostro stile di vita europeo, Margaritis Schinas), mentre a Bruxelles è rimasto il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, che rappresenta la linea di continuità del gabinetto von der Leyen in caso di “estrema necessità”, aveva specificato alla stampa la scorsa settimana il portavoce-capo della Commissione, Eric Mamer. A completare la squadra del Berlaymont in missione a Kiev ci sono i commissari per l’Economia, Paolo Gentiloni, per l’Occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit, per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, per la Giustizia, Didier Reynders, per gli Affari interni, Ylva Johansson, per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, per il Vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, e per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius.
    I temi di confronto tra la Commissione Ue e il governo ucraino
    Come fanno sapere alti funzionari Ue, l’obiettivo è quello di rafforzare il dialogo e la cooperazione in alcuni settori-chiave come il supporto finanziario e umanitario, l’aumento delle sanzioni contro la Russia – “entro febbraio” la Commissione dovrebbe presentare agli Stati membri la proposta per il decimo pacchetto – e l’implementazione dell’Accordo di associazione Ue-Ucraina e della zona di libero scambio per il commercio. Di primaria importanza il confronto tra i membri della Commissione Ue e del governo ucraino per tracciare un bilancio del percorso del Paese verso l’adesione all’Unione, con un focus specifico sullo Stato di diritto e “gli ultimi sforzi in materia di anti-corruzione”, specificano le fonti. Si discuterà anche la questione del pagamento della prima tranche da 3 miliardi di euro del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro complessivi per il 2023: centrale la discussione sulla situazione sul campo “per capire dove indirizzare precisamente il budget“.

    President @vonderleyen & 15 other members of the College of Commissioners are traveling to Kyiv for a College-to-Government meeting
    A strong symbol of 🇪🇺 support for Ukraine in the face of Russia’s aggression
    Our press release: https://t.co/5ibYy8o3bv https://t.co/vdUCeNpEgF
    — Dana Spinant (@DanaSpinant) February 2, 2023

    Metà dei membri del Collegio hanno accompagnato la numero uno dell’esecutivo comunitario per un confronto con le rispettive controparti ucraine: focus sulla messa a terra dell’assistenza macrofinanziaria, sulle riforme sullo Stato di diritto e sulle sanzioni contro la Russia