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    Quirinale: tante petizioni per una donna al Colle

    A febbraio 2022 ci sarà la votazione per il Presidente della Repubblica, ma continua a impazzare il toto nomi sul prossimo inquilino del Colle, tra sondaggi e retroscena dell’ultim’ora.
    E se al Quirinale fosse eletta una donna? I tempi sono maturi, tra petizioni lanciate, a cominciare dalla quella del Fatto quotidiano per la senatrice Liliana Segre declinata in tempi record (“grazie della stima. Non ho la competenza. E ho 91 anni”) e i tanti nomi circolati (da Cartabia, posizionata dai sondaggisti tra il terzo e quarto posto dopo Mattarella bis e Draghi, fino a Rosy Bindi), per la successione a Sergio Mattarella questa volta una presidente donna “sarebbe una bella prospettiva”, come ha detto nei mesi scorsi Romano Prodi. E’ vero anche che il ruolo del Quirinale dipende da chi ci mandi e da quanto è debole il sistema politico che gli gira attorno, ma chi più di una donna sarebbe in grado di gestirlo con diplomazia, competenza, intelligenza e praticità. L’8 marzo il Capo dello Stato Sergio Mattarella esortava nel suo messaggio ad ascoltare le donne perché “vuol dire rendere migliore la nostra società”. Negli ultimi due secoli “sono state protagoniste di importanti rivoluzioni sociali e culturali, sono state – spesso e in diversi ambiti – i motori del cambiamento”. Ad esempio il nome di Rosy Bindi è uscito con un appello firmato da un gruppo di donne “di orientamenti politici diversi”, ma tutte “nell’area del centrosinistra e della sinistra”. Per il settennato 2022-2029, negli ultimi mesi sono circolati, con insistenza a più riprese, i nomi di altre potenziali presidenti della Repubblica. Come l’attuale ministra della Giustizia Marta Cartabia, che da quando è entrata nell’esecutivo di Mario Draghi ha cercato di costruire un profilo adeguato alla corsa per il Colle. Si era parlato di lei anche come possibile presidente del Consiglio, prima che la scelta ricadesse su Draghi. Intanto ha già battuto un record: è stata la prima presidente della Corte costituzionale dopo 45 presidenti uomini. Alla Consulta c’è stata, inizialmente come giudice, per nove anni.    A Cartabia e Bindi si era unito poi il nome di Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato nonché parlamentare di Forza Italia e infine Paola Severino, ex Guardasigilli. Ma anche quello dell’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti, e precedentemente della presidente della Rai Annamaria Tarantola.    Da anni, prima ancora di Mattarella, circola per ogni elezione il nome di Emma Bonino.      

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    Cassazione: pausa caffè a rischio e pericolo del lavoratore

    Niente indennizzo per malattia nè riconoscimento di invalidità per i lavoratori ai quali capita un infortunio mentre consumano il ‘rito’ della pausa caffè in orario di servizio, anche se hanno il permesso del capo per andare al bar all’esterno dell’ufficio sguarnito di un punto ristoro. A stabilirlo è la Cassazione che ha accolto il ricorso dell’Inail contro indennizzo e invalidità del 10% in favore di una impiegata della Procura di Firenze che si era rotta il polso cadendo per strada mentre, autorizzata, era uscita per un caffè.    Per gli ermellini, la ‘tazzina’ non è una esigenza impellente e legata al lavoro ma una libera scelta.    

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    CoP26: Nancy Pelosi a Glasgow, ma i fari sono su Ocasio-Cortez

    (ANSA) – LONDRA, 09 NOV – Riflettori ancora su una presenza politica Usa alla giornata odierna della conferenza Onu sul clima Cop26 di Glasgow, dove nelle scorse ore è sbarcata una delegazione Democratica del Congresso guidata dalla speaker della Camera dei Rappresentanti, Nancy Pelosi. Ad attirare l’attenzione della Bbc e di altri media è tuttavia, molto più di lei, Alexandria Ocasio-Cortez: parlamentare della ‘sinistra’ Dem più gradita al movimento ambientalista e ai giovani che in questi giorni hanno animato le piazze denunciando “il bla bla bla” dei leader (e degli ex leader) del mondo.    Della delegazione non fanno parte esponenti Repubblicani e questo ha offerto a Ocasio-Cortez il destro di polemizzare contro quei colleghi del Congresso sospettabili di essere “sponsorizzati” dall’industria petrolifera. “Noto – ha scritto ieri sera AOC sul suo profilo Instagram prima di partire per la Scozia – che alcuni hanno deciso di non viaggiare con la delegazione ufficiale Usa, ma con il sostegno di sponsor privati che qualcuno può sospettare siano legati a interessi di aziende del settore dei combustibili fossili”.    La delegazione Dem arriva all’indomani dell’intervento alla CoP26 dell’ex presidente Barack Obama, il quale ha alzato ieri i toni dell’allarme sul futuro del pianeta, difendendo la linea di Joe Biden, polemizzando con Donald Trump come responsabile del rallentamento dell’azione contro il cambiamento climatico e criticando i leader di Cina e Russia per la loro assenza a Glasgow, ma ricevendo anche un’accoglienza gelida da attiviste come Greta Thunberg o Vanassa Nakate, che gli hanno rinfacciato di fatto d’essere un ipocrita e di non aver fatto abbastanza lui stesso negli 8 anni del suo potere alla Casa Bianca. (ANSA).   

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    Mattarella: 'Italiani all'estero, un valore inestimabile'

    “La Comunità di italo-discendenti nel mondo viene stimata in circa centottanta milioni di persone, cui si aggiungono gli oltre sei milioni di cittadini italiani residenti all’estero. La portata umana, culturale e professionale di questa presenza è di valore inestimabile nell’ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostre Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione”. Lo sottolinea il Capo dello Stato Sergio Mattarella in un messaggio a Migrantes in occasione della presentazione del Rapporto sugli italiani nel mondo. Al 1° gennaio 2021, la comunità strutturale dei connazionali residenti all’estero è costituita da 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia. Mentre nell’anno del Covid l’Italia ha perso quasi 384 mila residenti sul suo territorio (dato Istat), ne ha guadagnati 166 mila all’estero (dato Aire): un aumento di presenza all’estero del 3% nell’ultimo anno. E’ quanto risulta dal Rapporto sugli italiani all’estero di Migrantes. Rallentate le partenze a causa della pandemia e dei lockdown, sul dato in crescita influiscono le nuove nascite da cittadini già residenti all’estero.   

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    Conte, meglio Draghi a Chigi, legislatura da finire

    L’obiettivo di questa maggioranza allargata è quello di attuare il Recovery plan e il punto di equilibrio del governo è Mario Draghi. La legislatura quindi non si può interrompere prima della sua scadenza naturale del 2023. Giuseppe Conte esplicita con estrema chiarezza il suo pensiero – e quello della stragrande maggioranza dei parlamentari grillini – su La7 spiegando anche di avere con il premier un rapporto “schietto e franco” e di aver ricucito i rapporti personali con Beppe Grillo. “Il nostro sostegno al governo nasce per mettere in protezione il Paese” e attuare “il Pnrr, premette il pèresidente del MoVimento aggiungendo di “non avere nessuna preclusione per Mario draghi al Quirinale”. Ma ci sono in piedi “obiettivi che non sono ancora stati raggiunti e la stabilità del governo non può non essere un obiettivo prioritari. Draghi infatti é il punto di equilibrio di un sistema politico. La legislatura deve finire perché l’obiettivo prioritario é la realizzazione del PNRR per il quale ci siamo strenuamente battuti. Che Draghi rimanga a Palazzo Chigi é la via prioritaria. Draghi non é fungibile”. La precisazione del leader del maggior gruppo parlamentare di questa legislatura pianta un paletto importante nel dibattito ormai già caldissimo sull’elezione del nuovo presidente della Repubblica, soprattutto nell’indicare ai suoi che non ci saranno certo elezioni anticipate determinate dal M5s.
    Ma se il dibattito sul Colle impazza a Roma la partita di Conte si gioca anche a Bruxelles. La svolta potrebbe arrivare già prima di Natale e, qualche anno fa, in pochi l’avrebbero prevista: l’ingresso del M5S nel gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo. A Bruxelles se ne parla da tempo ma la prolungata vacatio alla leadership dei 5 Stelle, i tentennamenti del Pd e dello stesso Movimento hanno costantemente rinviato l’ingresso dei pentastellati in un gruppo che, oltre ai Dem, vede tra le sue file il Psoe spagnolo o l’Spd tedesco. La partita, tuttavia, ancora non si è chiusa. Anzi, il rischio che naufraghi ancora una volta ha una sua concretezza, alimentato dalle tensioni interne che accompagna da mesi l’avvicinamento del M5S al centrosinistra e da un problema di cariche nell’ambito del Parlamento Ue. E’ stato direttamente il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, qualche giorno fa, ad imprimere un’accelerazione che vede anche Giuseppe Conte sulla stessa linea. “In Europa dobbiamo stare con i progressisti”, erano state le parole del titolare della Farnesina a Il Mattino.
    E oggi Giuseppe Conte conferma, anche le difficoltà: “sono d’accordo con Di Maio, che ha dato atto di un percorso, non ha dato un annuncio. Darò io l’annuncio quando si concretizzerà questo passaggio e quando matureranno tutte le condizioni ma ci sono delle valutazioni in corso da tempo, abbiamo rafforzato la direzione progressista e i 5 Stelle possono dare un contributo di originalità”. Anche perché, con la scadenza delle presidenze di commissione a dicembre e, successivamente, dello stesso David Sassoli, il tempo stringe. e i nodi restano. Il Movimento, infatti, staziona nel marginale gruppo dei non iscritti ma può, allo stesso tempo, vantare una vicepresidenza, occupata da Fabio Massimo Castaldo. L’ingresso nel gruppo S&D, soprattutto se a gennaio Sassoli lascerà la presidenza, annulla di fatto la possibilità che Castaldo resti dov’è. E l’esponente romano del Movimento, anche per eventuali ruoli alternativi, deve comunque guardarsi dalla concorrenza interna, a partire da Tiziana Beghin, una dei 7 saggi del nuovo Statuto. Il rapporto tra Pd e M5S è ancora piuttosto nebuloso. Sul fronte dei Dem, tuttavia, l’apertura c’è. Dal Nazareno confermano che la discussione è in corso laddove il capodelegazione a Strasburgo, Brando Benifei, aggiunge che nuovi confronti ci saranno in settimana.    

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    'Ha insultato Ataturk', indagato il Nobel Orhan Pamuk

    L’incubo dei procedimenti giudiziari torna a insidiare lo scrittore turco Orhan Pamuk. A finire sotto accusa questa volta non sono dichiarazioni alla stampa, come quelle sul massacro degli armeni del 1915 che gli costarono varie querele in passato, ma le parole scritte in un romanzo di fantasia ambientato durante gli ultimi anni dell’Impero ottomano in un’isola immaginaria dove si è diffusa un’epidemia di peste. Tra le pagine dell’ultimo libro dello scrittore “Veba Geceleri” (“Le notti della peste” in turco, la cui uscita in Italia è prevista a fine 2022) ci sarebbero insulti nei confronti di Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica di Turchia. Questa è la tesi accolta dalla procura di Smirne che oggi ha aperto un’inchiesta – dopo un primo procedimento terminato in un non luogo a procedere – a partire dalla denuncia dell’avvocato Tarcan Uluk per cui il presunto attacco al padre fondatore della Turchia costituirebbe un “incitamento all’odio”.
    Nella sua deposizione al pubblico ministero, Orhan Pamuk ha rifiutato le accuse affermando di non aver “scritto nulla che abbia implicazioni con Ataturk”, aggiungendo che nel suo libro non c’è mancanza di rispetto verso i padri della patria al contrario descritti come eroi libertari. Nonostante la grande popolarità di cui gode Pamuk in Turchia, la notizia non ha trovato ampio spazio sui media nel Paese e a sostegno dello scrittore si sono levate soltanto poche voci tra cui quella del pianista Fazil Say che ha definito l’inchiesta “ignobile, ignorante e volgare”.
    Nato a Istanbul nel 1952, Pamuk è tra gli scrittori turchi più noti a livello internazionale. La sua è una carriera costellata di enormi successi – fu il primo cittadino turco a ricevere il premio Nobel nel 2006 – ma anche macchiata da procedimenti giudiziari e attacchi. Nel 2005 finì a processo per “insulto alla Repubblica turca” a causa di un’intervista a un quotidiano svizzero dove esprimeva tristezza per gli armeni e i curdi uccisi nel periodo di transizione tra l’impero ottomano e la repubblica di Turchia. Mentre si recava in aula per un’udienza fu colpito dal lancio di uova di un gruppo di nazionalisti che lo accusava di essere un “traditore della patria”. Recentemente Pamuk ha ricordato con amarezza le forti critiche da parte di “circoli secolaristi” contro il suo appoggio nel 2010 a un referendum per limitare il potere dell’apparato militare, promosso dall’allora primo ministro Recep Tayyip Erdogan, che secondo lo scrittore avrebbe aiutato a portare la Turchia in Unione Europea.
    A causa delle sue posizioni liberali e democratiche, Pamuk è stato frequentemente attaccato da nazionalisti lontani dall’Islam politico del presidente turco. Nello stesso tempo, lo scrittore non ha mai esitato a contestare Erdogan. Quando nel 2020 il leader turco decise di riconvertire in moschea Santa Sofia, lo scrittore affermò che la Turchia non era più un Paese laico. “Non c’è più libertà di pensiero, separazione dei poteri o indipendenza della magistratura” ha affermato il premio Nobel quest’anno contestando apertamente gli arresti di molti giornalisti e colleghi scrittori finiti in carcere a causa di opinioni politiche critiche nei confronti del presidente Erdogan.   

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    Lega: Salvini, da dicembre congressi in oltre mille sezioni

    “Dal primo dicembre partiamo dai congressi in più di mille sezioni. Noi esistiamo come partito, quindi è un percorso che non fai in un quarto d’ora”. Così ha risposto il leader della Lega Matteo Salvini a proposito del congresso nazionale del partito, a margine della riunione del gruppo regionale della Lega a Palazzo Pirelli. Ai giornalisti che gli chiedevano se c’è una data, Salvini ha risposto che “sarà un percorso che cerchiamo di fare in fretta, sperando che la situazioni sanitaria rimanga sotto controllo”. 
    Silvio Berlusconi intanto ha incontrato i coordinatori regionali di Fi sottolineando che “non c’è nessuna egemonia” da parte degli alleati e Forza Italia non cerca altre alleanze perché “l’unità nazionale è temporanea e nel 2023 si tornerà alla sfida tra centrodestra e sinistra”

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    Spadafora fa coming out in tv, sono omosessuale

    “Penso che la vita privata delle persone debba rimanere tale, ma penso anche chi ha un ruolo pubblico, un ruolo politico, abbia qualche responsabilità in più”. E “io l”ho fatto anche per me stesso perché ho imparato forse molto tardi che è molto importante volersi bene e rispettarsi..”. Vincenzo Spadafora, deputato M5S, ospite di Che tempo che fa su Rai tre fa coming out in Tv e si commuove affrontando il tema della sua omosessualità, che per la prima volta dichiara pubblicamente anche nel suo libro ‘Senza riserve, in politica e nella vita”. Ci sono, spiega “due motivazioni” che lo hanno portato a farlo, “una ragione – sottolinea riprendendo il discorso dopo un lungo applauso – è molto politica, per testimoniare il mio impegno politico, per tutti quelli che tutti i giorni combattono per i propri diritti e hanno meno possibilità di farlo rispetto a quante ne ho io grazie al mio ruolo. Ma anche una testimonianza di tipo religioso, io sono un cattolico che crede molto nella propria fede, può sembrare in contraddizione ma non lo è affatto. In politica l’omosessualità viene usata anche per ferire, per colpire l’avversario, con un brusio che io stasera volevo spegnere. Spero di essere considerato per quel che faccio, per quel che sono, e da domani forse sarò più felice perché mi sentirò più libero”.