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    Papa Francesco, disabilità è opportunità per una società inclusiva

    “La disabilità, in ogni sua forma, rappresenta una sfida e un’opportunità per costruire insieme una società più inclusiva e civile, dove i familiari, gli insegnanti e le associazioni come la vostra non siano lasciati soli ma siano sostenuti”. Lo ha detto il Papa nell’udienza alla Fondazione Italiana Autismo. “Per questo – ha aggiunto il Pontefice – è necessario continuare a sensibilizzare sui vari aspetti della disabilità, abbattendo i pregiudizi e promovendo la cultura dell’inclusione e dell’appartenenza, fondata sulla dignità della persona. È la dignità di tutti quegli uomini e quelle donne più fragili e vulnerabili, troppo spesso emarginati perché etichettati come diversi o, anzi, inutili, ma che in realtà sono una grande ricchezza per la società”.
    Il Papa ha ringraziato la fondazione perché con “i progetti di ricerca e le iniziative a favore dei più deboli e svantaggiati, date un valido contributo alla lotta contro la cultura dello scarto che è tanto diffusa nella nostra società troppo protesa alla competizione a al profitto. Siamo vittime di questa cultura dello scarto”.
    Mettere “al centro” le persone disabili per Papa Francesco “vuol dire, oltre che abbattere le barriere fisiche, anche far sì che possano prendere parte alle iniziative della comunità civile ed ecclesiale dando il loro contributo”. E “questo – ha concluso – richiede un cambiamento di mentalità. Grandi passi sono stati fatti in tal senso, ma rimangono ancora pregiudizi, disuguaglianze e anche discriminazioni”. 
    “Tra poco, in piazza San Pietro, alcune persone con autismo cucineranno e offriranno il pranzo ai fratelli poveri. E’ bello questo”. ha detto il Papa. E’ “un’iniziativa che testimonia lo stile del buon samaritano, lo stile di Dio” che è “vicinanza, compassione, tenerezza”. Per il Papa occorre “mettere la fraternità al centro dell’economia, non l’egoismo, non il profitto personale”.   

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    Novità per genitori con figli con disabilità, lavoro agile ed esclusi militi d'età

    “Buone notizie per i lavoratori che hanno figli con disabilità. Il provvedimento relativo all’equilibrio tra attività professionale e vita familiare per genitori e prestatori di assistenza, approvato in Consiglio dei ministri, chiarisce infatti l’obbligo da parte del datore di lavoro (pubblico o privato) a riconoscere priorità di lavoro agile per chi ha figli con disabilità, escludendo qualsiasi limite di età”. Lo afferma il ministro per le Disabilità Erika Stefani in una nota.
    Inoltre ci sono novità – aggiunge – per i caregivers, ai quali si riconosce ora la stessa priorità dei lavoratori che hanno figli con disabilità ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Siamo soddisfatti che si sia posta più attenzione e fatto un chiarimento normativo utile a tutelare i diritti di chi lavora prendendosi cura di persone con disabilità”.    

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    Covid: addio allo stato d'emergenza, la road map verso la normalità meno regole e tornano prof no vax

    Da oggi si volta pagina: termina, dopo oltre due anni, lo stato di emergenza che fu proclamato dal governo Conte il 31 gennaio 2020 per la pandemia da Covid ed entrano in vigore le nuove norme che per tutto il mese di aprile eliminano in molti casi il green pass e limitano l’utilizzo del super pass. Il certificato verde andrà però definitivamente in soffitta dal 1 maggio. Con una eccezione: fino al 31 dicembre resta l’obbligo di green pass rafforzato per le visite nelle Rsa e nei reparti di degenza degli ospedali, i luoghi epicentro della prima ondata.
    L’ALLERTA DEL MINISTRO SPERANZA, LA PANDEMIA NON SI SPEGNE CON OFF. “Cambia la gestione della pandemia provando a portarla da un regime straordinario ad uno ordinario, ma con i piedi per terra perche’ non c’e’ un pulsante off che spegne la pandemia, la pandemia è ancora in corso”. Lo ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza durante un’intervista a Radio rai 1 e ha aggiunto che le “mascherine al chiuso sono ancora molto importanti perche la circolazione del virus è ancora molto alta. Al chiuso è obbligatoria fino al 30 aprile: valuteremo l’andamento e decideremo ma oggi dico che la mascherine è ancora essenziale per constrastare il virus”. Il ministro è intervenuto anche sul tema della quarta dose del vaccino: “Non e’ prevista per tutti – ha detto – ma per le persone piu’ anziane, servira’ un’indicazione univoca da parte dell’Europa da quale età partire per gli anziani, siamo una comunità, quando si parla di quarta dose non si parla di quarta dose per tutti”.
    COSA CAMBIA DA OGGI: Con le nuove regole non vengono più lasciati senza stipendio tutti coloro che non si sono voluti vaccinare; tra questi ci sono anche i 3800 docenti che potranno fare sì rientro nei loro istituti (previo tampone) ma non saranno a contatto con gli studenti. Un distinguo che sta comportando notevoli problemi organizzativi ai dirigenti scolastici, che non sanno bene a cosa adibirli (“ovunque ci sono ragazzi, nelle scuole” dicono), e sta causando malumori tra i colleghi e una probabile valanga di ricorsi degli stessi docenti che vogliono tornare nelle proprie classi e non essere adibiti ad altre mansioni.
    Il ministero dell’Istruzione ha precisato che il loro orario di lavoro sarà di 36 ore settimanali -e non le 18 previste dal contratto- al pari di quanto previsto per i lavoratori temporaneamente inidonei all’insegnamento. Intanto c’è chi, come il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso, vorrebbe cambiare il dl: “farli tornare a scuola senza poter fare lezione mi sembra una trovata bizzarra”, dice.
    Per il resto, da oggi l’accesso è libero, e non è più necessario avere almeno il Green pass base, per entrare negli uffici pubblici, nei negozi, nelle banche, alle poste o dal tabaccaio.
    Addio al certificato verde anche per alloggiare in hotel e strutture ricettive (compresi i ristoranti al loro interno), visitare musei, mostre e biblioteche, per accedere ai parchi divertimento e alle piscine all’aperto, per mangiare nei ristoranti all’aperto, nonché per salire sui mezzi di trasporto pubblico locale (tram, autobus, metro), anche se resta obbligo di mascherina Ffp2 fino al 30 aprile.
    Per la ristorazione al chiuso, al banco o al tavolo, serve il pass base. Green pass base per salire su aerei, treni, traghetti e pullman intra-regionali (con obbligo di mascherina Ffp2 fino al 30 aprile), partecipare a concorsi pubblici, accedere alle mense, andare allo stadio (con mascherina Ffp2 fino al 30 aprile) e assistere a spettacoli teatrali e concerti all’aperto (sempre con mascherina Ffp2).
    Dal primo aprile decade, inoltre, il limite alle capienze e dunque anche negli stadi sarà possibile occupare il 100% dei posti. Così come torneranno a capienza piena i bus e le metropolitane.
    Dal 1 al 30 aprile continua a vigere l’obbligo di super green pass: per gli eventi sportivi nei palazzetti al chiuso (con mascherina Ffp2); per qualsiasi tipo di festa nei locali al chiuso; per cinema, teatri e concerti al chiuso (con mascherina Ffp2); discoteche (qui basta la mascherina chirurgica, da levare solo in pista al momento del ballo); piscine, palestre, centri benessere, sport al chiuso; convegni e congressi, casinò.
    Cambia anche la quarantena. Chi entra in contatto con un positivo, anche se non vaccinato, non deve più osservare l’isolamento. L’ ‘obbligo di mascherine al chiuso è al momento stato prorogato fino al 30 aprile. A metà giugno decadono gli obblighi vaccinali per militari, forze dell’ordine, personale scolastico e amministrativo, over 50.
    Il 30 giugno è il termine fissato per il ritorno in ufficio in presenza nell’ambito privato: fino a quella data ci sarà la possibilità di ricorrere al cosiddetto ‘lavoro agile’ senza accordi individuali. L’ultima data da segnare è il 31 dicembre, quando decadrà l’obbligo vaccinale per i sanitari.    

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    Election day: amministrative e referendum il 12 giugno

    Il 12 luglio sarà Election day: si voterà infatti per i cinque quesiti referendari sulla giustizia proposti da Radicali e Lega ed ammessi dalla Consulta, nonchè per il primo turno delle amministrative che coinvolgeranno circa 950 Comuni per complessivi 8,5 milioni di elettori (il 26 giugno previsti i ballottaggi). L’ok è arrivato dal Consiglio dei ministri. Seguirà un decreto del ministero dell’Interno per le Amministrative ed uno del presidente della Repubblica per i Referendum. Si dividono i promotori di quest’ultima consultazione. I Radicali protestano per la data scelta, mentre Matteo Salvini esulta: “si risparmiano 200 milioni”. Servirà il quorum per la validità dei cinque referendum abrogativi: dovrà cioè esprimersi il 50% degli elettori più uno.
    Questi i quesiti: 1) si chiede di abrogare la parte della Legge Severino che prevede l’incandidabilità, l’ineleggibilità e la decadenza automatica per parlamentari, membri del governo, consiglieri regionali, sindaci e amministratori locali nel caso di condanna per reati gravi; 2) lo stop delle ‘porte girevoli’ per non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato; 3) via l’obbligo per un magistrato di raccogliere da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura al Csm; 4) togliere la “reiterazione del reato” dai motivi per cui i giudici possono disporre la custodia cautelare in carcere o i domiciliari per una persona durante le indagini e quindi prima del processo; 5) il quesito chiede che gli avvocati, parte di Consigli giudiziari, possano votare in merito alla valutazione dell’operato dei magistrati e della loro professionalità.
    Maurizio Turco e Irene Testa, segretario e tesoriere del Partito Radicale criticano la decisione del Governo e la tv pubblica che negherebbe la possibilità ai cittadini “di conoscere e ai promotori di essere conosciuti. Una tornata elettorale e referendaria tra il 12 e il 26 giugno equivale a boicottare la partecipazione popolare, a delegittimare ulteriormente la politica, a boicottare i referendum. Se questo è l’obiettivo lo si può considerare sin d’ora raggiunto. Noi non ci stiamo – aggiungono – ad avallare questo scempio mentre si poteva legittimamente rimandare il voto amministrativo e referendario a metà ottobre”. Salvini si dice invece soddisfatto “perché hanno ascoltato la richiesta della Lega. L’election day comporta un risparmio di tempo e soldi, almeno 200 milioni di euro che chiederemo vengano usati per tagliare ancora i costi di bollette e benzina”.
    Le Amministrative coinvolgono circa 950 Comuni (tra cui 4 capoluoghi di regione, Genova, Palermo, Catanzaro e L’Aquila) e 22 capoluoghi di provincia ((Alessandria, Asti, Barletta, Belluno, Como, Cuneo, Frosinone, Gorizia, La Spezia, Lodi, Lucca, Messina, Monza, Oristano, Padova, Parma, Piacenza, Pistoia, Rieti, Taranto, Verona e Viterbo). Per i Comuni della Valle d’Aosta le urne sono anticipate al 15 maggio (ballottaggio il 29), per quelli del Trentino Alto Adige il 29 maggio (ballottaggio il 12 giugno).

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    Conte a Mattarella: “Sosteniamo il Governo ma non rinunciamo alle nostre posizioni”

    Il leader dei 5 stelle Giuseppe Conte ha avuto un colloquio con il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Successivamente ha convocato il Consiglio nazionale del M5s.
    Quello con Giuseppe Conte è stato un colloquio informativo come avvengono usualmente tra il presidente della Repubblica e i partiti politici. Il clima è stato disteso e costruttivo. E’ quanto spiegano fonti del Quirinale.
    “Continueremo a dimostrare grande responsabilità verso il paese nel continuare a sostenere il governo, ma non rinunciamo alle nostre posizioni: che nessuno si permetta di parlare di bandierine o di polemiche strumentali noi poniamo questioni politiche che riguardano la vita dei cittadini” Così il leader M5s Giuseppe Conte dopo l’incontro con il Capo dello Stato. “Ha chiesto maggiore condivisione nel governo sul tema delle armi? Assolutamente si! Ho detto che M5s è il partito di maggioranza relativa e pone questioni politiche: abbiamo mostrato responsabilità nel periodo più duro della pandemia e continueremo a dimostrare grande responsabilità” .
    “Aspettiamo il Def e lì cercheremo di capire quale programma economico e finanziario il governo presenta per ovviare a queste gravi difficoltà economiche e sociali. E poi controlleremo il rapporto tra le risorse per i cittadini e gli investimenti militari. Lo ha detto il Presidente M5s, Giuseppe Conte, nel corso di una diretta Instagram dove chiede di avere “occasioni per discutere insieme le risorse che verranno messe nel Def. Conte ha anche ribadito: “Il governo ci spieghi ora dove trova le risorse per le armi e perché questa soglia del 2028 è compatibile, visto che ci ha detto che non può fare lo scostamento di bilancio”.
    “L’alleanza con il Pd va avanti da tempo, abbiamo lavorato insieme e sperimentato un pacchetto importante di riforme. E’ chiaro però che io pretendo rispetto e dignità. Non posso accettare accuse di irresponsabilità. Non funziona così: non siamo la succursale di un’altra forza politica, non siamo succedanei di qualcuno”. Lo ha detto, battendo i pugni sul tavolo, il Presidente M5s Giuseppe Conte nel corso di una diretta Instagram: “non accetto che ogni volta che poniamo una questione politica ci si accusa di volere una crisi governo. Vogliamo il rispetto da tutte le forze politiche”.   

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    Qui Londra, Gb scommette su una lunga 'proxy war'

    Nuove sanzioni anti Mosca, nuove promesse di armi a Kiev. Si muove su questo doppio binario parallelo la strategia di Londra in risposta all’invasione russa dell’Ucraina: in perfetta sintonia con gli Usa. L’ultimo capitolo è stato suggellato oggi dall’annucio di un’estensione delle ritorsioni contro il Cremlino da parte del governo di Boris Johnson ad altri 14 soggetti: i vertici manageriali e giornalistici dei media di Stato russi, nonché – a titolo più che altro simbolico in mancanza di suoi asset noti nel Regno Unito – il generale Mikhail Mizintsev, soprannominato dai tabloid isolani “il macellaio di Mariupol” per gli attacchi devastanti delle unità da lui guidate sulla città rivierasca ucraina semidistrutta dagli attacchi di queste settimane. “Quest’ultima serie di sanzioni colpisce i propagandisti senza vergogna che diffondono le fake news di Putin e la sua narrativa”, ha tagliato corto in riferimento ai media (e a conduttori come Serghei Briliov, anchorman ‘putiniano’ che a Londra ha vissuto per anni) la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, parlando a margine di una visita in India dove è impegnata a cementare le relazioni bilaterali post Brexit con New Delhi ma anche a cercare di convincere il colosso del subcontinente ad allentare la (vastissima) cooperazione militare con l’industria della difesa di Mosca. “Continueremo con altre sanzioni per aumentare la pressione sulla Russia e garantire che Vladimir Putin perda”, ha poi aggiunto la bellicosa titolare del Foreign Office. Senza escludere “nulla e nessuno”. Il segnale appare chiaro: Londra, come Washington, non sembra scommettere per ora granché sui negoziati di pace; semmai su una guerra prolungata che aggravi le difficoltà attribuite alle forze russe. Mentre per l’avvenire guarda a sanzioni a tempo virtualmente indeterminato (anche contro gli interessi degli alleati dell’Europa continentale e a costo di una minore unità d’intenti in seno all’Occidente) la cui durata BoJo collega ora addirittura a un ipotetico ritiro “dell’ultimo soldato” di Mosca dalla Crimea annessa. Non senza accompagnare la rinuncia definitiva a far entrare Ucraina o Georgia nella Nato all’idea di proseguire tuttavia sine die a rifornire massicciamente d’armamenti entrambe queste repubbliche ex sovietiche: quasi a voler predisporre, deterrenza a parte, le condizioni di una proxy war prolungata a intensità variabile ai confini russi.

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    Il punto alle 16 – Putin alla guerra del gas con l'Occidente

     Riparte con violenza la guerra del gas tra la Russia e l’Occidente. Putin rilancia le sue minacce di interrompere la forniture di gas verso l’Europa se non verrà pagato in rubli. Francia e Germania rispondono in tempo reale dicendosi pronte a questa evenienza.    Il presidente russo ha firmato oggi il decreto presidenziale sulle regole del commercio di gas naturale russo con i cosiddetti Paesi ostili per il pagamento in rubli e, tanto per essere chiaro, ha detto che ‘nessuno ci vende niente gratis, e nemmeno noi faremo opere di carità. Ciò significa – ha aggiunto – che i contratti esistenti, in caso di mancato pagamento del gas in rubli, saranno interrotti”. Secondo il Cremlino, i Paesi occidentali dovranno aprire un conto in rubli presso le banche russe per pagare il gas in rubli, sottolineando che si tratta di un passo verso la sovranità finanziaria della Russia.    La prima reazione arriva dal ministro dell’economia francese Bruno La Maire e dal collega tedesco Robert Habeck in una conferenza stampa congiunta a Berlino. I due Paesi si dicono pronti a questa evenienza. Francia e Germania quindi ‘si preparano nel caso in cui la Russia bloccasse le forniture di gas’. Secondo quanto ha affermato Le Maire, ‘potrebbe esserci una situazione in cui domani, in circostanze particolari, non ci sarà più il gas russo. Sta a noi preparare questi scenari e ci stiamo preparando’.    I due ministri hanno comunque ribadito che Francia e Germania non accetteranno ‘in alcun modo di pagare il gas in altre divise rispetto a quelle sancite dai contratti’. I governi dei due Paesi, hanno spiegato ancora, ‘si coordineranno in modo stretto e quotidiano’ per reagire all’aumento dei prezzi e allo shock energetico. Siamo determinati a proteggere le imprese e i bilanci privati’.    Il prezzo del gas balza subito in Europa dopo le parole di Putin sul pagamento in rubli. Ad Amsterdam le quotazioni salgono a 127 euro al Mwh, per poi ripiegare a 123 euro con un rialzo dell’1,5%. A Londra il prezzo sale a 302 penny al Mmbtu, in rialzo del 5,6%.    Il decreto di Putin prevede che Gazprombank apra conti speciali in rubli per gli acquirenti di gas dei Paesi ostili. Le misure previste dal decreto scattano da domani, 1 aprile.   

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    Dl Ucraina: Senato conferma fiducia a Governo, 214 sì e 35 no

    L’Aula del Senato conferma la fiducia al Governo sul decreto Ucraina con voti 214 voti favorevoli, 35 contrari e nessun astenuti. Il provvedimento è approvato in via definitiva.
     In Aula durante la discussione sono spuntati cartelli con la scritta “No soldi per armi” nel corso delle dichiarazioni di voto, in dissenso sul dl Ucraina. Si tratta di almeno sette senatori che dai loro posti alzano cartelli bianchi con la scritta nera “No soldi per Armi”. L’iniziativa è del gruppo Italexit e Alternativa ai quali si è aggiunto qualche parlamentare del Misto. La presidente di turno Paola Taverna li ha richiamati due volte e ha chiesto l’intervento dei commessi per farli togliere.
    IL DIBATTITO IN AULA 
    “Purtroppo, con l’approvazione di questo decreto verrà certificato l’ordine del giorno approvato a Camera che dà il via all’aumento delle spese militari per il 2% del Pil. È arrivato il momento di fare una riflessione molto seria su questo governo”. Così la senatrice del gruppo Misto Barbara Lezzi durante la discussione generale sul dl Ucraina in Aula a Palazzo Madama.     “Il governo potrà prendere atto di quell’ordine del giorno nella scrittura del Def” ha osservato Lezzi, secondo cui a fronte delle spese militari “già nei documenti di bilancio sono stati indicati maggiori entrate per 12 miliardi all’anno prendendole dalle Pmi con la compliance”.
    “Avremmo votato a favore, come alla Camera, anche al Senato il decreto se avesse avuto un normale percorso con emendamenti, ordini del giorno, miglioramenti, confronto, invece il ricorso al voto di fiducia su una materia così sensibile sconfessa il governo”. Così la senatrice di FdI Isabella Rauti, capogruppo in commissione Difesa, ha annunciato il voto contrario del suo gruppo alla questione di fiducia posta al Senato sul dl Ucraina.
    Sul dibattitto politico del dl Ucraina “si è voluto montare un set cinematografico per far vedere un film lontano dalla realtà”. Lo ha detto Davide Faraone, presidente di Iv in Senato annunciando il voto “convintamente favorevole” del suo gruppo sul dl Ucraina.
    “La Lega voterà la fiducia al governo e lo avrebbe comunque votato perché siamo favorevoli a questo provvedimento. La nostra posizione è chiara: l’Ucraina ha il diritto di difendersi e il governo italiano ha il dovere di prestare tutto l’aiuto al popolo ucraino, aiuti militari compresi. Rispettando anche il patto atlantico”. Lo ha detto il capogruppo della Lega Massimiliano Romeo intervenendo in dichiarazioni di voto.
    “Votando la fiducia facciamo una scelta convinta, al di là di questo decreto, siamo di fronte a questioni essenziali, non più eludibili: questioni umanitarie e militari, ma anche rispetto degli impegni internazionali. Il centrodestra, seppur con sfumature diverse, ha mostrato visione comune, invece il campo largo è un campo minato”. Così il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, componente della commissione Difesa, durante le dichiarazioni di voto sul dl Ucraina in Aula a Palazzo Madama.
    “Il disimpegno Usa in Afghanistan ha fatto credere che l’Europa fosse più debole e che la Russia potesse fare la voce grossa e occupare l’Ucraina senza sforzi. Invece l’Europa e la Nato sono, dopo l’invasione russa, più forti e unite. Abbiamo aiutato l’Ucraina e con le sanzioni stiamo indebolendo il gigante russo. Certo abbiamo inviato armi, armi che stanno aiutando l’Ucraina a resistere. Ma questo decreto che approviamo si preoccupa di aiutare quel paese in termini economici, di sostegno alla loro resistenza, anche con armi da difesa, e soprattutto aiutiamo il popolo ucraino, in particolare donne e bambini, a fuggire da una guerra”. Così il senatore Alessandro Alfieri, in dichiarazione di voto in Aula per i Dem sul decreto Ucraina.