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    Abodi: ‘Parlerò con Jankto, spero tanti altri lo imitino’

     “Omofobo? È assurdo, mi dispiace che si dica questo di me, è molto lontano dal mio modo di essere. Si può discutere sul vocabolario da usare. Invece di dire scelte avrei potuto dire orientamento ma è del tutto evidente lo spirito di rispetto delle individualità”. Così il ministro dello Sport Andrea Abodi in una intervista alla Stampa.    “Si deve a tutti il rispetto per l’identità quindi vorrei mille coming out”, aggiunge affermando che Jankto ha fatto bene a chiarire il suo orientamento, “e spero che ognuno si senta libero. Mi sono già messo in contatto con la società ma parlerò anche con il ragazzo. Gli dirò che sono felice di quello che ha detto. Se arrivano cento coming out sarà solo positivo, vorrà dire che siamo più civili e aperti. Farò tutto quello che può servire per chiarire la mia posizione su questo argomento”.    Rispetto alle ostentazioni che trova fastidiose, Abodi afferma: “Mi riferivo al Pride e vorrei che si tenessero ben distinti questi due argomenti. Siamo in democrazia. Il Pride deve essere quello che gli organizzatori decidono che sia ma mi auguro di poter esprimere un sentimento nei confronti di certi eccessi estetici. Se gli organizzatori ritengono che questi eccessi possano trovare posto nei Pride mi va bene ma non mi si può togliere la possibilità di dire che alcune ostentazioni sono eccessive, è il mio pensiero”.

    Agenzia ANSA

    ‘Non faccio differenze di caratteristiche nella sfera privata’ (ANSA)

       

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    Conte contro Santanché, ha mentito in Senato deve dimettersi

    (ANSA) – ROMA, 11 LUG – “Il quadro della ministro Santanché
    si aggrava sempre più, dagli ultimi riscontri emerge che ha
    mentito quando è venuta al Senato, quindi ha mentito davanti al
    paese. Deve assolutamente dimettersi senza indugio. La
    presidente Meloni ha il dovere di salvaguardare l’onore delle
    istituzioni, di costringerla alle dimissioni”. Così Giuseppe
    Conte, leader di M5s, ai giornalisti davanti a Palazzo Madama.   
    (ANSA).   

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    Pd all’attacco sul Pnrr, Meloni venga in Aula

    (ANSA) – ROMA, 11 LUG – Opposizioni all’attacco sul possibile
    slittamento della quarta rata del Pnrr. “La presidente Meloni –
    dice la segretaria Dem Elly Schlein – si assuma le sue
    responsabilità e venga a spiegarci in Parlamento perché non si è
    ancora visto un euro della terza rata e perché rischia di
    slittare anche la quarta. Non possiamo perdere la storica
    opportunità del Pnrr perché il governo passa il suo tempo a
    difendere Santanchè, La Russa e Delmastro”. Anche i capigruppo
    Dem e il responsabile economia Antonio Misiani chiedono che la
    premier riferisca. “Si preveda subito un’informativa del governo
    con Meloni”, dice il co-portavoce nazionale di Europa Verde
    Angelo Bonelli. (ANSA).   

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    Oggi cabina di regia sulla quarta rata del Pnrr

    (ANSA) – ROMA, 11 LUG – Riunione d’urgenza della Cabina di
    regia del Pnrr convocata per oggi alle 13.30. All’ordine del
    giorno la “revisione della quarta rata del Pnrr”, oltre a varie
    ed eventuali, nella convocazione inviata ieri dal ministro
    Raffaele Fitto. La riunione si terrà a Palazzo Chigi, in Sala
    Verde. Fitto al termine terrà una conferenza stampa. (ANSA).   

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    Nordio, ‘la politica smetta di inchinarsi alla magistratura’

     “Nessuno vuole impedire alla magistratura di commentare le leggi sotto il profilo tecnico. La colpa della politica è stata quella di aderire o meglio inchinarsi alla magistratura senza dire: ‘Noi ascoltiamo le vostre opinioni ma alla fine decidiamo noi e solo noi perché abbiamo un mandato che secondo la Costituzione deriva dal popolo'”. Così, a Libero, il Guardasigilli Carlo Nordio, che aggiunge «Mi rifiuto di pensare a magistrati che vogliono interferire nell’azione governativa attraverso azioni giudiziarie”. Ma osserva che quando si è “provato a fare una riforma della giustizia è sempre stata bloccata con interventi giudiziari”. 
    “Non mi pare che la presidente del Consiglio abbia pronunciato una sola parola contro la magistratura. Queste reazioni di voler delegittimare i magistrati quando si criticano alcune loro iniziative è quasi una reazione automatica da parte dell’associazione”, ragiona Nordio.
    Il caso La Russa, dice ancora, non indebolirà la maggioranza perché essa “guarda ai contenuti del programma di governo che sono condivisi da tutti. Le vicende delle singole persone sono purtroppo vicende della vita che devono essere commentate nei luoghi opportuni ma che non possono e non devono avere conseguenze politiche”.
    Sugli avvisi di garanzia “abbiamo dato un segnale forte di riforma. Ma c’è una parte che riguarda l’informazione di garanzia ed essenzialmente la sua segretezza. È già stata istituita una commissione per la riforma del codice di procedura penale. Il nostro obbiettivo è un codice di stampo accusatorio anglosassone. Quindi sarà cambiata anche la struttura del registro degli indagati e dell’informazione di garanzia”.
    Rispetto invece alla separazione delle carriere, “noi fino a questo momento non l’abbiamo proposta. Esiste una proposta depositata da altre forze politiche. Una separazione netta delle carriere esigerebbe una riforma costituzionale, come una riforma netta del Csm. Questo è però nel programma di governo”.
    Dice ancora Nordio: “Io sono certo che il reato d’abuso d’ufficio verrà cancellato. Non avremo problemi con l’Europa. Quasi tutti i sindaci italiani, compresi quelli del Pd, si sono dichiarati d’accordo”. Il ministro chiude all’amnistia: “Credo che in questo momento sia prematuro parlare di amnistia e parlare anche in generale di affievolimento delle pene”. Rispetto invece all’imputazione coatta “questa incongruità l’ho criticata già dal 1997 e l’ho ripetuta varie volte” per ragioni “squisitamente tecniche”.

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    “Essere in regola” è il titolo del Cortile di Francesco 2023

    (ANSA) – ASSISI (PERUGIA), 11 LUG – “Essere in regola” è il
    titolo della nona edizione del Cortile di Francesco che si terrà
    ad Assisi dal 14 al 16 settembre e che vedrà intervenire e
    dialogare personalità della società civile e delle istituzioni,
    artisti, persone di scienza e giornalisti, persone comuni,
    rappresentanti ecclesiali e imprenditori.   
    Saranno presenti, tra gli altri, la storica ed esperta di
    francescanesimo Maria Pia Alberzoni, il giornalista Paolo
    Borrometi, la professoressa Maria Falcone, il biologo Stefano
    Mancuso, il teologo e giornalista Antonio Spadaro e l’economista
    Stefano Zamagni.   
    L’appuntamento, promosso dai frati minori conventuali del
    Sacro Convento di San Francesco, quest’anno si inserisce appieno
    nel cammino del grande centenario francescano articolato in
    cinque anniversari su quattro anni (2023-2026). Al contempo –
    spiegano gli organizzatori in una nota -, questa sarà
    l’occasione per riflettere insieme agli ospiti di questa
    edizione dell’evento, e vivere un’esperienza di arricchimento
    reciproco a partire dai vari significati che questo tema può
    assumere dal punto di vista politico e scientifico, religioso e
    filosofico, psicologico e sociale. (ANSA).   

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    La Nato accorcia i tempi per l’adesione dell’Ucraina

    Gli alleati hanno deciso di eliminare il Map per l’Ucraina – ovvero il Membership Action Plan, il percorso di riforme necessario per entrare nella Nato – quando verrà il momento per Kiev di far parte del Patto Atlantico.
    Il pacchetto ideato dal segretario generale Jens Stoltenberg per permettere agli alleati di andare oltre la promessa vaga del summit di Bucarest, nel 2008, ha dunque ottenuto la luce verde da parte di tutti. Volodymyr Zelensky vorrebbe di più: una menzione chiara all’invito a guerra finita, senza se e senza ma. I negoziati, alla vigilia del vertice di Vilnius, continuano. Eppure pare difficile che l’Ucraina la spunti.
    Gli Usa e la Germania, infatti, sarebbero “irremovibili”. Per Washington e Berlino impegnarsi ora non avrebbe senso, le incognite sono ancora troppe. La controffensiva ucraina ad esempio avanza, ma lentamente. A Mosca un giorno sì e l’altro pure evocano l’Armageddon nucleare. L’ingresso dell’Ucraina nella Nato avrebbe “conseguenze molto, molto negative” e richiederebbe alla Russia una reazione “ferma”, ha ribadito per l’ennesima volta il portavoce di Putin, Dmitry Peskov. Insomma, se il Cremlino non ha un veto su chi può entrare e chi no – gli alleati su questo concordano – serve avanzare con prudenza. E il pacchetto elaborato da Stoltenberg per trovare un punto di caduta tra i progressisti e i conservatori dell’Alleanza viene giudicato “sufficiente e bilanciato”. Il quadro sarà poi completato dalle “garanzie di sicurezza” bilaterali che molte capitali stanno concordando tra loro – tra cui l’Italia – e presto saranno presentate (forse non a Vilnius, per ragioni di tempo).

    Agenzia ANSA

    Alla vigilia del vertice della Nato di Vilnius, il presidente Volodymyr Zelensky chiede un “segnale chiaro” sull’adesione dell’Ucraina all’Allaenza atlantica. “L’Ucraina merita di far parte dell’Alleanza. (ANSA)

    Il lodo Stoltenberg, oltre alla rimozione del Map, che trasformerà l’adesione dell’Ucraina da “un processo in due fasi a uno in un’unica fase”, prevede allora un programma di aiuto annuale da 500 milioni di euro per rendere le forze ucraine sempre più interoperabili con quelle della Nato. All’Alleanza sottolineano come si tratti di un passo avanti “concreto”. Poi il rafforzamento dei legami politici con la creazione del Consiglio Nato-Ucraina, che debutterà mercoledì, al secondo giorno del vertice, con la presenza di Zelensky. “Siederà alla pari con gli altri 31 alleati, più la Svezia: non è solo cerimonia, si tratta di uno sviluppo importante”, precisa un diplomatico alleato. La rimozione del Map è stata accolta con favore dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Che dopo averla annunciata, su Twitter ha commentato: “È una decisione a lungo attesa e accorcia il nostro percorso verso la Nato”. Resta dunque solo il nodo dell’invito. “Sono certo che tutti gli alleati concorderanno su un messaggio molto chiaro per quanto riguarda l’Ucraina”, ha tagliato corto Stoltenberg.
    Altro pilastro del summit – forse mediaticamente meno appetibile sebbene cruciale – è il capitolo “difesa e deterrenza”. Ci sono i piani di sicurezza regionali da approvare, la rivoluzione più rilevante dalla fine della Guerra Fredda: coprono il nord, il centro e il sud dell’Alleanza e sono propedeutici per mettere a terra il Nuovo Modulo Forze della Nato, quei 300.000 uomini ad alta prontezza d’intervento che saranno chiamati a difendere “ogni metro di suolo alleato” per i prossimi anni a venire.
    Ecco, tutto ciò costa. Da nove anni a questa parte la spesa militare dei Paesi europei e del Canada è crescita costantemente ma non basta, i dividendi della pace post crollo dell’Urss sono terminati. A Vilnius si dovrà dunque aprire il portafoglio: dal 2024 il 2% del Pil dovrà essere il minimo. Resta da capire quanto in fretta raggiungere quella soglia. Alcuni alleati – come l’Italia – chiedono una curva dolce, altri severissima. È previsto un compromesso.   

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    I media Usa: “Biden viola il protocollo e tocca re Carlo sul braccio”

    I media americani, soprattutto i tabloid filorepubblicani, si sono sbizzariti a commentare l’immagine nella quale Joe Biden, arrivato a Windsor Castle per il suo incontro con re Carlo, afferra il braccio del sovrano e gli appoggia una mano sulla schiena.
    Un gesto banale e molto comune per il presidente americano che è solito essere abbastanza affettuoso con i suoi interlocutori ma che, mettono in evidenza i media, viola il protocollo della corona britannica.
    Per il New York Post, invece, il gesto non sarebbe stato volontario bensì l’ennesima dimostrazione della fragilità fisica del commander-in-chief 80enne che “per non cadere” si sarebbe aggrappato a Carlo III.