Allargamento, von der Leyen incentiva gli investimenti in Montenegro e Bosnia ed Erzegovina. E sprona i governi sulle riforme
Bruxelles – Seconda tappa del tour balcanico di Ursula von der Leyen. Dopo aver visitato l’Albania, ieri sera (13 ottobre) la presidente della Commissione europea si è recata in Montenegro. A Tivat, sulla costa adriatica, ha incontrato il capo dello Stato, Jakov Milatović, e il primo ministro Milojko Spajić. “Ogni volta che vengo in Montenegro sento battere il cuore dell’Europa“, ha scritto su X appena arrivata, lodando la nazione per essere “all’avanguardia nel processo di adesione” all’Unione.La numero uno del Berlaymont si è nuovamente complimentata per la rapidità con cui Podgorica sta avanzando lungo il sentiero dei negoziati per entrare nel club a dodici stelle: “L’obiettivo dell’adesione del Montenegro all’Ue è davvero vicino al raggiungimento“, ha detto rivolgendosi alla platea, dichiarando di vedere nel piccolo Paese balcanico “un potenziale incredibile“.Ad oggi, il Montenegro ha aperto tutti i 33 capitoli negoziali – organizzati in sei cluster tematici, che indicano i macro-ambiti rispetto ai quali i Paesi candidati devono allinearsi all’acquis communautaire per diventare Stati membri dell’Unione – e ne ha chiusi provvisoriamente sette (l’ultimo lo scorso giugno). Spajić punta a chiuderli tutti “entro la fine del 2026”, con l’obiettivo di “diventare membri del blocco entro la fine del 2028“, portando le cancellerie dell’Ue da 27 a 28.No need to wait for accession to invest in Montenegro.The opportunities are right here, right now.Montenegro is a great place to do business.Today we’re launching 14 projects that show just this ↓ https://t.co/L3Cn8qmrwh— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) October 14, 2025“Si tratta di un obiettivo ambizioso“, ammette von der Leyen, “ma noi amiamo l’ambizione“. Tra le altre cose, Bruxelles apprezza l’allineamento di Podgorica con la politica estera dell’Unione, come evidenziato dalla “vostra decisione di inviare soldati montenegrini a sostegno della nostra missione di addestramento in Ucraina“. La scorsa settimana, il Montenegro è entrato a far parte dell’area unica dei pagamenti in euro (Sepa) insieme ad Albania e Macedonia del Nord, mentre dovrebbe essere imminente l’introduzione del roaming europeo per il traffico internet da rete cellulare.Tuttavia, nota ancora von der Leyen, rimane altra strada da fare per quanto riguarda le riforme nel campo dello Stato di diritto, del contrasto alla corruzione, della trasparenza negli appalti pubblici e della solidità delle infrastrutture democratiche nazionali. La vera difficoltà, in effetti, non sta tanto nell’aprire i capitoli negoziali quanto, piuttosto, nel chiuderli. Il prossimo appuntamento con Bruxelles è fissato per il 4 novembre, quando la Commissione pubblicherà le sue relazioni annuali sui progressi dei Paesi candidati.Ma c’è anche una dimensione economica dell’integrazione continentale, che passa attraverso l’estensione del mercato unico europeo ai Paesi candidati. Da Luštica, nei pressi di Tivat, il capo dell’esecutivo comunitario ha inaugurato stamattina la prima conferenza sugli investimenti Ue-Montenegro, sulla falsa riga di quella svoltasi ieri a Tirana. “Gli investimenti non sono ancora all’altezza del potenziale del Paese”, ha lamentato von der Leyen, ammonendo che “non dovremmo aspettare l’adesione per investire in Montenegro“, pena il rischio di “perdere le opportunità che già esistono”.Il padrone di casa ha annunciato per i prossimi anni un ciclo di investimenti da oltre 3 miliardi di euro: “Il Montenegro è aperto agli affari e ora è il momento di investire” nell’economia nazionale, ha scandito Spajić di fronte agli operatori economici presenti in sala, inclusi attori istituzionali come la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers). La conferenza di Luštica è servita per stipulare 14 contratti di investimento in diversi settori, con un focus soprattutto sulla sostenibilità nel turismo e nei trasporti.Oltre agli investimenti privati, del resto, ci sono pure i fondi europei erogati a Podgorica tramite il veicolo del Piano di crescita per i Balcani occidentali, uno strumento ad hoc con una dotazione di 6 miliardi di euro – ripartiti tra i sei Paesi beneficiari in proporzione alla popolazione e al Pil (al Montenegro sono stati destinati un totale di 383,5 milioni, il 6,8 per cento del totale) – il cui obiettivo è trainare lo sviluppo economico regionale prima ancora dell’accesso all’Ue. Una volta soddisfatte le condizioni per l’erogazione, verrà presto liquidata a Podgorica una tranche da 8 milioni, ha dichiarato von der Leyen, esortando il governo a “continuare con le riforme” per accedere all’intera somma.Terminata la tappa montenegrina, la presidente della Commissione ha ripreso il suo viaggio alla volta della Bosnia ed Erzegovina. Il primo luogo che ha visitato è stato il memoriale di Srebrenica, dove ha commemorato le vittime del genocidio perpetrato dall’esercito serbo trent’anni fa, nel luglio 1995. Da lì si è quindi diretta a Sarajevo, dove ha incontrato i leader della presidenza tripartita (in rappresentanza delle tre comunità nazionali: bosgnacchi, croati e serbi) e la premier Borjana Krišto per rinnovare l’appello all’unità interna, indispensabile per avanzare lungo la strada dell’adesione.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, commemora le vittime del genocidio di Srebrenica, in Bosnia ed Erzegovina, nel trentesimo anniversario del massacro, il 14 ottobre 2025 (foto: Dati Bendo/Commissione europea)La situazione in Bosnia ed Erzegovina rimane tesa, complici gli attriti tra le autorità centrali e la Republika Srpska, dove si sono riaccesi (ma non si sono mai realmente sopiti) i sentimenti separatisti. Qui si terranno, il prossimo 23 novembre, delle elezioni per scegliere il nuovo presidente dopo che il tribunale federale bosniaco ha fatto decadere Milorad Dodik dalla carica lo scorso agosto. L’esito del voto, che tiene sulle spine tanto Sarajevo quanto Bruxelles, potrebbe complicare ulteriormente il percorso della Bosnia ed Erzegovina verso l’Ue.Lo ha dimostrato plasticamente il ritardo nella presentazione dell’Agenda delle riforme che lo Stato balcanico deve inviare al Berlaymont come condizione per ricevere gli esborsi comunitari legati, appunto, alle riforme pre-adesione nel quadro del Piano per la crescita regionale. Il documento è stato recapitato nell’ultimo giorno utile, il 30 settembre, e verrà ora esaminato dalla Commissione. Sarajevo ha già perso 100 milioni la scorsa estate, proprio per l’incapacità di sottoporre a Bruxelles l’Agenda entro le scadenze previste. LEGGI TUTTO