Bruxelles – Il Medio Oriente è sempre più volatile. Poche ore dopo l’annuncio di un cessate il fuoco da parte di Donald Trump, Iran e Israele si sono accusati a vicenda di aver violato la tregua. Mentre le vicende sono in evoluzione continua, l’inquilino della Casa Bianca parte per il summit Nato dell’Aia visibilmente alterato, rimproverando le leadership di entrambi i Paesi e sostenendo che l’accordo sia ancora in vigore.
In una girandola di eventi che continuano a susseguirsi a ritmo accelerato, nelle ultime ore il conflitto tra Israele e Iran è parso sul punto di allargarsi coinvolgendo anche gli Stati Uniti, per poi sembrare risolversi con un inaspettato cessate il fuoco tra le due potenze regionali e, infine, riaccendersi a causa di presunte violazioni della tregua appena concordata.
Era appena passata la mezzanotte di oggi (24 giugno) quando Donald Trump ha trionfalmente proclamato sulla sua piattaforma social, Truth, che lo Stato ebraico e la Repubblica islamica avevano raggiunto l’intesa per un cessate il fuoco. “Partendo dal presupposto che tutto funzioni come dovrebbe, e così sarà”, ha scritto il tycoon, “vorrei congratularmi con entrambi i Paesi, Israele e Iran, per aver dimostrato la forza, il coraggio e l’intelligenza necessari” per per porre fine a quella che suggeriva di ribattezzare “la guerra dei 12 giorni”. Quest’ultima, ha osservato, era “una guerra che sarebbe potuta durare anni e distruggere l’intero Medio Oriente“: ma, diceva, ciò “non è successo e non succederà mai”.
Da subito erano nate incomprensioni circa l’orizzonte temporale della tregua, che il tycoon avrebbe descritto come un impegno di 24 ore e che, sempre secondo Trump, sarebbe entrata ufficialmente in vigore intorno alle 7 di stamattina. Nelle ore successive, entrambe le parti avevano confermato di essere intenzionate ad osservare una pausa nelle ostilità.
Un ruolo importante nella stipula dell’accordo sarebbe stato giocato dal Qatar, dove ieri sera si era materializzata la rappresaglia dell’Iran per la partecipazione degli Usa nel conflitto, avvenuta tramite il bombardamento dei siti nucleari di Fordo, Natanz e Isfahan dello scorso 22 giugno. In un’azione largamente simbolica (e preannunciata alla Casa Bianca), gli ayatollah hanno colpito la base statunitense di Al Udeid, nei pressi di Doha.
Tuttavia, verso le 9:30 di oggi, Israele ha denunciato una violazione del cessate il fuoco da parte iraniana, sostenendo che dei missili avrebbero raggiunto il proprio territorio, un’accusa respinta al mittente dalla Repubblica islamica. Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, ha promesso che lo Stato ebraico avrebbe risposto “con forza” colpendo direttamente “il cuore di Teheran” con “attacchi intensi”.
Ma prima che avvenisse la ritorsione dell’esercito israeliano (Idf), Trump ha rimproverato entrambi i belligeranti per aver violato la tregua. “Sostanzialmente abbiamo due Paesi che stanno combattendo da così a lungo e così duramente che non sanno che c**** stanno facendo”, ha dichiarato ai reporter prima di partire per l’importante vertice Nato dell’Aia di oggi e domani.
E ha mostrato particolare irritazione per il comportamento dell’alleato Benjamin Netanyahu: “Israele deve calmarsi“, ha sbottato rivolgendosi allo storico alleato, sostenendo che non si onora un cessate il fuoco rovesciando sulla controparte “il più grande carico (di bombe, ndr) che abbia mai visto“.
Trump ha sentito al telefono Netanyahu, ingiungendogli di annullare l’attacco. “Israele non attaccherà l’Iran”, ha scritto nell’ennesimo post su Truth, ripetendo che “il cessate il fuoco è in vigore“. Il capo dell’esecutivo di Tel Aviv ha accettato di ridimensionare la portata dell’attacco su Teheran, facendo colpire un bersaglio simbolico e ritirando il resto dei caccia già in volo sopra la capitale iraniana.
Gli ultimi sviluppi gettano l’intera regione in una condizione di ulteriore incertezza, e segnano l’ennesimo fallimento delle iniziative diplomatiche messe in campo dalle potenze occidentali, o quantomeno la loro estrema fragilità. Gli europei avevano tentato di ingaggiare la Repubblica islamica tramite dei colloqui sul suo programma nucleare svoltisi a Ginevra lo scorso 20 giugno, ma quel tavolo era saltato a seguito dell’attacco statunitense sugli impianti atomici iraniani, lanciato appena 24 ore dopo.
Peraltro, il bombardamento dei B-2 Spirit è stato definito illegale da Emmanuel Macron giusto ieri sera: “Potrebbe essere considerato legittimo neutralizzare gli impianti nucleari in Iran, dati i nostri obiettivi”, ha ragionato il presidente francese. “Tuttavia non esiste un quadro giuridico” che giustifichi una simile azione alla luce del diritto internazionale e della Carta Onu, ha aggiunto, “e quindi dobbiamo dire le cose come stanno: questi attacchi non sono legali“.
Dai vertici comunitari, per il momento, non sono arrivate reazioni ufficiali rispetto alle violazioni della tregua. La presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, aveva accolto l’annuncio del cessate il fuoco come “un passo importante per il ripristino della stabilità in una regione tesa“, sottolineando che “questa dev’essere la nostra priorità collettiva”.
Riguardo agli ultimi sviluppi, i portavoce della Commissione ribadiscono che “il lancio di missili segnalato sottolinea quanto possa essere fragile questo cessate il fuoco” e rinnovano l’esortazione a “tutte le parti a dare prova di massima moderazione”. “Invitiamo l’Iran a impegnarsi seriamente in un processo diplomatico credibile, perché il tavolo negoziale rimane l’unica via percorribile“, continuano dal Berlaymont.
Riprendendo il messaggio espresso ieri dall’Alta rappresentante Kaja Kallas, i portavoce reiterano che “stiamo dialogando con tutte le parti perché l’escalation non giova a nessuno” e che “tutti sono preoccupati dalla stessa cosa, cioè l’effetto a catena” che simili azioni possono produrre nell’intera regione.