dall’inviato a Strasburgo – I principali gruppi politici in Parlamento, quelli tradizionalmente più intrisi di europeismi, spingono per un confronto deciso e muscolare con la Russia, mentre le forze più euro-scettiche invitano a restare ancorati al progetto di pace dei padri fondatori: il dibattito d’Aula sul vertice dei leader della Nato produce un testa-coda politico non indifferente, con ruoli che si scambiano e posizioni che si confondono. Il ‘la’ lo offre l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, quando afferma che “la Russia è una minaccia diretta per l’Europa, pone una minaccia globale a 360 gradi”, e che per effetto delle manovra del Cremlino “siamo in guerra“.
L’estone infiamma il dibattito, inevitabilmente. Come sempre, in questi casi, il palcoscenico politico si divide tra chinritiene necessario armarsi e pacifisti: tra i primi figurano popolari (Ppe), socialisti (S&D), liberali (Re), conservatori (Ecr) verdi; tra i secondi la sinistra radicale (laSinistra), sovranisti (Pfe), euro-scettici (Esn).
Kubilius: “Dobbiamo essere pronti per la difesa in tutti i campi, mettere da parte i tempi di pace”
“Dobbiamo condividere responsabilità e costi, l’Ue deve contribuire di più”, sottolinea Michael Gahler (Ppe), che sposa la linea e la visione di Kallas. Il belga Wouter Beke (Ppe), lo fa anche di più: “Il vertice Nato si terrà a l’Aia, dove nel 1948 Winston Churchill invitò a creare un esercito comune. La maniera migliore per garantire la nostra sicurezza è ascoltare quelle parole”. “Spero che i leader si accordino per aumento delle spese in difesa”, auspica il socialista Sven Mikser (S&D), a cui fa eco il conservatore Adam Bielan: “Sosteniamo il dibattito sull’aumento della spesa del 5 per cento di Pil, perché dobbiamo fare di più per la nostra difesa”. Anche i liberali, attraverso Dan Barna, spingono per un’Europa di guerra: “Dobbiamo spendere di più. E’ ciò che dobbiamo pagare per la nostra libertà”. Per Lucia Yar “non è più una questione di ‘se’, è una questione di ‘quanto rapidamente’ sapremo aumentare la nostra spesa militare: la nostra sicurezza non è gratis”. La presidente di Re, Valery Hayer, aggiunge: ” Il 5 per cento di spesa non è abbastanza per la nostra strategia: serve un mercato unico, risorse per l’ingresso dell’ucraina”. Anche tra i Verdi c’è chi dà ragione all’Alta rappresentante: “La nostra minaccia si chiama Russia, e dobbiamo fare come l’ucraina: avere determinazione”, sottolinea Martins Stakis. Il verde olandese Reinier Van Lanschot rilancia: “Serve un deterrente nucleare europeo, e un comando militare europeo” all’interno della Nato.
Harald Vilimsky, dei Patrioti, non ci sta: “L’Ue è basata sulla pace, non è un’alleanza militare. Dobbiamo riportare l’Ue alla sua versione originale di pace“. E attacca l’intero blocco euro-atlantico: “L’espansione della Nato verso est ha prodotto la guerra russo-ucraina”. L’euro-scettico Milan Uhrik (Esn), invece, attacca direttamente l’Alta rappresentante: “Kallas, lei è conosciuta per il suo fanatismo e il suo spirito anti-russo, e viene qui a chiedere di spendere soli per armi. Chi paga? Non possiamo sostenere questa spesa se riduce lo standard di vita”. Il collega Petar Volgin ragiona a voce alta: “Dopo la fine della guerra fredda la Nato si sarebbe dovuta sciogliere, come il patto di Varsavia. Se l’avessimo fatto, evitando di espanderci a est, oggi non avremmo il rischio di una terza guerra mondiale”.
Dai banchi de laSinistra giungono le critiche di Ozlem Demirel: “Von der Leyen vuole migliaia di miliardi spesi in difesa nei prossimi anni, quanti ne servono per combattere la povertà. Vogliamo guerra e debito, che poi verrà pagato dalle generazioni future. Non è giusto”. Ancora più duro il collega di gruppo Marc Botenga: “Dobbiamo essere onesti: la spesa in armi non è per la difesa, ma per l’attacco. Iran oggi, Cina domani. Questa non è la nostra guerra!”. Quindi l’avvertimento agli strenui difensori delle ‘ragioni’ della linea dura: “La Nato è guidata da una persona che si atteggia a gangster”, ricorda Botenga, in una chiara critica al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Rincara la dose Irene Montero (laSinistra): “Oggi sono Israele gli Stati Uniti la vera minaccia”.
Verdi e socialisti, i tentennamenti interni
Nel dibattito accesso filtrano comunque le divisioni interne ai partiti. Il primo a mostrare le incertezze politiche e di coscienza è Bas Eickhout, co-presidente del Verdi: “Possiamo spendere quanto vogliamo in armi e carrarmati ma non avremo vera sicurezza finché non avremo il sostegno dei nostri cittadini, finché loro avranno un tetto sulla testa e potranno pagare le bollette”. C’è sempre più una realtà che avanza, fatta di tagli di spesa dove la gente comune toccherà con mano il cambio di passo dell’Europa. Da qui l’dea dei greens: “Dobbiamo imporre tasse sugli extra-profitti dell’industria della difesa“, così da non gravare sulla cittadinanza.
Riflessione analoga quella di Irene Tinagli (S&D). La presidente della commissione speciale per la Crisi abitativa spiega a Eunews che “la sicurezza è importante, ma se non risponde alle esigenze delle persone si perde il consenso e investire nel militare diventa inutile”.