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Stanzione, ‘il nemico è la solitudine digitale’

   “Dalla bioetica all’intelligenza artificiale, dai poteri privati delle piattaforme al cyberbullismo; dai discorsi d’odio all’oblio; dagli invisibili digitali della gig economy alla telemedicina: in tutti questi ed altri contesti il Garante fornisce il proprio contributo, a tutela di chi viva la solitudine digitale come soggezione all’altrui potere”. A rivendicarlo è il presidente dell’Autorità per la privacy, Pasquale Stanzione, che cita Michel Foucault, “la solitudine è la condizione prima della totale sottomissione”, e ricorda che “contrastarla è l’obiettivo che il Garante persegue ogni giorno” nella sua Relazione al Parlamento.

    “Stabilire la soglia di accesso autonomo dei minori alla rete” è un “tema cruciale per impedire i rischi della ‘solitudine digitale’ e, quindi, dell’esposizione del minore a contenuti potenzialmente lesivi per lo sviluppo della sua personalità, senza neppure la mediazione degli adulti di riferimento”, sottolinea Stanzione. ”Ora, non si tratta di proibire l’uso dei social (le cui potenzialità emancipatrici sono simboleggiate ad esempio dall’ausilio che hanno, in vario modo, fornito al movimento femminista iraniano) ma certamente di renderlo più sicuro; per i minori innanzitutto”. 

    “I giovani – ricorda il Garante – fanno esperienza del mondo soprattutto tramite il web, senza tuttavia disporre degli strumenti per comprenderlo e spesso imbattendosi, da soli, in contenuti inadatti alla loro età, con attitudine manipolativa”.  “Queste distorsioni dell’informazione e delle relazioni in rete, l’eclissi del reale, sono tanto più pregiudizievoli per chi, come i giovani, non dispone ancora delle risorse cognitive e del senso critico per discernere le notizie vere dalle fake news, la critica dall’hate speech, la nuova amicizia dal grooming”, rileva Stanzione.

   Altrettanto gravi i rischi di “coinvolgimento del minore in sfide potenzialmente anche letali, nella cessione di scatti intimi poi utilizzati a fini estorsivi, in incontri pericolosi, non più solo virtuali. Solo quest’anno – ricorda – sono stati ben 4618 i casi trattati dal Centro Nazionale per il Contrasto della Pedofilia Online relativi ad adescamento, pedopornografia e altri reati correlati all’abuso sessuale, tecnomediato, di
minori”.

   Da questo punto di vista la disciplina di protezione della privacy offre “un presidio importante, di cui va garantita effettività soprattutto grazie a sistemi di age verification che, pur non comportando una schedatura dei minori, assicurino adeguata verifica dell’età, anche incaricando di ciò terze parti affidabili. In questa direzione si muove, ad esempio, il tavolo istituito con il recente protocollo d’intesa tra Garante ed Agcom, per la promozione di un codice di condotta relativo ai sistemi per la verifica dell’età delle piattaforme”.

   Inoltre, segnala Stanzione, “esige una riflessione la ricerca spasmodica, da parte dei giovani, di una ‘visibilità’ sui social spinta sino al punto di mettere a rischio la vita degli altri”. Si rischia ”di divenire spettatori inerti del male o, come nel recente caso di cronaca, di sacrificare la vita di un
bambino per un like in più. Se tutto ciò è frutto dell’alienazione dal reale può condurre la sempre più marcata traslazione on line della vita, è prioritario ricostruire una coscienza comune che tenga conto degli effetti, sulle relazioni, della digitalizzazione di tutto”.

   “Rischi non meno trascurabili pone il metaverso, destinato ad avere implicazioni dirimenti sulla società e sulla stessa antropologia contemporanea”, aggiunge il presidente del Garante privacy, sottolineando che rispetto al metaverso “andranno adottate tutte
le misure necessarie ad impedire un’eccessiva dipendenza, soprattutto dei giovani, da questa dimensione quasi onirica, capace di alienarli dalla realtà e di svincolarli dal rapporto con essa, proiettandoli nello spazio dell’infinitamente possibile”.

  

   


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