Il potenziale conflitto di interessi che ha portato il giudice Michel Claise a lasciare la guida delle indagini sul Qatargate riguarda il figlio maggiore, Nicolas, in affari dal 2018 con il figlio dell’eurodeputata Maria Arena, mai indagata ma finita più volte al centro delle vicende riguardanti l’inchiesta di corruzione. Lo scrive il quotidiano belga Le Soir, riportando alcune dichiarazioni del legale dell’eurodeputato Marc Tarabella, tra gli indagati del dossier.
Il figlio di Claise, si legge in un lungo articolo online, ha co-fondato “in quote paritetiche con altri cinque azionisti”, tra i quali Ugo Lemaire, figlio di Arena, “la società Brc&Co, specializzata nella vendita di cbd, la cannabis venduta legalmente”. Una società della quale i due sono ancora oggi co-azionisti. Le informazioni sono state portate alla luce dal legale di Marc Tarabella, Maxim Toeller, costringendo il giudice a lasciare il caso. La rinuncia di Claise “è diventata inevitabile quando, alle 16:04 di lunedì, Toeller ha inviato una lettera direttamente al giudice, informandolo della scoperta e chiedendogli di dimettersi”, si legge nell’articolo. In caso contrario, il legale avrebbe presentato un secondo ricorso, dopo la richiesta di ricusazione presentata a febbraio ma poi respinta dalla giustizia belga.
“In via cautelare e per consentire alla giustizia di continuare serenamente il suo lavoro e di mantenere una necessaria separazione tra vita privata e familiare e responsabilità professionali, il giudice istruttore Michel Claise informa di aver deciso questa sera di ritirarsi dal fascicolo“, scrive la procura in una nota, evidenziando che nel dossier “di recente sono comparsi alcuni elementi” che “potrebbero sollevare alcune domande sul funzionamento oggettivo dell’indagine”.
Qatargate, Eva Kaili ai domiciliari a Bruxelles
L’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, coinvolta nell’inchiesta belga sul Qatargate, ha fatto causa allo stesso Parlamento “per violazione della sua immunità parlamentare, essendo stata monitorata dai servizi segreti durante il periodo in cui ha partecipato alla commissione Pega, che stava indagando istituzionalmente sull’esistenza di software illegali che monitoravano le attività degli eurodeputati e dei cittadini Ue”. Lo annunciano i legali dell’europarlamentare greca. Arrestata il 9 dicembre scorso, Kaili è stata rilasciata il 25 maggio con condizioni dopo una detenzione preventiva di oltre cinque mesi. Il team legale dell’eurodeputata, precisano i difensori Michalis Dimitrakopoulos e Sven Mary, ha deciso di procedere con un ricorso interno alla commissione Legale del Parlamento europeo affinché si apra un procedimento per chiarire se e in quali termini la sua immunità sia stata violata durante l’indagine sul Qatargate. La pubblicazione delle notizie sul monitoraggio da parte dei servizi segreti dell’attività degli eurodeputati ha suscitato “notevole interesse”, evidenziano i legali, aggiungendo che “la triste realtà” sembra essere “che a Bruxelles, capitale d’Europa, si siano installati i conflitti geopolitici del Golfo Persico, del Nord Africa, della Penisola Arabica, di cui oggi è vittima la signora Eva Kaili, domani i giudici e i pubblici ministeri, dopodomani chi?”.
La procura belga vuole chiudere il Qatargate nel 2023
L’eurodeputato Andrea Cozzolino si trova in stato di fermo a Bruxelles nell’ambito dell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate. Lo riferisce il portavoce della procura federale belga al termine di un interrogatorio fiume durato quasi quattro ore tra l’eurodeputato e il giudice istruttore Michel Claise, alla guida delle indagini. “Il giudice dovrà ora verificare la testimonianza offerta da Cozzolino e domani deciderà se convalidare il fermo o disporre il suo rilascio sotto condizioni o con il regime di braccialetto elettronico”, spiega il portavoce.
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