Il 17 maggio 2023 – nel mondo si celebra la 33° Giornata Internazionale contro l’omobitransfobia e proprio in questi giorni è stato rinviato a giudizio l’aggressore della coppia di ragazzi gay di Milano che il 20 maggio del 2020 furono aggrediti con pugni in viso riportando varie contusioni e ferite. Questo risultato arriva anche grazie alla collaborazione tra Gay Help Line e l’osservatorio OSCAD del Ministero degli interni.
Secondo i dati ricavati dai 21.000 contatti ricevuti nell’ultimo anno dal servizio Gay Help Line 800 713 713 numero verde contro l’omobitransfobia, presentati in Campidoglio alla presenza del sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’omobistransfobia non si arresta e cresce in maniera sostanziale l’impatto sociale negativo della violenza e delle discriminazioni sulle persone lgbt+. Le più colpite sono le persone trans, le cui segnalazioni aumentano arrivando al 14,7% dei contatti, in particolare i giovani e gli adolescenti. Sul totale dei gestiti il 41,6% subisce violenza omotransfobica in famiglia in seguito al coming out: le vittime sono per il 31,6% giovani tra gli 11 e i 26 anni.
Per il 15% sono i minori LGBT+ ad essere vittima di maltrattamenti familiari protratti nel tempo e caratterizzati da un’escalation di violenza: la reclusione in casa anche ai danni della frequenza scolastica, i tentativi di conversione, il controllo che sfocia nella violenza verbale e fisica. Nel 5,7% dei casi il bullismo omotransfobico ha favorito l’abbandono scolastico e solo uno studente transgender su 5 ha ottenuto l’applicazione a scuola della “carriera alias”, che prevede l’autorizzazione ad utilizzare nei documenti scolastici pronomi e un nome alias congruente con il genere dello studente Per il 17% i giovani che hanno contattato Gay Help Line raccontano di aver subito la perdita del sostegno economico da parte dei familiari: la maggior parte di questi sono stati abbandonati e questo ha compromesso i loro percorsi di studio e formazione. Su circa 400 casi di giovani LGBT+ cacciati di casa solo il 10% riesce e trovare ospitalità nelle case famiglia protette come Refuge LGBT+ e A casa di Ornella, le nostre strutture, che accolgono le persone LGBT+ e le supportano perché riescano a superare il trauma subito e a raggiungere la propria autonomia attraverso la formazione e la ricerca del lavoro.
Nel 12,6% dei casi violenza e discriminazione omotransfobiche sono state causa di marginalità sociale e disagio abitativo anche nelle fasce di età adute (fino a 70 anni): le risposte del sistema dell’accoglienza alle conseguenze sociali dell’omotransfobia risultano ad oggi insuffucienti, in particolare per le persone trans. Dell’11,4% di segnalazioni di discriminazione lavorativa, 3 casi su 4 riguardano persone trans per cui la barriera nell’accesso al mondo del lavoro è elevatissima.
Il 12% delle segnalazioni riguarda aggressioni, molestie e atti di odio omotransfobico in luoghi pubblici o sul posto di lavoro, scatenati dalla visibilità delle vittime. Solo il 38% delle vittime di aggressione si è recato in pronto soccorso dopo aver riportato lesioni e nella maggior parte dei casi non ha dichiarato di aver subito violenza perchè LGBT+.
Un dato che risulta costante nel tempo è la difficolta delle vittime a denunciare: il fenomeno dell’underreporting (mancata denuncia) incide in maniera preoccupante sul riconoscimento dell’entità delle discriminazioni e delle violenze. “In questo periodo di forte pressione sociale – conclude Gay Hel Line – sono ancora più urgenti misure legislative a supporto delle persone LGBT+, ancora prive di tutele contro la discriminazione, l’odio e la violenza”.
Il 2023 è l’anno in cui Ilga Europe (associazione internazionale per i diritti LGBT presente all’ONU), classifica l’Italia al 34° posto su 49 nella classifica dei Paesi Europei per politiche a tutela dei diritti umani e dell’uguaglianza delle persone LGBT+ (lesbiche, gay, bisex e trans).
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