Giorgia Meloni chiude in 20 minuti il secondo round delle nomine: in un Cdm lampo cambia il capo della polizia e nomina, a cascata, il prefetto di Roma. E soprattutto completa l’operazione sulla Rai, avviata la scorsa settimana con il decreto che cambia le regole per le fondazioni liriche (e con le dimissioni dell’ad Carlo Fuortes) e dà un nome, definitivo, al nuovo comandante della Guardia di Finanza, anche se la formalizzazione arriverà solo al prossimo Cdm. Rimarrà Andrea de Gennaro, quello che che solo due giorni fa ha preso l’interim al posto di Giuseppe Zafarana, passato alla presidenza dell’Eni. E il nome su cui più si era speso, si racconta in ambienti della maggioranza, il braccio destro della premier, Alfredo Mantovano.
Un gioco a incastri che in molti scommettevano non si sarebbe chiuso così rapidamente, vista l’assenza del ministro dell’Economia: ma già a inizio settimana, in alcuni contatti informali e ristretti, gli alleati avevano stabilito di chiudere nel più breve tempo possibile, anche per evitare, il ragionamento di più di un ministro, di dare l’impressione di una maggioranza divisa sulle partite più importanti. Certo, il braccio di ferro è andato avanti fino all’ultimo: tutti scommettevano che si sarebbe andati alla prossima settimana,anche per evitare di fare uno sgarbo a Giancarlo Giorgetti, impegnato in Giappone con il G7. Ma il bilancio, osservano diversi parlamentari, non è poi così a sfavore della Lega, che incassa il capo della Polizia, Vittorio Pisani, vicino al ministro Matteo Piantedosi. Pisani prende il posto – dopo appena due anni – di Lamberto Giannini, spostato alla prefettura di Roma (ma con poteri speciali per il Giubileo 2025). Il partito di Matteo Salvini, sottolineando diversi osservatori, verrebbe “ampiamente ricompensato” anche con le nomine interne alla Rai, dove l’indicazione come ad di Roberto Sergio non avrebbe trovato ostacoli (va bene anche a Fi).
Senza contare che poi dalla prossima settimana ci saranno altre indicazioni da dare per le partecipate non quotate, Rfi e Trenitalia. L’ultima partita del grande girone delle nomine che dovrebbe chiudersi entro la fine del mese. Tutto si è deciso dunque rapidamente in riunioni ristrette fino a prima del Consiglio dei ministri (iniziato con quasi un’ora di ritardo). Giorgetti è in Giappone (e alle prese con la grana del Mes), mentre a Roma il Cdm certifica, come si legge anche nel comunicato finale, che “l’accordo politico” è stato raggiunto. Ma, fanno sapere fonti di governo, proprio lo stesso Giorgetti avrebbe chiesto di aspettare la sua presenza per formalizzare la nomina di De Gennaro. Richiesta che non è arrivata invece per la Rai, che pure spetta al Mef come indicazione. Non è un segreto che De Gennaro non fosse il nome su cui puntava il titolare di via XX Settembre che, facendo asse con il ministro della Difesa Guido Crosetto, aveva proposto Umberto Sirico, comandante dei reparti speciali della Gdf. Alla cerimonia per l’avvicendamento, due giorni fa, Giorgetti aveva predicato cautela, lasciando intendere che servisse ancora tempo per trovare la quadra. Ma più forte, alla fine, è stato l’asse tra la premier e il sottosegretario Mantovano, che dall’inizio volevano De Gennaro. E così è stato dopo una impasse che aveva portato a un inusuale interim che andava sciolto rapidamente.
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