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Decreto ex Ilva approvato al Senato con 78 sì, passa alla Camera

Con 78 voti favorevoli, 57 contrari e 7 astenuti l’aula del Senato ha approvato il decreto che introduce misure urgenti per gli impianti di interesse strategico nazionale, anche noto come ex Ilva. Il provvedimento passa alla Camera per l’approvazione definitiva e va convertito in legge entro il 6 marzo.

Il decreto, varato il 5 gennaio scorso, permette di trasferire 680 milioni ad Acciaierie d’Italia (è il nome del nuovo impianto di Taranto), un prestito ponte per coprire i debiti ed evitare di portare i libri in tribunale, oltre a sostegni a favore di altre aziende strategiche. Viene quindi instaurato una sorta di ‘scudo’ che impedirà, da parte dell’autorità giudiziaria, “sanzioni interdittive” che pregiudichino la “continuità dell’attività” svolta negli stabilimenti considerati di interesse strategico nazionale. Lo ‘scudo’ scatterà solo se saranno eliminate “le carenze organizzative” che hanno determinato il reato.

IL DIBATTITO IN AULA

Zanettin (Fi): attività strategica, scudo penale giustificato 
“Con il decreto Ilva vogliamo garantire la sopravvivenza del colosso industriale della siderurgia italiana e l’occupazione, coniugandola con la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini di Taranto. L’attività del sito industriale è strategica per il nostro Paese. E questo può giustificare il ricorso a norme eccezionali, come quelle previste dal cosiddetto scudo penale, che derogano dai principi generali dell’ordinamento e, come tali, non potranno essere estese ad altre fattispecie. E’ evidente che al governo non ci sono irresponsabili. Si tratta in questo caso di tutelare un interesse prevalente, consentendo agli amministratori dell’Ilva di operare con serenità nel rispetto della legge”. Lo ha detto il senatore di Forza Italia, Pierantonio Zanettin, intervenendo in Aula nella discussione generale sul decreto ex Ilva. “L’auspicio, naturalmente, è che questo decreto possa contribuire anche, in maniera efficace e definitiva, a quel risanamento ambientale del sito produttivo di Taranto che è atteso da troppi anni”, ha concluso.

Boccia (Pd): dl scritto per temporeggiare, il nodo è la strategia 
“Non c’è lavoro se non c’è salute, la storia dell’Ilva dimostra che quando si calpesta il diritto alla salute viene compromesso anche il diritto al lavoro. Il tema resta quindi quello della strategia industriale e quali siano i nodi da affrontare. Oggi siamo a un bivio perché molti degli impegni presi dall’azienda che non sono stati rispettati, a iniziare da quelli occupazionali”. Lo ha detto il senatore del Pd, Francesco Boccia intervenendo in aula sul decreto ex Ilva. “L’accordo di programma – ha aggiunto – serviva per riscrivere un piano industriale che tenesse conto della città di Taranto, una città che ha investito sull’acciaio green, ma prevedeva anche che la trasformazione avvenisse secondo un percorso stabilito con un impatto su salute e occupazione. Serviva proseguire su questa strada con decisione e invece questo provvedimento è stato scritto per prendere tempo senza affrontare la storia dolorosa della città e dello stabilimento”. Quindi ha concluso: “La maggioranza abbia la sensibilità di aprire una discussione utile sugli emendamenti presentati dalle opposizioni che affrontano questi nodi fondamentali e strategici per una corretta riconversione”.

Lo stabilimento di Taranto in una foto del 2013

Nocco (Fdi): lo scudo penale bilancia la continuità produttiva
“Il presente provvedimento non metterà fine all’annosa questione dell’ex Ilva di Taranto. Rappresenta però un primo impegno in tal senso del governo. Obiettivo immediato è garantire la stabilità degli occupati per non bloccare la produzione. Del resto, la riconversione di un’azienda è possibile soltanto se l’azienda è ancora in piedi. Per questo rispondo a chi accusa l’esecutivo di aver iniettato l’ennesimo fondo per salvare ArcelorMittal, che purtroppo i debiti ci sono. Ed è stato inoltre doveroso introdurre l’immunità penale, al fine di garantire un bilanciamento tra le esigenze di continuità produttiva e la tutela della salute e dell’ambiente. Bilanciamento che si colloca nel senso indicato dalla Costituzione e dal giudice delle leggi: è così che perseguiremo l’obiettivo del rilancio dell’industria pesante e della qualità riconosciuta all’estero dell’acciaio made in Italy, la stabilità occupazionale e, non per ultimo, la serenità che Taranto aspetta da troppo tempo”. Lo dichiara in aula la senatrice di Fratelli d’Italia, Vita Maria Nocco intervenendo sul decreto ex Ilva.

Floridia (Avs): con il decreto si prosegue l’inquinamento 
“Nel decreto ex Ilva dietro al termine ‘strategico’ c’è un vuoto sconsolante, zero proposte innovative e zero progetti volti a un serio cambio di passo. Nel decreto c’è solo un via libera a continuare a inquinare, a continuare a ignorare i disastri ambientali e sanitari. E un via libera allo scudo penale per chi commette reati contro la salute e l’ambiente. Stiamo approvando un decreto blindato dal Governo. Nessun emendamento migliorativo è stato accolto, nemmeno quelli presentati dalla maggioranza. Il governo Meloni sta umiliando un territorio in attesa da anni di un cambio di rotta. Gli impianti inquinanti vanno fermati subito perché uccidono, vanno bonificati perché altrimenti uccidono e vanno riconvertiti, perché altrimenti non ci sarà futuro. In maniera miope il Governo ha deciso di mantenere la produzione tradizionale nel più grande polo siderurgico europeo”. Lo afferma la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Aurora Floridia. E prosegue: “Affrontare il cambiamento climatico per un modello di sviluppo più sostenibile non è, come pensa la maggioranza, un freno al rilancio dell’economia, ma una vera opportunità. E vera sfida oggi è quella del mantenimento della produzione di acciaio primario nel processo di de-carbonizzazione, perché in Europa sono già partiti progetti di produzione di acciaio verde. Non c’è un piano per il reintegro dei lavoratori in cassa straordinaria o dell’indotto. C’è però il bavaglio alla magistratura e ci sono 750 milioni di euro ad Acciaierie d’Italia spa, senza vincolarli almeno a un passaggio della quota maggioritaria al socio pubblico. Ci si limita a iniettare denaro pubblico come se nulla fosse. Il governo sbaglia. E’ necessaria una riconversione industriale sostenibile per garantire un vero futuro alle prossime generazioni”.

Russo (Fdi): prorogata l’indennità per i lavoratori dell’indotto Fiat 
“Prorogata fino al 31 dicembre 2023 l’indennità per i lavoratori dell’indotto Fiat di Termini Imerese, in provincia di Palermo, che hanno cessato di percepire l’indennità di disoccupazione Naspi. Lo prevede l’emendamento approvato questa mattina, insieme ad altri di di analogo tenore di altre forze politiche, unificati in unica riformulazione, a mia prima firma e che hanno recepito gli impegni assunti dal governo con un odg, sempre a mia prima firma, contenuto all’interno del cosiddetto decreto Ilva”. Lo dichiara il senatore di Fratelli d’Italia, Raoul Russo. “Abbiamo mantenuto le promesse fatte e l’impegno preso con i lavoratori dell’indotto di Termini Imerese e di altre aree di crisi industriale – prosegue – Ringrazio il governo e il sottosegretario ai Rapporti con il parlamento, Matilde Siracusano, per avere trovato le risorse finanziarie disponibili per approvare questo emendamento, oltre che per la disponibilità dimostrata nell’avere accolto e compreso la necessità di intervenire con un provvedimento ad hoc per salvaguardare e tutelare questi lavoratori. La realtà territoriale di Termini Imerese, insieme alle tante aree di crisi, merita un’attenzione particolare – conclude il senatore – poiché oggi registra i più alti tassi di disoccupazione europea in quanto aziende come Fiat o Blutec sono passate dall’essere un fiore all’occhiello dell’economia siciliana e italiana a fattori di recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale”.

Emiliano: il ridimensionamento è positivo per Taranto
“Il meccanismo di decarbonizzazione occupa meno metri quadri, perché non sono necessari impianti collegati e quindi serve meno spazio. Si tratta di una cosa positiva per Taranto”. Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a margine della prima tappa del roadshow ideato da Edison Next e Regione Puglia durante il quale a Bari sono stati presentati i risultati dello studio “Le opportunità di decarbonizzazione della Puglia”. Emiliano ha commentato la possibilità che il decreto ex Ilva introduca un ridimensionamento dello stabilimento di Taranto in termini di dimensioni. Parlando della possibilità che il provvedimento elimini la Verifica di impatto ambientale, il governatore ha aggiunto di non sapere “come si possa evitare la Via, probabilmente il decreto ritiene che si debbano applicare le norme attualmente in vigore e che non siano necessarie modifiche legislative”. Emiliano ha inoltre detto che “per realizzare i nuovi impianti potrebbe essere necessario semplicare le norme della Via. Questo decreto potrebbe essere un’opportunità”.

M5s: piegati a Mittal lasciano Sanac alla deriva 
“Il dl Salva Ilva è un concentrato di assurdità ormai fin troppo note, tra scudi penali, eliminazione di tutele ambientali e sanitarie, depennamento dei vincoli di dissequestro. Un testo talmente osceno che, per imbarazzo, l’allegra brigata capeggiata da Giorgia Meloni non ha consentito che venisse minimamente modificato in Senato. Ci sono poi situazioni come quella di Sanac che gridano davvero vendetta. Il M5s aveva chiesto che l’erogazione di fondi pubblici in favore di Acciaierie d’Italia fosse subordinata quanto meno alla garanzia del pagamento dei debiti nei confronti delle società che sono in difficoltà a causa dei ritardi di Acciaierie d’Italia, come Sanac, ma dall’esecutivo è arrivato un paradossale no. Acciaierie d’Italia finora, non solo non ha previsto un piano di rientro nei confronti di SANAC, ma ha anche stoppato le commesse nei confronti del suo principale fornitore di refrattari e ha cominciato ad acquistare il materiale da fornitori esteri. Per questo avevamo chiesto di inserire Sanac tra gli impianti di interesse strategico, ma Meloni e ciurma si sono girati dall’altra parte. In pratica ormai ci troviamo alle prese con un governo che si definiva patriota piegato completamente all’esigenze di Arcelor Mittal. Si lascia che un’azienda italiana come Sanac vada alla deriva nell’indifferenza più totale insieme ai suoi 350 dipendenti, tutto per non disturbare il gigante indiano. A riprova che sul settore siderurgico questo governo non solo non ha uno straccio di visione, ma va fiero dei danni che fa”. Così in una nota i senatori M5s Sabrina Licheri e Luca Pirondini.

Camusso(Pd): no allo scudo penale anche sulla salute
“Con il decreto ex-Ilva siamo di fronte ad un’occasione perduta perchè si continua a finanziare un attore privato senza che questo determini dei risultati positivi. Il settore siderurgico purtroppo non è uno di quelli che brilla per sicurezza sul lavoro e lo stabilimento di Taranto non è fuori da questa problematica. Stupisce che si reintroduca uno scudo penale e l’impunibilità rispetto alla salute e sicurezza sul lavoro. In un Paese che continua ad avere 1000 morti sul lavoro all’anno non è questa la giusta risposta. Se proprio si intende proporre uno scudo penale vi si escludano i reati in materia di salute e sicurezza sul lavoro, le ragioni della vita delle persone devono venire prima delle ragioni del profitto”. Lo ha dichiarato in aula la senatrice del Pd Susanna Camusso nel corso della discussione degli emendamenti al decreto.

M5s voterà contro il dl, “a rischio salute e ambiente”
Il gruppo del M5s voterà contro il decreto ex Ilva. Ad annunciarlo in Aula è stato il senatore e vicepresidente del gruppo, Mario Turco parlando di un provvedimento che “antepone gli interessi economici alle esigenze di tutela della salute, dell’ambiente e della sicurezza lavoro”. E ha aggiunto: “E’ un provvedimento pericoloso. Con il ripristino dello scudo penale si reintroduce l’autorizzazione a mettere a rischio la salute dei cittadini in violazione del diritto alla vita e alla sicurezza sociale. Si priva la magistratura e le istituzioni stesse di quegli strumenti necessari per impedire che impianti dannosi per la salute e l’ambiente possano continuare a inquinare sollevando tutti da ogni responsabilità”. Poi riferendosi alle forze di maggioranza, ha sottolineato: “Per assicurare il ‘diritto di uccidere’ vi siete perfino spinti oltre, eliminando anche il ‘vincolo del dissequestro’ degli impianti, quale condizione necessaria per sbloccare i finanziamenti pubblici e garantire la continuità produttiva. In questo modo, state finanziando con denaro pubblico impianti che ancora oggi continuano a inquinare, così come affermato dalla recente pronuncia della Corte di Assise di Taranto sul rigetto della domanda di dissequestro. A sostegno del vostro disegno ‘banditesco’, avete persino blindato il testo senza permettere al Parlamento di migliorarlo e di eliminare le storture giuridiche contenute. Diverse erano le proposte emendative del M5s che non avete accolto e, probabilmente, neanche letto”.

Iv-Azione si asterrà al dl, “riserve motivate” 
“Il decreto che è in votazione non sposta più di tanto i termini della questione. Ci piacerebbe poterci fidare delle parole del governo e del partner industriale che ha a fianco e che in questi ultimi anni ha mostrato una certa dose di opportunismo. Nell’uno e nell’altro caso abbiamo delle motivate riserve, anche sul piano industriale. Per questo, il nostro sarà un voto di astensione”. Lo ha annunciato in Aula la senatrice Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di Azione nella dichiarazione di voto sul cosiddetto decreto ex Ilva. “È l’ennesimo capitolo legislativo della vicenda ex Ilva: si procede di emergenza in emergenza, di decreto in decreto – ha aggiunto – È un destino che è toccato a molti governi: alcuni hanno provato a fare cose giuste, altri ne hanno certamente fatte di sbagliate. Penso per esempio all’errore commesso dal governo Conte di cancellare quello scudo penale che era una delle architravi della gara predisposta dal governo Gentiloni, ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda. Azione-Italia viva è favorevole infatti allo scudo penale e sarebbe impensabile immaginare una conduzione di Ilva nei prossimi anni senza la sua reintroduzione. Se vogliamo dare all’Italia una politica industriale seria dobbiamo uscire da una logica binaria che prevede che l’industria sia sinonimo di inquinamento e che la tutela dell’ambiente si possa realizzare solo bloccando le produzioni. Grazie alle moderne tecnologie, invece, l’acciaio – asset fondamentale per il nostro Paese – e l’ambiente possono essere compatibili


Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml

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