Bruxelles – L’accordo sul nucleare iraniano “non è morto”, ma sicuramente non gode di ottima salute. L’Unione europea, che nella figura dell’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è coordinatore dell’intesa per limitare il programma nucleare di Teheran, non nasconde le enormi difficoltà a portare avanti le già complicate negoziazioni tra i Paesi firmatari dell’accordo, ora che la Repubblica islamica si sta rendendo protagonista di strappi sempre più profondi con la comunità internazionale.
“La brutale repressione contro i manifestanti, l’esecuzione barbara delle condanne a morte e il supporto militare all’invasione russa dell’Ucraina sono questioni che stanno ulteriormente complicando il dialogo”, ha ammesso il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano. Le trattative sul JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 a Vienna dall’Unione europea, dall’Iran e dal gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania), non hanno mai avuto vita facile: messe in stand-by nel 2018, quando gli Stati Uniti dell’allora presidente Donald Trump decisero unilateralmente di ritirarsi, sono riprese lentamente durante il 2021 grazie al cambio di amministrazione a Washington, ma proprio il presidente statunitense, Joe Biden, avrebbe recentemente dichiarato, durante un comizio elettorale lo scorso dicembre, che “il JCPOA è morto”. Un’affermazione inequivocabile, che la Casa Bianca non ha smentito.
Per Bruxelles, che si è storicamente presa carico dello sforzo diplomatico per avvicinare le parti, “l’accordo non è morto, ma nella situazione attuale l’obiettivo è cercare di rompere lo stallo”: il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, dopo aver incontrato in un bilaterale lo scorso 20 dicembre il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amirabdollahian, aveva affermato di essersi trovato d’accordo con la controparte iraniana sulla necessità di “mantenere aperta la comunicazione e ripristinare il JCPOA sulla base dei negoziati di Vienna”, ma la situazione nel Paese sta precipitando giorno dopo giorno. Ultimo in ordine di tempo, due giorni fa il procuratore generale del governo teocratico, Mohammad Jafar Montazeri, ha dato il via libera all’esecuzione capitale dell’ex viceministro della difesa Alireza Akbari, che aveva doppia nazionalità anglo-iraniana, accusato di spionaggio per conto dell’intelligence britannica.
Il Regno Unito, anche in risposta all’impiccagione di Akbari, sta velocizzando le procedure per inserire il corpo militare iraniano delle Guardie della Rivoluzione nella lista nazionale delle organizzazioni terroristiche, e ha già richiamato in patria il proprio ambasciatore a Teheran: simili richieste potrebbero essere formulate anche dal Parlamento europeo, che si riunisce oggi a Strasburgo e che ha in programma proprio una discussione con Josep Borrell sulla risposta europea alle atrocità commesse dal regime dei mullah. La presidente dell’eurocamera, Roberta Metsola, ha aperto la sessione plenaria chiedendo alla comunità internazionale di “rispondere con fermezza al terrore perpetrato dal regime” e ribadendo la necessità di “fermare le Guardie della Rivoluzione e giudicare i responsabili” della feroce repressione. Metsola ha pronunciato un discorso anche fuori dal Parlamento, dove era in corso un presidio in solidarietà verso i manifestanti iraniani. L’Iran, ha dichiarato Peter Stano, “sarà in agenda anche al prossimo vertice dei ministri degli Esteri Ue (il 25 gennaio), stiamo osservando attentamente la situazione e siamo pronti a reagire ulteriormente”.
Nonostante lo stato dei rapporti con l’Iran sembrerebbe giunto a un punto di non ritorno, l’Unione europea non perde le speranze di poter proseguire il dialogo almeno sul dossier relativo alle limitazioni al programma nucleare di Teheran: “Non è facile, ma Josep Borrell è in contatto regolarmente con il ministro degli Esteri iraniano e con gli altri partecipanti, siamo ancora impegnati per capire come e se riusciremo a procedere nell’accordo”, ha concluso il portavoce del Seae.