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Urne battezzano il Terzo polo, è sorpresa centristi

Il terzo polo è “nato” ed è la sorpresa delle amministrative 2022. Il fronte dei centristi – che va da Azione a + Europa passando per Italia viva – la spunta tra i litiganti a destra e quelli a sinistra e segna un colpo inaspettato. In particolare, fa l’exploit a L’Aquila dove il candidato Americo Di Benedetto arriva secondo con il 23% dei voti – dati provvisori – staccando anche la sfidante del Pd, Stefania Pezzopane. A Palermo sfiora il 15%, altrove supera il 10%. E ora che si sono contati, i centristi vogliono contare.

Consapevoli di poter diventare l’ago della bilancia alle politiche del prossimo anno e senza reverenze. Anzi, con lo stile di Matteo Renzi gettano l’amo al Pd: “Se fossi ancora un dirigente del Pd – azzarda l’ex segretario Dem – mi porrei il tema di fare un’alleanza col centro riformista anziché coi grillini”. Gongola pure Carlo Calenda che quantifica così la performance: “La nostra è un’area del pragmatismo e della responsabilità che vale dal 10 al 20% a seconda dei Comuni”.

Alla prima prova elettorale fuori dalla Capitale, l’ex ministro dimostra che il quasi 20% raggiunto da candidato sindaco a Roma l’anno scorso, non era un caso. “Abbiamo intercettato un’area di italiani che si è rotta le scatole di una sinistra con 5 Stelle e i Verdi del no a tutto e dall’altra una destra spaccata su tutto”, spiega. Il nuovo schieramento rivendica il suo ‘pedigree’ fatto di concretezza e sostegno alla maggioranza e al premier Draghi, restando lontanissimo da populisti e sovranisti.

E guardando al futuro si definisce un polo “forte e in crescita”. La palla passa ora al Pd e chissà che il campo largo fallito con i 5 Stelle, prenderà corpo con il nuovo centro, vista la dote di voti che potrebbe portare tra un anno. Glissa per ora Enrico Letta insistendo sulla necessità di un campo progressista come “unico argine alle destre”. Ma Calenda non ci sta e ribatte: “Enrico, non è una proposta politica. Dopo una legislatura dove tutti si sono alleati con tutti e Salvini ha governato con il tuo alleato Conte, è davvero poco credibile”.

In attesa di una decisione, è evidente che i centristi tenteranno il pressing alla luce del flop elettorale dei 5 Stelle. A infierire è soprattutto Renzi che più della “vittoria sostanziale del centrodestra”, riconosce che il voto ha segnato “la fine del grillismo”. L’ex premier rivendica il ruolo “decisivo” di Iv nell’elezione al primo turno di tanti sindaci, “da Bucci a Genova fino a Giordani a Padova”. E cita il “risultato splendido di Cosimo Ferri a Carrara (17%)”. Idem a Palermo dove Fabrizio Ferrandelli (sostenuto da Azione) è terzo con oltre il 14%, dopo Roberto Lagalla del centrodestra in testa al 48% e Franco Miceli del Pd col 28. E a riconoscere il merito al candidato di Azione è Gianfranco Miccichè: per il leader di Forza Italia in Sicilia “Ferrandelli da oggi è un soggetto politico con cui bisogna dialogare”. Terzo posto pure per Dario Costi a Parma che incassa il 12% nella città che fu terra di conquista del Movimento dieci anni fa. “Ha fatto un grande risultato – si vanta Calenda – Ma qualcuno mi deve spiegare come ha fatto a votare un signore che ha patteggiato per corruzione e concussione come sindaco di quella città”, riferendosi a Pietro Vignali scalzato da Michele Guerra del centrosinistra. 
   


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Il Sud, laboratorio del campo largo, lascia al palo M5s

Palermo: 218 sezioni su 600, Lagalla al 49% e Miceli al 28%