Come da pronostico, se i numeri dei primi exit poll venissero confermati, Marco Bucci sarà rieletto al primo turno sindaco di Genova. Il primo cittadino uscente, che cinque anni fa fu una scommessa della Lega, ha convinto ancora i genovesi. Nel 2017 riuscì a portare Genova al centrodestra per la prima volta, vincendo al ballottaggio, ora si confermerebbe al primo turno. Bucci è dato a una percentuale che può oscillare tra il 51 e il 55% contro il 36-40% del principale antagonista, l’avvocato Ariel Dello Strologo, candidato dell’area progressista.
Stando così i numeri per Bucci si tratterebbe di un successo netto e soprattutto un gradimento che la campagna elettorale degli oppositori non ha saputo scalfire perché i primi sondaggi lo davano in vantaggio di 10-15 punti su Dello Strologo e tale distanza pare sia confermata nonostante negli ultimi giorni il candidato dell’area progressista, il segretario del Pd Enrico Letta ed altri avevano parlato di buone sensazioni e che il ballottaggio era “non una speranza, ma quasi una certezza”.
Marginali i consensi per gli altri candidati. Mattia Crucioli, ex senatore M5s, e ora tra i leader dell’Alternativa c’è, candidato antisistema, anti Draghi e anti green pass, con la lista Uniti per la Costituzione, che ha saputo aggregare vari movimenti e partiti come Italexit, di Paragone, non va oltre il 4%. Antonella Marras, impiegata, sostenuta da Rifondazione, Pci e Sinistra anticapitalista è tra l’1 e il 3%.
Sul voto pesa ancora una bassa affluenza di partecipazione.
Nel 2017 il partito del non voto fu intorno al 50%, come questa volta.
Sette i candidati e 19 liste in corsa, ma la partita era solo tra Marco Bucci e Ariel Dello Strologo. Gli altri candidati erano Cinzia Ronzitti ex commessa, candidata per il Partito comunista dei lavoratori, l’imprenditore indipendente Carlo Carpi (Carpi sindaco – Insieme per Genova) e il no vax Martino Manzano con la lista Movimento 3V (Vaccini, vogliamo verità).
La sfida di Genova non è solo amministrativa. La città della Lanterna misura la salute del campo progressista: qui il Pd ha rinunciato all’idea del partito autosufficiente ed è il tessitore di una rete che oltre ai 5 Stelle tiene insieme la Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni, i socialisti di Enrico Maraio, Europa Verde e lista Sansa, il movimento del consigliere regionale Ferruccio Sansa, giornalista, che è stato il principale antagonista di Giovanni Toti alla carica di presidente della Regione. Insomma, quello schieramento inclusivo, il ‘campo largo’, che Letta spera possa vincere le politiche del prossimo anno. L’analisi andrà fatta con calma ed attenzione, anche perché lo stesso Letta era consapevole che a Genova sarebbe stata difficile, tanto da portarlo a dire “giochiamo in trasferta”. Qui ci sono gli occhi puntati sul centrismo portato avanti dal governatore Giovanni Toti con la sua lista e poi ci sono gli innesti nelle liste civiche del sindaco Bucci (ne ha due, Vince Genova e Genova Domani) di esponenti di Italia viva e Azione. Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno spiegato la scelta dicendo che non si tratta di una adesione a un progetto politico, ma è l’appoggio al ‘sindaco del fare’.
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