Lo scandalo Partygate torna a bussare alle porte di Downing Street ma questa volta trova una situazione molto diversa per il premier britannico Boris Johnson, più che mai impegnato in un ruolo di guida nella risposta occidentale contro il presidente russo Vladimir Putin per l’invasione dell’Ucraina. Oggi la Met Police ha inviato le prime 20 multe a persone coinvolte, in particolare funzionari (in carica o che si sono dimessi), nelle feste e negli altri eventi tenuti nel periodo 2020-2021 a Downing Street (e a Whitehall) in violazione delle restrizioni anti-Covid allora vigenti. Il portavoce del n.10 ha confermato che al momento Johnson, finito nei mesi scorsi al centro di una bufera politica per la gestione della vicenda e la partecipazione ad alcuni dei party sotto accusa, non risulta fra i multati ma che se nel prosieguo delle indagini lo fosse, l’opinione pubblica ne verrà informata, anche perchè Scotland Yard si limita a comunicare il numero di sanzioni emesse e pochi altri dettagli.
La tempesta che aveva visto vacillare Boris, con richieste di dimissioni arrivate da alcuni deputati ‘ribelli’ del suo partito conservatore e con forza dalle opposizioni (laburista e dello scozzese Snp), è stata drasticamente ridimensionata, anche nell’attenzione dei media, da un conflitto che richiede ora più che mai un primo ministro al suo posto e non certo una crisi di governo. Anche se oggi la vice leader del Labour, Angela Rayner, ha parlato ancora di dimissioni per il premier, le ha comunque messe in relazione a una multa col suo nome e cognome, mentre in precedenza il partito di sinistra chiedeva a BoJo di farsi da parte per i dubbi emersi sulla sua gestione e soprattutto l’accusa di aver mentito, ancora prima che l’inchiesta di polizia sui 12 party incriminati venisse aperta. Gli osservatori ritengono che l’ipotesi di una uscita di scena del primo ministro per questa vicenda sia ormai archiviata o come minimo allontanata. Non solo, fra i Conservatori Boris ha riconquistato piena fiducia e secondo i sondaggi i Tory sono in graduale recupero dopo il sorpasso subito dal Labour prima della guerra quando la polemica per il Partygate era nella fase più accesa.
Se tutto questo non bastasse, Johnson ha creato un rapporto personale e diretto col presidente ucraino Volodymyr Zelensky: i due si sentono quasi ogni giorno e Kiev considera il Regno Unito come uno dei Paesi più vicini alla sua causa anche nella prospettiva di arrivare un giorno a un accordo di pace.
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