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Ucraina: Draghi al Quirinale per vicenda spese militari

A quanto si apprende il premier Mario Draghi si sarebbe recato al Quirinale per aggiornare il capo dello Stato sulla vicenda degli investimenti militari. Oggi il presidente del Consiglio ha incontrato il leader M5s sul tema dell’Ucraina. Il Governo intende rispettare e ribadire con decisione gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil. Questo è quanto avrebbe detto il premier Mario Draghi nel corso dell’incontro con Giuseppe Conte nel quale, però, il leader M5s avrebbe tenuto il punto sul nodo delle spese militari.

“Non possono essere messi in discussione gli impegni assunti, in un momento così delicato alle porte dell’Europa. Se ciò avvenisse verrebbe meno il patto che tiene in piedi la maggioranza”, il commento che filtra da Palazzo Chigi.

“I piani concordati nel 2014 – sottolineano ancora fonti di palazzo Chigi – e seguiti dai vari governi che si sono succeduti, prevedono entro il 2024 un continuo progressivo aumento degli investimenti. Il bilancio della difesa nel 2018 era sostanzialmente uguale al 2008. Nel 2018 si registravano circa 21 miliardi, nel 2021 24,6 miliardi (un aumento del 17 per cento). Questi sono i dati del Ministero della difesa nei governi Conte. Tra il 2021 e il 2022 il bilancio della difesa sale invece a 26 miliardi: un aumento del 5,6 per cento”.

Ho portato a Draghi la preoccupazione del M5s e di tutti italiani. Ho chiesto al premier di lavorare per maggiori risorse per la salute italiani. Abbiamo discusso del caro bollette, che sono anche triplicate, dell’aumento del prezzo dei generi alimentari. Questioni prioritarie rispetto all’ incremento spesa” militare. Lo ha detto il presidente dei 5 stelle, Giuseppe Conte, al termine dell’incontro con il premier Mario Draghi. “Siamo rimasti che ci aggiorneremo”, ha quindi aggiunto. “In commissione al Senato – ha spiegato – c’era un odg che evocava questo impegno. M5s ha chiesto di votarlo” ma non è stato fatto. “Ora i lavori della commissione si sono aggiornati. Su questo (con il premier Draghi, ndr) abbiamo discusso. Abbiamo valutazioni diverse”. Conte ha aggiunto: “non metto in discussione l’accordo nè che il governo lo faccia con la Nato”.

“Nel Def ragionevolmente – ha detto Conte –  non ci sarà scritto qualcosa del genere, ma questo non toglie che è una prospettiva che dobbiamo affrontare. Il problema può essere procrastinato ma dobbiamo affrontarlo dal punto di vista politico”.

Il segretario del Pd Enrico Letta segue con preoccupazione questi momenti. Così fonti del Nazareno rispondono, interpellati, alla domanda su cosa pensi il leader dem dello scontro tra il premier Draghi e il leader M5s Conte.

“Draghi è uno statista, Conte è un populista. Noi stiamo con Draghi, noi stiamo con l’Italia”. Lo scrive su Twitter il leader di Italia viva, Matteo Renzi.

Il dl Ucraina arriverà in Aula al Senato domani alle 18 anche se non concluso in commissione, non è previsto orario di chiusura. L’esame proseguirà giovedì con il voto finale con o senza fiducia. Lo si apprende a margine della conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. La decisione del governo sulla possibilità di porre questione di fiducia si avrà nelle prossime ore.

Tensione in commissione. “È inaccettabile che il governo abbia deciso di accogliere l’ordine del giorno di FdI sull’aumento delle spese militari al 2% del Pil entro il 2024 malgrado la forte contrarietà della principale forza di maggioranza. Un ordine del giorno che inizia con ‘Il Senato impegna il governo’ non può essere accolto senza un voto di verifica”. Lo dichiarano la vicepresidente del M5S Paola Taverna e i senatori Vito Crimi, Gianluca Ferrara, Ettore Licheri, Andrea Cioffi e Gianluca Castaldi che stanno partecipando alla seduta congiunta delle commissioni Difesa ed Esteri.

“Malgrado la nostra insistente richiesta – proseguono Taverna, Crimi, Ferrara, Licheri, Cioffi e Castaldi – , la presidente della commissione Difesa Roberta Pinotti non ha voluto metterlo ai voti. Di cosa ha paura? Forse dopo le parole di Papa Francesco temono che in molti abbiano un rigurgito di coscienza e si oppongano a questa scelta scellerata? Di cosa ha paura il Governo? La forza di un Paese non si misura con il numero di carri armati e cacciabombardieri, ma con la solidità economica delle proprie imprese, con il benessere dei suoi cittadini, con la capacita di resistere alle crisi economiche ed energetiche. Un paese forte è un paese con una forte coesione sociale. Insisteremo quindi sulla richiesta di mettere al voto questo ordine del giorno”, concludono.

   


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