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'Ha insultato Ataturk', indagato il Nobel Orhan Pamuk

L’incubo dei procedimenti giudiziari torna a insidiare lo scrittore turco Orhan Pamuk. A finire sotto accusa questa volta non sono dichiarazioni alla stampa, come quelle sul massacro degli armeni del 1915 che gli costarono varie querele in passato, ma le parole scritte in un romanzo di fantasia ambientato durante gli ultimi anni dell’Impero ottomano in un’isola immaginaria dove si è diffusa un’epidemia di peste. Tra le pagine dell’ultimo libro dello scrittore “Veba Geceleri” (“Le notti della peste” in turco, la cui uscita in Italia è prevista a fine 2022) ci sarebbero insulti nei confronti di Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Repubblica di Turchia. Questa è la tesi accolta dalla procura di Smirne che oggi ha aperto un’inchiesta – dopo un primo procedimento terminato in un non luogo a procedere – a partire dalla denuncia dell’avvocato Tarcan Uluk per cui il presunto attacco al padre fondatore della Turchia costituirebbe un “incitamento all’odio”.

Nella sua deposizione al pubblico ministero, Orhan Pamuk ha rifiutato le accuse affermando di non aver “scritto nulla che abbia implicazioni con Ataturk”, aggiungendo che nel suo libro non c’è mancanza di rispetto verso i padri della patria al contrario descritti come eroi libertari. Nonostante la grande popolarità di cui gode Pamuk in Turchia, la notizia non ha trovato ampio spazio sui media nel Paese e a sostegno dello scrittore si sono levate soltanto poche voci tra cui quella del pianista Fazil Say che ha definito l’inchiesta “ignobile, ignorante e volgare”.

Nato a Istanbul nel 1952, Pamuk è tra gli scrittori turchi più noti a livello internazionale. La sua è una carriera costellata di enormi successi – fu il primo cittadino turco a ricevere il premio Nobel nel 2006 – ma anche macchiata da procedimenti giudiziari e attacchi. Nel 2005 finì a processo per “insulto alla Repubblica turca” a causa di un’intervista a un quotidiano svizzero dove esprimeva tristezza per gli armeni e i curdi uccisi nel periodo di transizione tra l’impero ottomano e la repubblica di Turchia. Mentre si recava in aula per un’udienza fu colpito dal lancio di uova di un gruppo di nazionalisti che lo accusava di essere un “traditore della patria”. Recentemente Pamuk ha ricordato con amarezza le forti critiche da parte di “circoli secolaristi” contro il suo appoggio nel 2010 a un referendum per limitare il potere dell’apparato militare, promosso dall’allora primo ministro Recep Tayyip Erdogan, che secondo lo scrittore avrebbe aiutato a portare la Turchia in Unione Europea.

A causa delle sue posizioni liberali e democratiche, Pamuk è stato frequentemente attaccato da nazionalisti lontani dall’Islam politico del presidente turco. Nello stesso tempo, lo scrittore non ha mai esitato a contestare Erdogan. Quando nel 2020 il leader turco decise di riconvertire in moschea Santa Sofia, lo scrittore affermò che la Turchia non era più un Paese laico. “Non c’è più libertà di pensiero, separazione dei poteri o indipendenza della magistratura” ha affermato il premio Nobel quest’anno contestando apertamente gli arresti di molti giornalisti e colleghi scrittori finiti in carcere a causa di opinioni politiche critiche nei confronti del presidente Erdogan.
   


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