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Impasse ddl omofobia, mossa Lega con nuovo testo

E’ braccio di ferro nella maggioranza sulla legge contro l’omofobia, calendarizzata in commissione Giustizia al Senato. Il ‘tornado’ Fedez, che dal palco del primo maggio ha cercato di tirare la volata al ddl Zan, fa emergere lo scontro in atto a Palazzo Madama con la Lega che annuncia un proprio testo e Pd e M5s che ipotizzano di “aggirare lo stallo” in commissione, portando il ddl direttamente in Aula. Approvato alla Camera a novembre del 2020, dopo una lunga battaglia dentro e fuori i palazzi della politica, dal 28 aprile il ddl Zan è nel calendario della commissione Giustizia del Senato. Qui, da una parte ci sono i promotori (Pd, M5s, Leu, Iv) decisi ad arrivare fino in fondo per “una battaglia di civiltà”, dall’altra il centrodestra che ha preannunciato una “discussione lunga e approfondita”. Più incerta la posizione di Forza Italia, tra il coordinatore nazionale Antonio Tajani che si è schierato apertamente per il no e l’ala più liberal propensa ad un confronto (sui social la capogruppo forzista a Palazzo Madama Anna Maria Bernini solo ieri si diceva “personalmente” convinta che “il ddl Zan darà al Senato la possibilità di ragionare e lavorare sul testo apportando le modifiche che si renderanno necessarie”).

Su questo scacchiere è il Carroccio a muovere l’ultima pedina. Il presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, fa sapere che è “pronto un testo della Lega che mira a tutelare tutte le persone più vulnerabili, ampliando la sfera rispetto al testo Zan”. Il documento prevede “un’aggravante che aumenta le pene per tutti i reati commessi nei confronti delle persone più deboli”, prendendo in cosiderazione “dalla disabilità fino all’orientamento sessuale”. L’annuncio fa saltare sulla sedia Dem e 5 stelle. Il vicepresidente dei senatori Pd in Senato, Franco Mirabelli, punta il dito contro Ostellari che “vuole impedire la discussione del ddl Zan. Altro che voglia di confrontarsi, la Lega ha preso in ostaggio la commissione Giustizia del Senato e ciò è inaccettabile”. La collega di partito, Monica Cirinnà, “se la commissione resta un pantano”, suggerisce di “portare direttamente il testo in Aula con un accordo di maggioranza. Come accaduto per le unioni civili”.

Botta e risposta tra il senatore leghista Andrea Ostellari e Alessandro Zan. “Fedez? – dice Ostellari a Il Morning Show in onda su Radio Cafè – Non mi stupirebbe di vederlo candidato alle prossime elezioni. Non sono in grado di dirlo se dopo il Movimento 5 Stelle arrivasse il Movimento 5 Ferragni, io questo non lo escludo e gli auguro buona fortuna”. Sui rapporti con il parlamentare del Pd Alessandro Zan l’esponente leghista ha aggiunto: “Io e Zan siamo padovani e non ci diamo le spalle. Non abbiamo avuto occasione di recente di incontrarci, però questo non esclude che si possa fare. Anzi, tendo la mano e mi piacerebbe che il dibattito fosse aperto, per fare una legge utile per tutti non solo per una parte” ha affermato Ostellari che ha aggiunto: “Anzi se mettete a disposizione il vostro studio lo facciamo in diretta radiofonica”.

“Ostellari vuole incontrarmi? Io prendo volentieri un caffè con lui, ma il problema non sono io. Perché io sono un deputato, e il mio ruolo di relatore alla Camera l’ho già svolto. Ostellari dovrebbe incontrare i senatori della sua commissione e capire il sentimento prevalente della commissione giustizia che vuole approvare il testo di legge contro l’omotransfobia”: così il deputato Pd Alessandro Zan, primo firmatario del ddl Zan, ospite a “The Breakfast Club” su Radio Capital. “Il leghista Ostellari da tempo sta osteggiando – spiega Zan – il disegno di legge sui crimini d’odio ma lui come presidente della commissione giustizia dovrebbe essere super partes. Ha fatto tutto il contrario, continuando a tenere la legge in un cassetto, dichiarando che non era una priorità, decidendo lui arbitrariamente cosa è giusto e cos’è sbagliato. Dovrebbe tenere conto della sensibilità prevalentemente della commissione che vuole discutere questa legge”. Quanto al monologo dei comici Pio e Amedeo che giustificano l’uso di parole giudicate omofobe e razziste: “Non voglio la censura della satira, ma queste battutine ricordano la commedia degli anni 70 dove si usavano termini che rivelavano omofobia e anche misoginia. Battutine che ammiccano a stereotipi intrisi di cultura della discriminazione verso particolari gruppi sociali”.


Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml

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