Continua il dibattito nelle Regioni dopo le parole del ministro Patuanelli che ha ipotizzato una ripartenza divisa per aree geografiche. “Abbiamo chiesto al Governo – dice intanto il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini a Rai News24 – di dare linee guida sul tema dei dispositivi di protezione individuali. Faccio un esempio: le mascherine servono per evitare il contagio? Bene, si dica che servono, sono obbligatorie a livello nazionale, mettendo anche a fianco una sanzione per chi non rispetta il suo utilizzo”.
Intanto il governatore della Lombardia Attilio Fontana interviene parlando a Centocittà su Radio1 torna sulla questione. “O siamo in grado di contenere il contagio, allora si apre tutti, o se non siamo in grado non c’è chi ‘è più o chi è meno’, perché se il contagio riprende anche da chi è meno è un rischio per tutti. Io credo che si debbano fare delle valutazioni comuni”, ha detto Fontana.
Fontana ha poi spiegato che nella cabina di regia nazionale per la ‘Fase due’ dell’emergenza, che si è riunita sabato, non si è parlato della ‘regionalizzazione’ delle aperture ipotizzata dal ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli. “No. Dalla cabina di regia è uscito che si sarebbero date delle linee generali per tutto il Paese, che si sarebbero esaminati nel dettaglio i tipi di aperture, considerando per esempio non i codici Ateco ma le filiere. Non abbiamo ancora parlato di questo argomento, è un argomento che verrà a affrontato nei prossimi giorni anche in base ai numeri che gli esperti dovranno valutare”, ha affermato il governatore.
Fontana risponde, poi, al governatore campano De Luca: “Caro governatore – scrive su Fb – sappia che qualunque cosa accada noi non chiuderemo mai la porta ai 160 mila italiani, tra cui circa 14 mila campani, che ogni anno scelgono di venire in Lombardia per farsi curare“.
Sulle aperture differenziate per regioni penso che potrò esprimere una considerazione dopo che avrò visto la presa di posizione ufficiale del Comitato scientifico nazionale”, ha affermato il governatore del Veneto, Luca Zaia. “Posso dire – ha aggiunto – che noi siamo pronti a tutto, però se i clinici, gli esperti internazionali ci dicono si’, bene. Altrimenti noi non mettiamo a repentaglio la vita dei cittadini. La mia personale idea penso è che si debba affrontare il tema, ma sempre in ottica di sicurezza“.
“Il mio auspicio – puntualizza intanto la sindaca di Torino Chiara Appendino ad Agorà – è che il Piemonte, la mia città, possa ripartire insieme alle altre regioni, perché dal punto di vista economico credo che la ripartenza magari della Lombardia e del Veneto senza il Piemonte potrebbe creare grandi difficoltà economiche al nostro territorio, sempre in sicurezza”.
“Non si può chiedere ai torinesi, ma in generale ai cittadini, di continuare a stare a casa dopo mesi senza vedere una ripartenza, perché anche dal punto di vista psicologico diventa complicato. Bisogna conciliare con la sicurezza, perché se no vanificheremmo quello che è stato fatto, ma c’è una fase in cui dovremo convivere con questo virus, questo è evidente, non possiamo aspettare il vaccino”.
Per la fase 2, quella della ripartenza, “bisogna ragionare in termini di diversi orari. Il tema degli orari della città è fondamentale: nelle scuole bisogna entrare scaglionati e i negozi devono aprire in modo scaglionato, probabilmente dovranno tenere aperto di sera alcuni”. Così il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha parlato delle ipotesi per la ripartenza e dei pre-requisiti che secondo lui ci dovranno essere in città.
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