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Stefania Craxi: 'L'Italia ha cambiato idea su papà'

 “Gianni Amelio, che è un grande regista, ha scelto gli stilemi della tragedia classica, io ci avrei messo più politica. Ma Favino, dopo qualche difficoltà all’inizio, entra proprio nell’anima di Craxi“. A una settimana dal ventennale della morte del leader socialista la figlia Stefania, in un colloquio con l’ANSA, parla del film ‘Hammamet’, in cui il personaggio di Anita rappresenta lei, molto vicina al padre negli ultimi anni in Tunisia. “Ho cercato di fare il possibile, forse non abbastanza – racconta -, per convincerlo a trovare un Paese più attrezzato dal punto di vista medico, di farlo tornare in Italia a curarsi da uomo libero. Non ci sono riuscita”.
    Ricorda Massimo D’Alema, “che disse che Borrelli (procuratore di Milano, ndr) era irremovibile, ma lui era il capo del governo…”, della visita in Vaticano “da cui uscii con due rosari..”. Stefania Craxi, 59 anni, senatrice di Forza Italia, è stata sottosegretario agli Esteri con Silvio Berlusconi premier.
    Parla del padre nella sede della fondazione a lui intitolata, a Roma. Parla della “persecuzione giudiziaria” a suo dire subita dall’ex presidente del Consiglio (1983-87), morto il 19 gennaio 2000 “in un esilio volontario per ribellarsi a chi lo voleva umiliato”. Le due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito, che per la giustizia facevano di Craxi un pregiudicato latitante, sono invece per la figlia frutto di “una stagione di storture, violenza e distorsione della verità storica”. “‘Una sola cosa vorrei impedire’, diceva mio padre, ‘che la storia venga scritta male’. Secondo me la storia e anche la cronaca stanno cominciando a dargli ragione – afferma -. La storia dirà che ha lavorato tutta la vita con passione e lealtà al servizio del suo Paese. Ultimamente non mi sento più sola.
    L’aria è molto cambiata, credo che la stragrande maggioranza degli italiani sia disponibile a ridare a Craxi i suoi meriti – assicura -. Vale molto di più per le persone semplici che per un certo establishment. Mi riconosco di aver fatto di tutto perché questa grande tragedia repubblicana non venisse rimossa”.
    Ad Hammamet, dove Craxi è sepolto in un cimitero cattolico, sarà ricordato dal 17 al 19 gennaio. Attesi esponenti della vecchia guardia socialista, Claudio Martelli in testa, e parlamentari di vari partiti a titolo personale. Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha detto che “va aperta la riflessione storica, culturale e politica su quegli anni e su Craxi”, mentre Andrea Orlando ha auspicato “un giudizio più obiettivo su un pezzo importante della storia della sinistra italiana”. Ma gli ex comunisti per Stefania Craxi “non hanno fatto i conti con la loro storia. Non sta in piedi che Craxi è stato uno statista, ma l’inchiesta Mani Pulite aveva ragione. Se non prendono le distanze dal giustizialismo che hanno inoculato in Italia il loro riformismo non è credibile”.
    E il discorso sulla giustizia di Matteo Renzi al Senato? “Si è arrampicato sulle spalle di due giganti, Craxi e Moro, per difendersi – dice la senatrice -, ma è rimasto un mediocre politico come tutti nella Seconda Repubblica. Il meraviglioso discorso di verità di mio padre alla Camera (29 aprile 1993, in piena Tangentopoli, ndr) fu letto come una chiamata di correità, ma non è affatto questo. Parla del futuro, dell’Europa, chiede a quella classe dirigente di dare una fine politica alla Prima Repubblica”. Nessuna somiglianza con Renzi: “Craxi voleva il presidenzialismo, la Grande Riforma, lui una ‘riformicchia’”.
    E Silvio Berlusconi è stato l’erede di Craxi? “E’ sempre stato vicino a questa battaglia, non ha mai disconosciuto la sua amicizia. Forza Italia ha assunto l’esilio di Craxi come una storia che appartiene a quel partito – risponde Stefania -.
    Craxi lascia un’eredità a un intero Paese. Aveva una modernità, una visione del futuro impressionante, eppure era un uomo dell’Ottocento: nel 2000, alla fine del Novecento, è stato capace di rinunciare alla vita per difendere le sue idee”.
  
   


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La notizia della morte di Craxi dagli archivi dell'ANSA

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