(ANSA) – ROMA, 30 AGO – Nel settimo anniversario, che ricorre domani, della morte del cardinale Carlo Maria Martini, per oltre 20 anni Arcivescovo di Milano, il nome del presule resta legato alla sua intensissima attività di teologo e biblista, ma anche ad una delle pagine più significative della storia d’Italia: risale a 35 anni fa e fu il gesto eclatante deciso dai terroristi per indicare la fine definitiva della lotta armata in Italia. Era il 13 giugno 1984: nell’Arcivescovado di Milano uno sconosciuto si presentò al segretario del cardinale Carlo Maria Martini, don Paolo Cortesi, e abbandonò sul tavolo tre borse, contenenti fucili, pistole e bombe a mano. Era l’arsenale dei “Comitati Comunisti Rivoluzionari”, gruppo terroristico di sinistra, ritenuto contiguo alle Brigate Rosse, che negli anni settanta aveva firmato eclatanti azioni di sangue. L’arsenale fu consegnato al cardinal Martini a significare la resa dei terroristi ma anche per sollecitare una mediazione della Chiesa per una “riconciliazione umana,sociale e politica”.
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