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La Moldova al voto sulla lama del rasoio tra Ue e Russia

Bruxelles – Le imminenti elezioni in Moldova sono descritte da diversi osservatori come le più cruciali nella storia recente della giovane democrazia balcanica. Domenica, gli elettori si giocheranno nelle urne il futuro del proprio Paese. Nel rinnovare il Parlamento di Chișinău, gli elettori dovranno scegliere se rimanere sul sentiero europeista tracciato dalla presidente della Repubblica Maia Sandu o ascoltare le sirene delle opposizioni virando verso l’orbita di Mosca.

Al momento attuale, nessun partito o coalizione sembrerebbe in grado di ottenere la maggioranza assoluta nell’assemblea di 101 membri, fissata a quota 51 seggi. Virtualmente tutti i sondaggi dipingono un quadro generale di profonda incertezza ed elevata frammentazione. Un’eventuale stallo complicherebbe i negoziati per formare un esecutivo, rischiando di paralizzare il piccolo ma strategico Paese balcanico lasciandolo particolarmente esposto alle forti tensioni geopolitiche regionali, e mettendo potenzialmente in naftalina anche l’avvicinamento all’Ue.

Le proiezioni della vigilia

Da un lato, il Partito di azione e solidarietà (Pas) di Sandu – il cui candidato di punta è il presidente della Camera Igor Grosu – è in caduta libera. Dopo il folgorante successo alle ultime parlamentari del 2021, quando ha ottenuto il 52,8 per cento dei consensi e 63 seggi, la principale forza europeista nazionale è data oggi in una forchetta tra il 34 e il 48 per cento.

Il presidente del Parlamento moldavo Igor Grosu (foto: Antoine Tardy via Imagoeconomica)

Gli elettori sono scettici delle promesse non mantenute dai liberal-conservatori, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei pesanti impatti economici causati dalla guerra in Ucraina e la mancata realizzazione dell’agenda riformatrice. L’unica cosa certa, se tali stime verranno confermate, è che il Pas perderà la maggioranza assoluta che ha detenuto nella legislatura uscente e dovrà dar vita ad una coalizione per governare.

D’altro canto, a insidiare da vicino il Pas c’è il Blocco patriottico (Bep), un cartello elettorale composto dai socialisti del Psrm, i comunisti del Pcrm, il Cuore della Moldova (Prim) e il Futuro della Moldova (Pvm). Complessivamente, questa variegata alleanza di forze della sinistra – raccoltasi dietro il leader socialista Igor Dodon, predecessore di Sandu alla presidenza della Repubblica – potrebbe attestarsi tra il 21 e il 36 per cento delle preferenze, contendendosi il primo posto col Pas. Il Bep spinge per un approccio geopolitico più “equilibrato”: un riavvicinamento a Mosca, pur senza strappare con Bruxelles, e la neutralità strategica di Chișinău (che rimarrebbe dunque fuori dalla Nato).

Altri partiti tendenzialmente filorussi sono il Nostro partito (Pn), guidato da Renato Usatîi e accreditato con un tesoretto tra l’8 e il 12 per cento dei voti, e il Blocco alternativo (BeA), altra coalizione di centro-sinistra sedicente europeista ma legata indirettamente al Bep, che viaggia attualmente sul 7-8 per cento. Anche se finissero in vantaggio le sfaccettate forze della sinistra filorussa, ad ogni modo, la strada per la formazione di un governo non sarebbe necessariamente in discesa. Dodon potrebbe doversi fare da parte, lasciando a una figura terza (magari un tecnico) l’incarico di primo ministro e guidando dalle retrovie l’azione dell’esecutivo.

Il leader del Psrm, Igor Dodon (foto: Daniel Mihailescu/Afp)

In realtà, l’accuratezza dei sondaggi è limitata anche dal fatto che, nella gran parte dei casi, non prendono in considerazione i moldavi della diaspora. Come già accaduto nelle tornate elettorali dello scorso autunno, sono stati proprio i voti dall’estero (circa l’8 per cento del totale) a ribaltare risultati che parevano solidi, facendo pendere la bilancia dalla parte di Sandu e del Pas sia nei due turni delle presidenziali sia nel referendum costituzionale sull’adesione all’Ue.

La dimensione geopolitica

La posta in gioco in queste elezioni, più che la guida del governo, sembra dunque essere la stessa traiettoria geopolitica della Moldova. Secondo gli analisti, si tratterà del voto più importante dall’indipendenza del 1991: su un piatto c’è il cammino di Chișinău verso l’ingresso nel club a dodici stelle, sull’altro il ritorno della nazione balcanica nell’orbita del Cremlino, abbandonata dopo la dominazione sovietica.

Il Paese è ufficialmente candidato dal giugno 2022, il via libera politico all’avvio dei negoziati di adesione risale al dicembre 2023 e la prima conferenza intergovernativa coi Ventisette è stata convocata nel giugno 2024, in parallelo a quella dell’Ucraina. Al momento, si registrano progressi sostanziali soprattutto in ambito di giustizia, anticorruzione e smantellamento delle strutture oligarchiche ereditate dall’Urss. Tuttavia, dato l’accoppiamento informale con quella di Kiev (sulla quale permane il veto di Budapest), anche la pratica di Chișinău rimane bloccata nonostante l’esecutivo comunitario ritenga entrambe le nazioni “pronte” per aprire il cluster dei Fondamentali.

Il Paese balcanico è del resto cruciale anche da un punto di vista geostrategico per il sostegno occidentale a Kiev. Dall’avvio dell’aggressione russa nel 2022, ha ospitato oltre un milione e mezzo di rifugiati ucraini e fornisce attualmente protezione a oltre 100mila profughi. Soprattutto, la Moldova rappresenta una base fondamentale per il trasferimento dei rifornimenti militari al Paese invaso, e allo stesso modo costituisce uno snodo chiave per il trasporto di prodotti cerealicoli da e per l’Ucraina. A questo si aggiungano i rischi connessi alla presenza militare russa in Transnistria, la regione separatista pro-Cremlino.

Le interferenze di Mosca

Da diversi mesi, e con insistenza sempre maggiore nelle ultime settimane, Sandu e i suoi alleati europei stanno suonando l’allarme circa le massicce campagne di interferenza elettorale orchestrate dalla Federazione per sabotare il voto di domenica. Seguendo il copione già visto nell’ultimo anno non solo nella stessa Moldova (si stima che 130mila voti siano stati comprati dalla Russia lo scorso autunno) ma anche in Romania e in Georgia, Mosca starebbe facendo ricorso a tattiche ibride online e offline, già ampiamente note a Bruxelles.

Oltre alla tradizionale compravendita di voti, le autorità moldave hanno segnalato una serie di campagne di disinformazione che hanno come bersaglio sia Bruxelles sia il Pas, anche tramite contenuti generati con l’intelligenza artificiale per discreditare personalmente i politici pro-Ue più in vista. Siti web fasulli imitano ad arte le testate giornalistiche reali per diffondere in rete la propaganda filorussa e addirittura falsi proclami governativi, e parrebbe essersi mobilitata addirittura la Chiesa ortodossa russa.

Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Vyacheslav Prokofyev/Sputnik via Afp)

A inizio mese, Sandu ha invocato di fronte all’Eurocamera il sostegno dell’Ue in difesa della fragile democrazia moldava. A fine agosto, un trio di pesi massimi del calibro di Emmanuel MacronFriedrich MerzDonald Tusk si erano recati a Chișinău per mostrare simbolicamente la vicinanza dei Ventisette. Giusto ieri (24 settembre), il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ammonito l’Assemblea generale dell’Onu sui pericoli della manipolazione elettorale russa.

Per la capogruppo dei liberali di Renew a Strasburgo, Valérie Hayer, “il futuro della Moldova risiede in un’Ue forte e unita”. “Siamo al fianco di tutti i moldavi che difendono la loro democrazia”, ha dichiarato, aggiungendo che “i tentativi della Russia di interferire nella democrazia moldava sono riprovevoli e devono avere delle conseguenze“. Secondo il suo vice Dan Barna, “l’Ue deve rafforzare la resilienza della Moldova e garantire l’integrità del voto“.

La portavoce del Berlaymont per gli Affari esteri, Anitta Hipper, ha dichiarato stamattina che Bruxelles ripone “piena fiducia nelle autorità moldave” e garantisce “supporto completo” a Chișinău, incluso tramite un nuovo “hub europeo di monitoraggio dei media digitali” nonché i 1,9 miliardi di euro erogati nel quadro del Piano di crescita per la Moldova approntato dall’Unione nell’autunno 2024. “L’Ue sta addestrando, consigliando e offrendo equipaggiamento tecnico” al Paese, ha aggiunto Hipper.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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