Bruxelles – La Libia dell’Est ha espulso la delegazione europea appena giunta nel Paese per discutere nuove misure sull’immigrazione.
La delegazione era composta dai ministri dell’Interno di Italia, Grecia e Malta e dal commissario europeo per la Migrazione Magnus Brunner, ed è stata fermata direttamente all’aeroporto Benina di Bengasi, dove tutti i membri della delegazione sono stati dichiarati “persona non grata”. L’aereo ha immediatamente lasciato l’aeroporto
Una nota del governo di questa parte del Paese ha definito la visita una “flagrante violazione” delle convenzioni internazionali e della legge libica.
Secondo fonti riportate dal quotidiano greco Ekathimerini il provvedimento sarebbe dovuto al fatto che la delegazione europea ha visitato prima Tripoli, sede del governo libico riconosciuto a livello internazionale.
“La notizia che il ministro Piantedosi, il commissario Brunner e i colleghi maltese e greco sono stati fermati in Libia e respinti per ‘ingresso irregolare’ – proprio come un migrante qualunque, uno di quelli che il governo Meloni chiama ‘clandestini’ – farebbe ridere, se non fosse che la Libia è l’inferno in terra per chi la attraversa”, commenta la deputata europea del Pd Cecilia Strada. “Un inferno fatto di estorsioni, stupri, torture, omicidi, intercettazioni violente in alto mare, viaggi della speranza che si trasformano in naufragi. Un inferno pagato con le tasse italiane ed europee. Un sistema – continua la deputata -, quello dell’esternalizzazione delle frontiere, che fra le altre cose alimenta il potere dei trafficanti anziché ridurlo. L’episodio del respingimento di Piantedosi la dice lunga anche sull’affidabilità dei partner libici ai quali deleghiamo il lavoro sporco di bloccare le persone in movimento. Per un giorno – conclude Strada – ministri e commissari hanno provato cosa significa trovarsi dall’altra parte di un porto chiuso”.