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Investimenti, migrazione e disinformazione al centro dell’agenda di cooperazione tra Ue e Unione africana

Bruxelles – L’Unione africana e l’Unione europea mirano a rafforzare la loro cooperazione formale, che compie quest’anno un quarto di secolo, per affrontare insieme le sfide comuni a entrambi i continenti. A partire dall’approfondimento della collaborazione su temi cruciali come l’uso delle materie prime critiche, la migrazione e gli investimenti, ma anche il contrasto alla disinformazione del Cremlino.

L’Africa e l’Europa sono ciascuna il continente gemello dell’altra“: con queste parole Kaja Kallas ha aperto i lavori della terza ministeriale Esteri Ue-Ua svoltasi oggi (21 maggio) a Bruxelles in preparazione del prossimo summit di alto livello, il settimo, in programma per quest’anno. Il 2025 segna peraltro il 25esimo anniversario del format di dialogo tra le due organizzazioni continentali, inaugurato al Cairo nel 2000.

Per il capo della diplomazia a dodici stelle, per i Paesi sulle due sponde del Mediterraneo ci sono “interessi condivisi ma anche sfide condivise” su una serie di questioni cruciali. “Le sfide sono immense ma lo sono anche le nostre risorse comuni“, ha sottolineato, menzionandone curiosamente solo di africane: “La popolazione che cresce più velocemente sul pianeta, un’immenso potenziale imprenditoriale, un’abbondanza di risorse e di materie prime critiche necessarie per le transizioni verde e digitale”.

A co-presiedere la riunione odierna c’era Téte António, ministro degli Esteri angolano a capo del Consiglio esecutivo dell’Ua. Il quale, su quest’ultimo aspetto specifico, ha tenuto a precisare che “i progetti per la lavorazione delle materie prime devono avvenire sul campo in Africa” e non altrove, onde evitare di “esportare il valore aggiunto, cioè il lavoro, il benessere, lo sviluppo e la conoscenza”. In altre parole, per non ripetere le dinamiche predatorie del colonialismo estrattivo che gli Stati europei hanno praticato per secoli nel continente.

“Dall’ultimo vertice” Ua-Ue, cioè il sesto (risalente a metà febbraio 2022), “il mondo è cambiato radicalmente“, ha osservato Kallas. “La guerra è tornata in Europa, l’instabilità sta crescendo in alcune aree dell’Africa e in Medio Oriente, assistiamo a un aumento della disinformazione e delle interferenze straniere nei nostri affari interni, a un’instabilità senza precedenti nei mercati mondiali e a minacce al multilateralismo e all’ordine internazionale fondato sulle regole”.

António ha auspicato “delle soluzioni innovative” per rispondere in maniera congiunta alle sfide epocali che “non si fermano ai confini geografici” – il cambiamento climatico, la trasformazione economica, la sanità, la pace e la sicurezza e la migrazione, nell’elenco del ministro – e offrire “benefici tangibili per i nostri popoli su entrambi i continenti“.

Le priorità chiave delle relazioni Ua-Ue comprendono gli investimenti e gli scambi commerciali tra i due mercati unici, lo sfruttamento delle materie prime critiche, la cooperazione in materia di sicurezza, lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e di solide infrastrutture digitali, la blue economy, la mobilità (incluso il capitolo fondamentale della gestione dei flussi migratori), la connettività e l’integrazione regionale nonché le sfide della governance globale (a partire dalla tutela del multilateralismo in un’epoca di conflitti militari e guerre commerciali).

Sul dossier migrazioni, António ha rimarcato che gli spostamenti delle persone “non rappresentano un problema di per sé” e possono anzi “portare benefici che hanno un impatto positivo” sui Paesi ospitanti, ma “il problema riguarda il ‘come’ questo fenomeno si sviluppa”. Vanno cioè trovate delle modalità per garantire vie sicure per la migrazione legale, dice, e va sostenuto lo sviluppo economico del continente africano.

D’accordo anche Kallas: “È anche nel nostro interesse che ci sia prosperità in Africa, che ci siano posti di lavoro in Africa”, ha ragionato di fronte ai giornalisti, in modo che “non ci sia la pressione migratoria” sulle sponde europee. Così, spiega, il trasferimento tecnologico per l’estrazione e la lavorazione delle materie prime critiche farà “in modo tale che la prosperità rimanga in Africa”. Allo stesso obiettivo dovrebbero concorrere, nell’ottica dell’Alta rappresentante, anche altre azioni come “la riforma dell’architettura finanziaria internazionale, in modo che l’accesso ai capitali sia simile ovunque si effettuino investimenti”.

Il logo del 25esimo anniversario dalla nascita del dialogo Ue-Ua (foto: Seae)

E naturalmente anche la prevenzione dei conflitti, come quelli che affliggono la regione del Sahel in generale e il Sudan in particolare, definito dal ministro angolano come “il microcosmo dell’Africa” (poiché, sostiene, quello che accade lì si riverbera nell’intero continente). “La priorità è la cessazione delle ostilità“, ha assicurato l’ex premier estone, sottolineando che il processo di ricomposizione della crisi “dev’essere guidato dall’Africa, anche se c’è il bisogno di una mediazione” per la quale, eventualmente, Bruxelles si rende disponibile.

Un altro dei temi toccati oggi è quello del contrasto alle campagne ibride di disinformazione e misinformazione, soprattutto quelle orchestrate da Mosca. “La lotta alle narrazioni si svolge ovunque e la disinformazione è uno degli strumenti che la Russia sta utilizzando, soprattutto in Africa”, ha ammonito l’Alta rappresentante. E ha ammesso che “è sempre più difficile” riuscire a “combattere la disinformazione e l’influenza maligna straniera“, nonostante gli sforzi messi in campo finora, perché “viviamo nell’era dell’informazione” nella quale “le bugie viaggiano velocemente e si espandono rapidamente”.

L’Ue e i suoi Stati membri rappresentano per l’Ua il primo partner commerciale, il primo investitore estero (309 miliardi di euro nel 2022) e il principale donatore di aiuti allo sviluppo e aiuti umanitari. Il supporto dell’Unione alla sicurezza del continente africano nel quadro dello Strumento europeo per la pace – Epf nell’acronimo inglese – vale oltre 1 miliardo (anche se parte di quei fondi, per ammissione della stessa Kallas, sono momentaneamente bloccati), e nel continente sono attualmente operative 11 missioni civili e operazioni militari sotto l’ombrello Pesc.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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