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Elezioni Australia, l’effetto Trump avvantaggia il premier laburista Albanese

Bruxelles – Il ciclone Trump sembra sul punto di colpire anche l’Australia. Come appena accaduto in Canada, anche nel Paese oceanico gli elettori potrebbero finire per farsi guidare, nel segreto dell’urna, più dalle preoccupazioni relative alle “minacce” da Washington che dalle questioni domestiche. A tutto vantaggio del premier uscente, il laburista Anthony Albanese, e a discapito del leader liberale Peter Dutton, che paga la vicinanza politica al tycoon newyorkese.

Il prossimo sabato (3 maggio) gli australiani saranno chiamati a rinnovare il mandato triennale del Parlamento bicamerale di Canberra, sciolto lo scorso 28 marzo. Il sistema elettorale è relativamente complesso (e il voto è obbligatorio per tutti i cittadini maggiorenni), ma quello che appare probabile è che dalle schede emergerà vincitore il Partito laburista del primo ministro dimissionario, Anthony Albanese, alla guida del governo dal 2022.

In realtà, i laburisti sono passati in vantaggio nelle intenzioni di voto piuttosto recentemente, cioè dopo che Donald Trump ha iniziato a terremotare la politica mondiale. Fino a gennaio, quando si è insediato il 47esimo presidente degli Usa, era in testa la Coalizione, il polo liberale di centro-destra guidato da Peter Dutton, ma poi gli umori in Australia sono cambiati.

Il leader della Coalizione liberale australiana, Peter Dutton (foto: David Gray/Afp)

I liberali, storicamente più vicini agli Stati Uniti rispetto alle altre forze politiche, hanno sofferto in particolare l’imposizione dei dazi doganali da parte della Casa Bianca e l’esito delle attività del Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge) di Washington – tramite il quale Elon Musk ha preso a picconate le agenzie federali – che erano state emulate da Dutton nel suo gabinetto ombra.

Il voto di sabato, che doveva essere un giudizio sull’operato di Albanese negli ultimi tre anni (il suo governo non è stato particolarmente amato dagli elettori), è diventato così un’introspezione su chi potrà proteggere meglio l’Australia in questa fase di incertezza globale, con quasi il 70 per cento dei cittadini che, secondo le rilevazioni, ritengono Trump “un male” per il Paese oceanico. Canberra è dipendente da Washington soprattutto nella sfera economica e in quella della sicurezza.

Nel complicato sistema australiano, molti sondaggi dedicano una rilevazione specifica per determinare quale partito vincerebbe se la competizione si svolgesse a due: in questo caso, la forbice tra i laburisti di Albanese e la Coalizione di Dutton varia tra i 3 e i 6 punti percentuali, con una media del 52 per cento per i primi e del 48 per cento per i secondi.

Il presidente statunitense Donald Trump annuncia l’imposizione di dazi doganali sulle importazioni, il 2 aprile 2025 (foto: Brendan Smialowski/Afp)

Una dinamica che richiama da vicino quella appena andata in scena in Canada, dove il premier di centro-sinistra uscente, Mark Carney, è riuscito a capovolgere una situazione difficile per il suo partito e a mantenersi in sella per un altro mandato, tutto grazie a quello che gli analisti hanno ribattezzato “effetto Trump” (sentito ancora di più ad Ottawa a causa delle sparate del tycoon sull’annessione del vicino artico).

Nella Camera dei rappresentanti, il ramo basso del Parlamento australiano dove dalla prossima legislatura ci sarà un tetto massimo di 150 deputati, la soglia della maggioranza sarà fissata a 76 seggi. Se i laburisti non riuscissero ad ottenere la maggioranza assoluta, dovranno formare un esecutivo di minoranza o, più probabilmente, allearsi con partiti minori o con i deputati indipendenti e dare vita ad un governo di coalizione.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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