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Ue-Palestina, qualcosa si muove. Pronti 400 milioni all’ANP e una strategia a lungo termine in cambio di un piano di riforme entro l’estate

Bruxelles – La tragedia in corso da oltre nove mesi a Gaza ha riacceso i riflettori sul mai risolto conflitto israelo-palestinese. E sulla soluzione dei due Stati, unica opzione individuata dalla comunità internazionale per raggiungere una pace duratura. Se da un lato c’è Israele che non ne vuole sapere, dall’altro c’è un’Autorità Nazionale Palestinese che deve essere supportata nell’obiettivo di mettere in piedi un vero apparato statale. Oggi (19 luglio) un segnale importante: la Commissione europea e l’ANP hanno firmato una lettera d’intenti che definisce una serie di tappe – e di finanziamenti – per affrontare le “vulnerabilità strutturali esacerbate dalle conseguenze della guerra a Gaza”.

Un messaggio importante, quello lanciato dalla neo-presidente della Commissione europea per la seconda volta, Ursula von der Leyen, a 24 ore dalla sua conferma a capo dell’istituzione Ue. Verso l’esterno – in risposta alle accuse piovute in questi mesi sull’intransigente posizione filo-israeliana assunta dalla leader dopo il 7 ottobre -, e verso l’interno, in ascolto dei gruppi politici progressisti (liberali, socialdemocratici e verdi) che l’hanno sostenuta ieri in Parlamento e che chiedono a gran voce un cambio di passo sul ruolo dell’Ue nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

“Stiamo lavorando a un pacchetto pluriennale molto più ampio per sostenere un’Autorità palestinese efficiente”, aveva annunciato ieri von der Leyen presentando all’Eurocamera le priorità politiche del nuovo mandato. “Con questa strategia congiunta, sosteniamo gli sforzi di riforma dell’Autorità Palestinese. Insieme, stiamo gettando le basi per la stabilità economica e politica in Cisgiordania“, ha aggiunto oggi, presentando l’intesa firmata dal commissario Ue per il Vicinato e l’Allargamento, Olivér Várhelyi, e dal ministro per la Pianificazione e la Cooperazione internazionale dell’ANP, Wael Zakout.

Cosa prevede la strategia Ue per l’Autorità Nazionale Palestinese

Come primo passo, l’Ue fornirà un sostegno finanziario d’emergenza a breve termine all’Autorità Palestinese per far fronte alle sue esigenze finanziarie più urgenti e sostenere un programma di riforme “sostanziali e credibili”. Un sostegno di 400 milioni di euro, in sovvenzioni e prestiti, che sarà erogato in tre rate tra luglio e settembre 2024, a condizione che vengano compiuti progressi nell’attuazione del programma di riforme dell’Autorità palestinese. Entro fine agosto, il governo di Mohammed Mustafa dovrà riuscire a razionalizzare la spesa pubblica, riducendo le spese ricorrenti di almeno il 5 per cento rispetto all’anno precedente, istituire l’età pensionabile per tutti i lavoratori della Cisgiordania, pubblicare una nuova legge sulla protezione sociale e preparare un piano di riforma dell’istruzione. Tra le azioni preliminari concordate, figura anche l’approvazione di una legge sui pagamenti elettronici e il miglioramento dell’accesso alla giustizia e ai meccanismi di reclamo per i cittadini nei confronti degli enti governativi.

Secondo quanto messo nero su bianco nella lettera d’intenti, questo sostegno a breve termine “aprirà la strada a un programma globale per la ripresa e la resilienza della Palestina“. La Commissione ha proposto di istituire una piattaforma di coordinamento dei donatori per la Palestina a partire dall’autunno 2024, fino alla fine del 2026. Nei piani di von der Leyen c’è la presentazione di una proposta legislativa per l’attivazione di questo programma globale all’inizio di settembre. Questo sostegno pluriennale “dovrebbe consentire all’Autorità palestinese di raggiungere l’equilibrio di bilancio entro il 2026 e di garantire in seguito la sua sostenibilità finanziaria a lungo termine”.

Bruxelles e Ramallah hanno dedicato qualche riga anche al vicino israeliano, con cui sarà fondamentale che l’ANP migliori le relazioni economiche e finanziarie, in primo luogo “attraverso il regolare pagamento (da parte di Tel Aviv, ndr) delle entrate fiscali dovute all’Autorità Palestinese e la rimozione delle restrizioni all’accesso dei lavoratori palestinesi”. Come sottolineato dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “i bisogni sono immensi”. L’assistenza immediata stanziata dall’Ue non basta: “Invitiamo nuovamente Israele a sbloccare urgentemente tutte le entrate fiscali”, ha chiesto Borrell.

La Commissione europea ha messo inoltre in chiaro che nessuno dei fondi dedicati all’ANP dovrà finire nelle mani, direttamente o indirettamente, di persone o entità sottoposte a misure restrittive da parte dell’Ue. Nessuna sponsorizzazione del terrorismo, insomma. Perché la chiave per la creazione di uno Stato palestinese è delegittimare l’islamismo radicale di Hamas e della Jihad palestinese rafforzando l’unico interlocutore credibile individuato dall’Occidente, l’ANP. Poi però, ci sarà da fare i conti con Israele, il cui Parlamento ha approvato solo ieri a larghissima maggioranza una legge che vieta la creazione di uno Stato di Palestina.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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