Bruxelles – Avanti con il sostegno all’Ucraina, in caso anche non a 27 senza l’Ungheria. L’Unione europea è decisa a ribadire il proprio sostegno a Kiev nella guerra in corso contro la Russia, e l’obiettivo è mettere al sicuro lo strumento finanziario da 50 miliardi di euro. Da quando il primo ministro ungherse Viktor Orban ha posto il veto alla proposta di modifica di bilancio comune, che include anche la riserva per l’Ucraina per 50 miliardi di euro, non sembra essere cambiato molto. La presidenza belga del Consiglio dell’Ue, spiega il ministro delle Finanze, Vincent van Peteghem, al termine dei lavori dell’Ecofin, intende favorire una soluzione che tenga tutti a bordo, ma non a tutti i costi.
“Lavoriamo sullo strumento a sostegno dell’Ucraina per un accordo a 27, ma se non fosse possibile lavoreremo ad altre soluzioni“, spiega van Peteghem. E’ la linea ministeriale per i leader, che si ritroveranno a Bruxelles l’1 febbraio proprio per tornare a discutere di bilancio comune per via delle resistenze ungheresi di dicembre. “E’ importante sostenere il Paese e la sua ricostruzione”, aggiunge il ministro delle Finanze belga. che però lascia spazio ai capi di Stato e di governo. “Aspettiamo il vertice straordinario del Consiglio europeo”.
Obiettivo principale resta dunque un via libera unanime. Solo se questo non dovesse arrivare allora si lavorerebbe alla soluzione senza Ungheria. La Commissione Ue, attraverso il responsabile per un’Economia al servizio delle persone, Valdis Dombrovskis, prova a fare pressione. “Non abbiamo tempo da perdere per l’approvazione dello strumento per l’Ucraina. Dobbiamo continuare a fare quello che serve perché l’Ucraina vinca la guerra“.
Dal Parlamento Ue si levano però voci contrarie. La pentastellata Laura Ferrara chiede un cambio di rotta. “Davvero Commissione e Consiglio ritengono che continuando ad inviare più armi in Ucraina la Russia si fermerà? I due anni dall’invasione russa dimostrano il contrario”. Per il Movimento 5 Stelle “è giunto il momento di cambiare strategia”, vale a dire “intensificare gli sforzi diplomatici per una de-escalation militare, avviare un percorso di soluzione negoziale del conflitto”.