Bruxelles – Il dubbio che la Chiesa ortodossa possa lavorare per la Russia e il suo ‘signore’, Vladimir Putin. In Repubblica ceca si fa strada una preoccupazione che porta una parte della politica a chiedere le verifiche del caso, con tanto di indagine approfondita. E’ Pavel Fischer, presidente della commissione di Sicurezza del Senato a invitare il governo di Praga ad accendere i riflettori sulle chiese ortodosse presenti nel Paese. Queste sarebbero sempre più legate al patriarcato di Mosca, e rispondono a Kirill, capo ortodosso che la stessa Ue voleva sanzionare per i suoi legami con Putin e il ruolo svolto nel sostegno alla guerra in Ucraina.
Nessuna messa al bando della chiesa ortodossa, né restrizioni religiose. La linea suggerita al governo di è di verificare che in Repubblica ceca non vi siano emissari di Putin nascosti tra le pieghe del cristianesimo, e solo in quel caso procedere all’eventuale chiusura del luogo di culto e il ritiro di permessi e concessioni. Si inizia a fare le pulci per timore che si possa esercitare influenza filo-russa.
La decisione trova una spiegazione anche alla luce dei ‘precedenti’. Sempre in Repubblica ceca ha trovato spazio un quotidiano on-line, Voice of Europe, che diffondeva propaganda russa e disseminava disinformazione, costringendo le autorità nazionali a spegnere il sito. Non a caso
La presa di posizione della autorità ceche seguono la stretta operata dall’Ucraina, dove è stata appena approvata una legge storica che prevede