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Mar Rosso, lo spettro di una nuova spirale inflazionistica. Assoporti: “La crisi deve rientrare entro 4-5 mesi”

Bruxelles – Il sistema portuale italiano guarda con timore l’evoluzione della crisi nel Mar Rosso. Perché se le navi cargo rimarranno a lungo bersaglio delle incursioni dei ribelli Houthi, gli armatori sceglieranno sempre più spesso nuove rotte e il Mediterraneo perderà la centralità commerciale che stava riconquistando dopo la pandemia. Il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, traccia la sua linea rossa: “Il tutto si deve risolvere nell’arco di 4-5 mesi“.

Raggiunto da Eunews, il numero uno dell’Associazione dei Porti Italiani ha commentato l’escalation in Medio Oriente e prefigurato le possibili ricadute per l’intera filiera logistica, europea e mondiale. “Sembra che ci sia una tempesta perfetta in questo momento nel mondo, un insieme di situazioni negative che condizionano i mercati e l’economia”, ha dichiarato Giampieri. E il Mediterraneo, che stava godendo di quel processo di accorciamento della filiera logistica innescato dalla crisi pandemica, potrebbe farne le spese: “Il tema è che una parte di navi stanno scegliendo una rotta diversa. Un armatore che sceglie di circumnavigare l’Africa difficilmente entrerà nel Mediterraneo dallo Stretto di Gibilterra, quasi sicuramente arriverà nei porti del Nord Europa”.

Rodolfo Giampieri

Questo è l’elemento “che preoccupa e che va attenzionato, soprattutto legandolo alla durata della crisi”. nello scenario più ottimista, quello di una de-escalation nel breve periodo, “i danni saranno sostenibili e non dovrebbero incidere sul prezzo allo scaffale, sul costo della merce”. Se invece la crisi durasse nel tempo, più di 4-5 mesi, innescherà nuove spinte inflazionistiche.

I segnali ci sono già: il carburante è già aumentato all’incirca del 7 per cento e “nel bilancio di un armatore è una variabile importantissima che incide intorno al 30 per cento”. I noli si sono rialzati: da circa mille euro a Teu (misura standard nel trasporto marittimo che corrisponde alle dimensioni del container ISO da 20 piedi) a 3-4 mila euro a Teu, sebbene ancora lontani dai picchi pandemici dei 10-12 mila euro a Teu. E le assicurazioni sulle imbarcazioni e sulle merci, che “hanno raggiunto picchi di quasi dieci volte il valore iniziale”.

I dati sui transiti delle navi cargo dal canale di Suez nei primi dieci giorni del nuovo anno sono inequivocabili: 65, contro le 143 dello stesso periodo nel 2023. Il 55 per cento in meno. Una buona fetta di queste attraccava nei porti italiani, da cui la merce veniva distribuita nel resto d’Europa. “In Italia questa riduzione forte del transito attraverso il canale di Suez mette in difficoltà una logistica che aveva raggiunto livelli di organizzazione molto importanti”, ha ammesso Giampieri. La logistica non è tutto, anzi: per il canale di Suez passa il 40 per cento dell’import-export italiano, per un valore di circa 154 miliardi. Un dato che rende bene l’idea di quanto sia fondamentale per l’economia italiana che l’istmo resti navigabile.

“Bisogna sottolineare l’attenzione del governo italiano e della marina che stanno accompagnando varie volte navi italiane per dare un contributo alla loro sicurezza”, sottolinea Giampieri. Ma l’elemento determinante è la durata di questa crisi: lo sa l’Ue, che sta cercando di stringere i tempi per presentare il piano per una missione navale nel Mar Rosso. In mattinata, al Comitato Politico e di Sicurezza (Cops), gli ambasciatori Ue hanno dato un generale consenso per procedere alla creazione di una missione sulla base della già esistente Agenor – a guida francese – e con un’area di operazioni “dal Golfo e dallo Stretto di Hormuz al Mar Rosso”. L’obiettivo sarebbe quello di istituire la missione entro il 19 febbraio.


Source: https://www.eunews.it/category/politica-estera/feed


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