Bruxelles – Nel 2023, l’Ue ha rimpinguato le casse del Cremlino con 1,3 miliardi di euro acquistando dalla Russia la cifra record di 4,2 milioni di tonnellate di cereali, semi oleosi e derivati. Dal primo luglio, la speranza di Bruxelles è dare però un taglio netto all’import da Mosca: oggi (30 maggio) il Consiglio dell’Ue ha dato il via libera all’imposizione di pesanti dazi commerciali sui prodotti agricoli che arrivano da Russia e Bielorussia.
Il grano di Mosca e Minsk potrebbe arrivare a costare circa il 40 per cento in più, attraverso una tariffa fissata a 95 euro per tonnellata. I cereali – anche se il prezzo varia a seconda della qualità – costano oggi in Ue più o meno tra i 200 e i 220 euro per tonnellata. Raddoppierà invece il prezzo di semi oleosi e derivati, pellet di polpa di barbabietola (utilizzati come mangimi) e piselli secchi, su cui i 27 hanno deciso di imporre una maggiorazione del 50 per cento.
La mossa del blocco – proposta dalla Commissione europea lo scorso 22 marzo – è stata concepita per prevenire eventuali attacchi ibridi da Mosca, che potrebbe utilizzare i prodotti agricoli per “invadere” e destabilizzare il mercato dell’Ue, ma anche per contrastare le esportazioni di cereali “rubati” ai territori occupati in Ucraina e rietichettati come russi. E in generale, per tagliare un’importante fonte di reddito per Mosca nel tentativo di limitare la sua capacità di finanziare la guerra contro Kiev.
“Il nostro impegno per la sicurezza alimentare globale rimane fermo, garantendo che i Paesi in via di sviluppo non siano colpiti negativamente da queste misure”, assicura il vicepresidente della Commissione europea e commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis. Le maggiorazioni non saranno applicate infatti ai prodotti in transito verso Paesi extra-Ue, ma colpiranno solo quelli destinati al consumo nei 27 Paesi membri.
Dai dazi su cereali e semi oleosi russi beneficeranno in modo indiretto gli agricoltori europei, che l’anno scorso hanno visto diminuire i prezzi a causa dell’aumento vertiginoso dell’import da Mosca. Per la Coldiretti, il via libera alle maggiorazioni “è importante per salvare le aziende agricole italiane”, dopo che nel 2023 sono entrate in Italia “quasi mezzo milione di tonnellate” di grano russo, “abbattendo fino al 60 per cento il prezzo del grano italiano”. Viceversa, Bruxelles garantisce che non esiste il rischio di un forte impatto sui prezzi per i consumatori perché, anche sommando le 4,2 milioni di tonnellate importate dalla Russia e le 610 mila tonnellate dalla Bielorussia, si parla comunque di circa l’1 per cento del totale dei cereali prodotti o importati dall’Ue.
La presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue ha dichiarato – a margine dell’incontro tra i ministri dei 27 – che la Svezia ha suggerito di estendere i dazi ad altri prodotti made in Russia e Bielorussia. “La Commissione europea valuterà l’ipotesi – ha aperto alla possibilità Dombrovskis -, e fornirà diverse opzioni ai Paesi membri”.