Bruxelles – La più grande democrazia, la più forte economia e il Paese più popoloso dell’Africa di fronte alla sfida maggiore per l’intero sistema nazionale: le elezioni presidenziali. Lo scorso 25 febbraio la Nigeria si è recata al voto per eleggere il successore di Muhammadu Buhari e dimostrare alla regione, al continente e al mondo di saper gestire in maniera democratica e ordinata il passaggio di consegne, anche con l’inedita sfida a tre che ha rotto l’ormai tradizionale sistema bipolare in atto dal 1999. “Un’impresa importante, che ha rappresentato un’opportunità fondamentale per il consolidamento della democrazia”, ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, senza nascondere “il contesto difficile e i fallimenti operativi“.
Il vincitore delle elezioni presidenziali – svoltesi in parallelo a quelle per il rinnovo del Parlamento – è Bola Tinubu, candidato del partito di centro-sinistra Congresso di Tutti i Progressisti che esprime il presidente ormai dal 2015 (Buhari era stato rieletto per un secondo mandato nel 2019). Ma i due sfidanti, Atiku Abubakar del Partito Democratico del Popolo di centrodestra e Peter Obi del Partito laburista fuoriuscito dal Congresso di Tutti i Progressisti, stanno contestando il risultato delle elezioni per la scarsa trasparenza del nuovo sistema elettronico di voto utilizzato il 25 febbraio. La richiesta dei due candidati è quella di un nuovo voto, per cui dovranno fare ricorso alla Corte Suprema della Nigeria entro tre settimane: il risultato delle elezioni può essere annullato solo se saranno dimostrate irregolarità o errori nel conteggio dei voti. “Ogni contesa dovrà essere risolta solo presso la Corte Suprema“, ha puntualizzato oggi (2 marzo) alla stampa la portavoce della Commissione Ue responsabile per gli Affari esteri, Nabila Massrali.
Per tenere sotto controllo le operazioni di voto nel Paese africano – e per riaffermare la centralità della Nigeria a livello geopolitico per Bruxelles – anche l’Unione Europea ha partecipato ai lavori della Commissione elettorale nazionale indipendente (Inec), dispiegando una Missione di osservazione elettorale Ue guidata dall’eurodeputato irlandese Barry Andrews (Renew Europe). Da Bruxelles arrivano richieste di “rispettare il processo e rimanere pacifici e calmi“, in attesa anche dei risultati delle elezioni del prossimo 11 marzo per la nomina di 28 governatori sui 36 Stati federali della Nigeria. Solo allora la missione di osservazione elettorale Ue pubblicherà la relazione finale con “raccomandazioni per contribuire al continuo approfondimento della democrazia nigeriana“. Ma la valutazione preliminare contiene già alcuni elementi che suscitano preoccupazione a Bruxelles sullo svolgimento ordinato delle elezioni presidenziali del 25 febbraio nel Paese africano.
La valutazione preliminare Ue sulle elezioni in Nigeria
Secondo quanto si legge nella valutazione preliminare della Missione di osservazione elettorale Ue, emerge che “le libertà fondamentali di riunione e di movimento sono state ampiamente rispettate, ma il pieno godimento di queste ultime è stato ostacolato da una pianificazione insufficiente, dall’insicurezza e dall’imperante scarsità di carburante e Naira [la moneta nazionale nigeriana, ndr]”, che ha inciso sulle capacità dei candidati di fare campagna elettorale e dei nigeriani nelle zone rurali di recarsi fisicamente alle urne. Tra le altre questioni preoccupanti anche “l’abuso di disponibilità da parte di vari titolari di cariche politiche”, che ha “distorto il campo di gioco”, ma anche “diffuse accuse di acquisto di voti” e la disinformazione che “ha interferito con il diritto degli elettori di fare una scelta informata il giorno delle elezioni”.
La missione elettorale in particolare ha evidenziato che “la raccolta delle tessere elettorali permanenti, requisito per votare, è stata influenzata negativamente da una scarsa pianificazione istituzionale”, con 9,5 milioni di elettori in più rispetto alla precedente tornata del 2019 (93,4 milioni in totale): “Senza una verifica indipendente del registro degli elettori, non è stato possibile garantire la qualità e l’inclusività“, è un altro problema rilevato in fase pre-voto. Si temevano violenze nel Sud del Paese alla vigilia del voto, che effettivamente si sono registrate “in almeno 16 Stati, con Lagos, Kano, Rivers e Imo che sarebbero stati i più colpiti, instillando paura negli elettori”, anche se considerata tutta la Nigeria “l’atmosfera durante le votazioni è stata complessivamente pacifica”.
La questione più grave ha invece riguardato l’introduzione del Bimodal Voter Accreditation System e della piattaforma IReV per le elezioni presidenziali. Anche se “è stata percepita come un passo importante per garantire l’integrità e la credibilità delle elezioni“, non possono passare inosservati i “ritardi nella formazione del personale tecnico, l’inadeguatezza dei test di simulazione e la mancanza di informazioni pubbliche sulle tecnologie elettorali”. A proposito di quanto contestano i due sconfitti, la missione di osservazione elettorale Ue riporta che i moduli dei risultati “hanno iniziato a essere caricati dopo le ore 22 del giorno delle elezioni, destando preoccupazione e raggiungendo solo il 20 per cento a mezzogiorno del 26 febbraio e molti erano illeggibili“. Solo più tardi, nel corso della stessa serata, la Commissione elettorale nazionale indipendente ha spiegato il ritardo con “problemi tecnici“.