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Trivelle e superbonus, prime crepe nella maggioranza

 Arriva la norma sulle trivelle e cambia il superbonus, ma si aprono crepe nella maggioranza. Il primo decreto contro il caro-bollette del governo Meloni è stato infatti preceduto da prese di posizione tutt’altro che accomodanti degli alleati di FdI.
    Il governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, ha chiarito di opporsi a nuove trivellazioni nel Polesine, soluzione che sarebbe possibile con la norma per sbloccare le concessioni e aumentare la produzione di gas naturale. Parole “condivise pienamente” dal ministro Roberto Calderoli. In Forza Italia c’è invece disappunto per l’accelerazione sul décalage degli incentivi ai lavori edilizi per l’efficienza energetica, non più del 110% ma del 90% nel 2023. Le due misure non comparivano nel tweet di Matteo Salvini sul decreto, poco prima del Cdm: “Tetto al contante da mille a 5mila euro, niente tasse su premi e straordinari ai dipendenti, rateizzazione per le bollette delle aziende: altri passi in avanti, in coerenza col programma elettorale. Bene così”. Ma alla fine sono entrate nel dl Aiuti quater approvato dal Consiglio dei ministri.
    Nel pieno dello scontro con la Francia sui migranti, con dietro l’angolo una manovra da completare a ritmo serrato, la premier fa i conti con le fibrillazioni del resto del centrodestra. A poche ore dal Cdm, fonti di FI hanno definito “assolutamente sbagliato mettere mano a una misura così delicata e sentita, senza neanche svolgere una riunione di confronto”. E hanno espresso “stupore” per il fatto che nella bozza non sia affrontato lo sblocco dei crediti. “Applicheremo il programma – la replica di fonti di FdI – spendendo bene i soldi, come abbiamo promesso ai cittadini”.
    Giorgia Meloni in campagna elettorale aveva promesso una revisione del superbonus, prospettando un limite dell’80%, e ha voluto subito una prima sforbiciata, per dirottare i risparmi alla manovra. Così nasce l’accelerazione della “manutenzione straordinaria”, inizialmente attesa in legge di bilancio. Si prevede anche un’estensione di tre mesi, fino a marzo, dell’applicazione per le villette, che invece sugli interventi avviati da gennaio godranno del bonus con un limite di reddito di riferimento (a 15mila euro) variabile in base a una sorta di quoziente familiare. La novità principale è l’anticipo di un anno della partenza del décalage previsto per una misura simbolo del Conte II, finita per costare 37,8 miliardi più delle stime.
    Un cambio in corsa contestato dalle associazioni di categoria, Ance in testa, dalle opposizioni, e anche dal partito di Silvio Berlusconi. “Occorre avviare subito un dialogo in maggioranza – avverte il capogruppo di FI alla Camera, Alessandro Cattaneo -. Gli impegni presi dallo Stato vanno rispettati, i problemi come i crediti fiscali pendenti si devono risolvere, le modifiche per il futuro vanno condivise”.
    Con la norma sulle trivelle – su cui era già arrivato un primo via libera nell’ultimo Cdm venerdì – Meloni ha rivendicato la “messa in sicurezza del tessuto produttivo”. Ma la Lega non pare del tutto allineata. “Nel referendum del 2016, io avevo sostenuto il no alle trivelle, come quasi l’86% dei veneti e degli italiani. E oggi, confermare quel no non è soltanto una questione di coerenza”, la posizione di Zaia, “preoccupato” perché “la prima industria del Veneto è il turismo”. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, gli ha dato appuntamento a sabato: “Ci sarà ovviamente la necessità e il tempo per confrontarci anche su questo dossier che riguarda anche le imprese del Veneto, perché tra le imprese energivore che otterrebbero beneficio da un provvedimento di questo tipo ci sono anche delle imprese che conosco bene e che conosce bene anche il governatore Zaia in Veneto”. 
   


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