“Colloqui franchi e freddi, utili almeno a chiarire le rispettive posizioni”: a Pechino circola già la battuta ‘frank and frosty’, ha confidato all’ANSA un diplomatico, per riassumere il summit bilaterale tra Cina e Unione europea, esempio di quella che sarà con ogni probabilità la nuova normalità degli incontri tra le due parti qualora la leadership comunista decida di mantenere la sua ambiguità sull’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina.
Le dichiarazioni seguite al summit hanno chiarito che si è trattato di un incontro freddo, con pochi convenevoli e, soprattutto, con scarsa intesa in un clima ben lontano dal ‘business as usual’ (e dall’era di cordialità targata Angela Merkel) che la parte cinese ha tentato fino all’ultimo di caldeggiare, pensando allo stallo dell’accordo sugli investimenti (Cai) congelato dal Parlamento si Strasburgo dopo lo scontro sui diritti umani violati nello Xinjiang e sulle sanzioni reciproche. In aggiunta allo Xinjiang, a Hong Kong, al Tibet e a Taiwan (con la Lituania colpita da Pechino per aver accettato l’apertura di un Ufficio di rappresentanza dell’isola), l’invasione voluta da Vladimir Putin contro l’Ucraina è scivolata via senza che il presidente cinese Xi Jinping si sia scomposto più di tanto.
La rivalità sistemica, teorizzata da Bruxelles, è una nuova realtà. La leadership dell’Ue, i presidenti del Consiglio e della Commissione Ue, Charles Michel e Ursula von der Leyen, ha reso molto chiare le posizioni e le aspettative sull’approccio della Cina alla guerra in Ucraina e alle pratiche discriminatorie della Cina nei confronti della Lituania, ma sembra anche non abbia ricevuto particolari risposte o rassicurazioni significative da Pechino.
Il fatto che i primi commenti di Xi sul vertice siano stati diffusi sui media statali cinesi già a metà del vertice ha sottolineato che c’era poca volontà di impegnarsi in una vera conversazione. La partecipazione del presidente è stata richiesta dalla parte europea, quando la Cina voleva limitarsi al solo premier Li Keqiang. In una minaccia molto velata, i leader dell’Ue hanno affermato che le società europee stanno osservando molto da vicino come si posizionano tutti i Paesi rispetto alla guerra in Ucraina e che un grande esodo di società occidentali dalla Russia dovrebbe servire da monito anche per il Dragone.
In netto contrasto con l’insistenza cinese sul “legittimo interesse per la sicurezza” della Russia, la presidente della Commissione Ue von der Leyen ha rimarcato “l’aggressione ingiustificata da parte della Russia” e ha chiarito che la reputazione della Cina in Europa è in gioco. Il futuro delle relazioni bilaterali sarà determinato in misura significativa dall’approccio della Cina sull’Ucraina: se Pechino indebolirà apertamente il regime delle sanzioni che è stato imposto, ci saranno gravi conseguenze, cosa che non potrebbe essere più chiara. E Pechino ne ha preso atto.
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