Mattarella respinge le dimissioni di Draghi. La crisi aperta dallo strappo del M5s, che non ha votato al Senato la fiducia sul decreto Aiuti, prende così una nuova piega. Il presidente della Repubblica, si legge in una nota del Quirinale, ‘non ha accolto le dimissioni e ha invitato il presidente del Consiglio a presentarsi al Parlamento per rendere comunicazioni, affinché si effettui, nella sede propria, una valutazione della situazione che si è determinata a seguito degli esiti della seduta svoltasi oggi presso il Senato della Repubblica’. La posizione del capo dello Stato dopo due colloqui con Draghi al Quirinale. Il primo, di un’ora, intorno alle 17.
Il secondo dopo le 19, concluso con la nota del Colle. Il premier aveva convocato alle 18.15 il Consiglio dei ministri e annunciato la sua decisione di tornare al Colle per rinunciare all’incarico. Subito dopo, Palazzo Chigi aveva girato ai giornalisti il testo del suo breve discorso (compresi il ‘Buonasera a tutti’ dell’esordio e il ‘Grazie’ finale) perchè non ci potessero essere interpretazioni.
Eccolo: ‘Buonasera a tutti, voglio annunciarvi che questa sera rassegnerò le mie dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica. Le votazioni di oggi in Parlamento sono un fatto molto significativo dal punto di vista politico. La maggioranza di unità nazionale che ha sostenuto questo governo dalla sua creazione non c’è più. È venuto meno il patto di fiducia alla base dell’azione di governo’. ‘In questi giorni da parte mia c’è stato il massimo impegno per proseguire nel cammino comune, anche cercando di venire incontro alle esigenze che mi sono state avanzate dalle forze politiche. Come è evidente dal dibattito e dal voto di oggi in Parlamento questo sforzo non è stato sufficiente’.
‘Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi’. ‘Queste condizioni oggi non ci sono più. Vi ringrazio per il vostro lavoro, i tanti risultati conseguiti. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo raggiunto, in un momento molto difficile, nell’interesse di tutti gli Italiani. Grazie’.
Quindici righe che sembravano chiudere la partita. Ora la porta si riapre. Fonti ministeriali fanno sapere che Draghi ha detto in Cdm che riferirà mercoledì sulla crisi al Senato. Saranno quella l’occasione e la sede chieste dal capo dello Stato per la ‘valutazione della situazione’. Tra le ipotesi, anche quella di un governo di scopo che chiuda la legislatura almeno portando a casa la Legge di Bilancio del 2023 con le riforme del Pnrr e garantisca all’Italia i fondi messi a disposizione dall’Europa.
Il Pd archivia il campo largo con il M5s di Conte (che convoca per le 20 un nuovo Consiglio nazionale) e spera che la corsa di Draghi non sia finita. ‘La giornata decisiva sarà mercoledì, quando Draghi riferirà in Senato, non oggi’, dice il ministro Franceschini. Il centrodestra, soprattutto con Lega e Fdi, si ricompatta in vista delle elezioni attaccando i Cinque Stelle. ‘Non temiamo il voto’, aveva detto anche Berlusconi, mentre per il ministro di Fi Brunetta ‘l’Italia non può fare a meno di Draghi’. Sembrano pensarla così anche i mercati. La Borsa di Milano, maglia nera d’Europa, ha chiuso a -3,44% e bruciato 17 miliardi.
Lo spread ha arrestato per ora la sua ascesa a 206,6 punti, il rendimento del Btp decennale a 3,34%. L’Europa guarda all’Italia ‘con preoccupato stupore’, dice Gentiloni. ‘Totale incredulità per gli sviluppi politici’ dal presidente di Confindustria Bonomi.
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