(ANSA) – MOMBAROCCIO, 27 GEN – “Sono la figlia della
liberazione dal nazifascismo”: a dirlo all’ANSA, in occasione
della Giornata della memoria, è Miriam Sarano, ultima di tre
sorelle che, assieme a papà Alfredo – all’epoca segretario della
comunità ebraica di Milano – e mamma Diana riuscirono a sfuggire
ai rastrellamenti tedeschi tra il 1943 e il ’44. Miriam da molti
anni vive a Ramat Gan, non distante da Tel Aviv, in Israele, ma
il suo cuore è rimasto in Italia e precisamente a Mombaroccio,
borgo di appena 2 mila anime in provincia di Pesaro Urbino.
“E’ qui, in questo paese delle Marche, che i miei genitori e
le mie 2 sorelle sfuggirono alla Shoah grazie alla gente del
posto e in particolare alla famiglia di Gino Ciaffoni e a padre
Sante Raffaelli, guardiano del santuario Beato Sante dove il
frate nascose, nelle grotte sotterranee, almeno 300 persone, tra
cui molti ebrei”, racconta al telefono la donna.
La storia dei Sarano si intreccia anche con quella
dell’ufficiale tedesco Erich Eder che “in nome di Dio – racconta
Miriam – decise di non svelare ai suoi superiori la presenza di
ebrei nei sotterranei del monastero, contribuendo così alla loro
salvezza e a quella della mia famiglia”. Adesso Erich Eder è
ricordato nel Giardino dei giusti a Milano. (ANSA).
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