Draghi al bivio tra governo e crisi. Domani alle 9.30 le comunicazioni al Senato (fiducia in serata), giovedì alla Camera.
Il premier Mario Draghi ha lasciato Palazzo Chigi dopo l’incontro con il centrodestra di governo, presenti Matteo Salvini, Antonio Tajani, Lorenzo Cesa e Maurizio Lupi. Il rendez vous è stato organizzato con una telefonata tra Silvio Berlusconi e il presidente del Consiglio. Il vertice di centrodestra è riaggiornato a stasera, sempre a Villa Grande. Prevista domani alle 8.45 la riunione dei senatori di Forza Italia che si vedranno prima delle comunicazioni del premier.
“L’ho scritto in una chat: ascolteremo il discorso di Draghi in aula domani. Trovo chiaro che se aprirà ai principali temi posti all’interno dei 9 punti da parte del Movimento 5 stelle, diventa ingiustificabile non confermare la fiducia“. Così il capogruppo del M5s alla Camera, Davide Crippa, al termine della capigruppo di Montecitorio. “C’è una variabile, Draghi deve dire qualcosa”, ha aggiunto, e a chi gli domandava se si profila una scissione nel Movimento, ha risposto: “L’oggetto è cosa dirà Draghi e come si reagirà alle dichiarazioni di Draghi”.
Le forze di centrodestra di governo riunite a Villa Grande intendono chiedere un incontro al premier Mario Draghi. “Incredulità del centrodestra di governo per le provocazioni del Pd: il premier non può gestire una crisi così complessa confrontandosi solo con il campo largo di Pd e 5 Stelle, a maggior ragione dopo una crisi causata dallo strappo di Giuseppe Conte e dalle provocazioni del Partito democratico”.
Nella residenza romana di Silvio Berlusconi sono riuniti a pranzo, oltre a lui, il leader della Lega, Matteo Salvini e i suoi capogruppi parlamentari Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, il coordinatore nazionale di FI, Antonio Tajani e i capigruppi azzurri Paolo Barelli e Annamaria Bernini, Lorenzo Cesa e Antonio De Poli rispettivamente segretario e presidente dell’Udc e Maurizio Lupi di Noi con l’Italia. “All’inizio del vertice del centrodestra di governo è stato espresso sconcerto perché il presidente Mario Draghi ha ricevuto il segretario del Pd e non i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica. È quanto riferiscono fonti del centrodestra di governo.
Draghi in mattinata ha ricevuto Letta a Palazzo Chigi e si è recato stamane al Quirinale per incontrare Mattarella.
E’ in pressing il Pd, a tutti i livelli e con tutti i protagonisti di questi giorni. E’ quanto viene confermato da fonti dem. Parola chiave: continuità. In quest’ottica rientrerebbe la visita del segretario Pd, Enrico Letta, stamani a Palazzo Chigi. Sull’incontro dal Nazareno bocche cucitissime: “Non è il momento dell’improntitudine – viene spiegato – serve serietà”.
Secondo quanto si apprende, intanto, dalla Lega, dalla riunione del leader Salvini con i suoi ministri e sottosegretari si conferma “grande compattezza: il partito è indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili 5 Stelle e senza chiarezza. L’auspicio è garantire all’Italia soluzioni all’altezza, evitando che provocazioni, liti e figure inadatte blocchino il Paese”.
“A sentire la stampa sembra che tutta Italia stia supplicando Draghi di rimanere, come se questo governo fosse nel cuore di tutti gli italiani. Pero’ poi la stessa stampa avverte che se si votasse stravincerebbe chi sta all’opposizione. Tipiche dissonanze cognitive della sinistra”. Lo scrive su Twitter il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Ecco perché le stanno tentando tutte per evitare di tornare subito al voto…”, scrive poi sulla sua pagina Facebook Giorgia MELONI, postando un recente sondaggio di Swg che dà Fdi al 23,8 per cento. “Ecco spiegato perché la sinistra ha così paura delle elezioni”, si legge nel post dove campeggia una foto della leader di Fdi accanto alla recente rilevazione.
“Dalle dimissioni di Draghi ad oggi sono successi due fatti politici clamorosi. Le manifestazioni e gli attestati di supporto al governo Draghi affinché possa restare in carica: oltre 1600 sindaci, la società civile, gli imprenditori, la comunità finanziaria e quella internazionale. Il direttivo della Camera del gruppo M5S, oggi partito di Conte, ha espresso la volontà di votare la fiducia al governo Draghi, al di là della volontà dei vertici”. Così il ministro Luigi Di Maio durante l’assemblea congiunta di Insieme per il Futuro.
Domani si ripartirà da Palazzo Madama per quella che appare la giornata più dura dalla nascita del governo dell’ex banchiere centrale. Intanto si moltiplicano gli appelli e le prese di posizione a favore del premier.
“I consumi rallentano, l’inflazione cresce, il conflitto in Ucraina continua e preoccupa la prospettiva delle restrizioni monetarie. In questo contesto, la crisi politica rischia di ripercuotersi pesantemente su quella economica. Serve, invece, la guida di Draghi e un’azione di governo sempre più efficace per gestire al meglio le risorse del PNRR, la legge di bilancio e le riforme strutturali che il Paese attende”. E’ quanto afferma il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, commentando i dati sulla congiuntura diffusi stamattina dalla Confederazione.
La crisi di governo in Italia “non è una buona notizia, abbiamo grande rispetto per il lavoro eccezionale portato avanti dal presidente del Consiglio Mario Draghi”. Lo ha detto il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, rispondendo a una domanda sulla situazione politica italiana. “Per gestire le crisi che attraversiamo e in particolare quella energetica, serve continuità governativa e si spera che possa durare”, ha detto. “La continuità è ciò di cui abbiamo bisogno, perché i momenti che abbiamo di fronte sono complicati e dovremo mostrare molta unità e solidarietà”.
“Ieri sera abbiamo superato le 1500 firme, siamo quasi a 1600″ per l’appello dei sindaci al premier affinché rimanga in carica, e “probabilmente arriveremo a 2000 prima del discorso del presidente Draghi al Senato”. Così Dario Nardella, sindaco di Firenze, in collegamento con Omnibus su La7. “C’è un’adesione larghissima – ha aggiunto – che va da nord a sud, dal centrosinistra al centrodestra, e che nasce da una preoccupazione oggettiva, quella che noi viviamo ogni giorno sul territorio”. Per Nardella le tante firme dei sindaci sono “un dato sorprendente, mai vista una cosa del genere: evidentemente c’è un sentimento fortissimo”.
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