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Crisi di governo: trattative serrate, ira Lega per Letta a Chigi – IL PUNTO ALLE 15

Giornata di incontri, trattative sottotraccia e telefonate per cercare di allargare il pertugio individuato dal Pd per salvare il governo Draghi. In un gran numero di colloqui, alcuni coperti e altri alla luce del sole, si cerca affannosamente una via d’uscita per evitare che domani si vada in Aula al Senato al buio, cioè senza un percorso di salvaguardia definito. A 24 ore dalle comunicazioni del premier in Senato, i partiti sono tutti riuniti e i protagonisti si sono consultati ai più alti livelli. Il presidente del Consiglio è salito al Colle per fare il punto della situazione con il presidente Mattarella ma regna il riserbo sui contenuti della conversazione al Quirinale se si eccettua la conferma che la situazione rimane molto complessa. Indiscrezioni confermano che la linea del premier non è cambiata e che Draghi non ha intenzione di cedere troppo nelle sue comunicazioni in Aula. Poco prima della salita al Colle si è visto entrare a palazzo Chigi il segretario del Pd Enrico Letta che sta alacremente lavorando per salvare la vita dell’esecutivo. Un passaggio che non è piaciuto affatto alla Lega che ha immediatamente protestato esprimendo ‘sconcerto’ perché il presidente Mario Draghi ha ricevuto il segretario del Pd e non i leader degli altri partiti della maggioranza, dopo che, peraltro, era stata chiesta una verifica politica.

Nel centrodestra, al di là della posizione di Giorgia Meloni che spinge i suoi alleati per correre al voto, si registrano incertezze e tatticismi: Matteo Salvini ha visto in mattinata i vertici della Lega per poi spostarsi a Villa Grande, la casa di Roma di Berlusconi, per un nuovo incontro con il presidente di Forza Italia. In attesa di novità concrete che consentano al capo del governo di presentare a Palazzo Madama le condizioni per proseguire il lavoro iniziato un anno e mezzo, il premier è al lavoro sul discorso del Senato. Dovrebbe essere un’agenda ristretta ma ben chiara di impegni da rispettare a cominciare dalle misure contro la crisi sociale e sull’emergenza energetica, dalle riforme del Pnrr al sostegno all’Ucraina e alla lotta alla pandemia. Intanto cresce il pressing interno ed internazionale affinchè Draghi resti alla guida del governo. L’ultimo segnale viene dall’agenzia di rating Fitch: ‘Le dimissioni di Draghi annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate. Senza di lui il risanamento di bilancio è più difficile’. Resta quindi altissima l’attesa sulle decisioni del Movimento e molti, a partire dai Dem, si augurano che la pattuglia governista si faccia avanti per evitare un possibile voto di fiducia al buio. Anche se Luigi Di Maio parlando all’assemblea dei parlmentari Ipf ha annunciato che il direttivo M5s della Camera ha già deciso di votare la fiducia a Draghi. A complicare il quadro si aggiunge la posizione della Lega che continua a sottolineare come ‘il partito sia indisponibile a proseguire il lavoro con gli inaffidabili Cinque Stelle e senza chiarezza’.


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