Al di là dei risultati specifici nei singoli Comuni, molti dei quali saranno definiti con il ballottaggio al secondo turno, protagonista in negativo la scarsa affluenza.
Nessuno dei cinque quesiti referendari ha raggiunto il quorum, anche se, ad esempio, per quanto riguarda il primo quesito relativo all’incandidabilità dopo condanna, rispetto ad un’affluenza media nazionale del 20.94% ha votato il 14.70% degli aventi diritto nei Comuni senza amministrative mentre in quelli in cui vi erano anche le elezioni comunali si è raggiunto il 50.90%.
Comunque sia, poco più di un quinto degli italiani è il risultato più basso dal 1974 ad oggi con i precedenti 67 referendum abrogativi che hanno registrato un’affluenza media del 52%. E di questi, 28 non avevano raggiunto il quorum. Prima di oggi il peggior risultato era stato nel 2009 con il referendum sull’elezione della Camera dei deputati, relativo all’abrogazione della possibilità di collegamento tra liste e di attribuzione del premio di maggioranza ad una coalizione di liste, al quale aveva partecipato solamente il 23% degli aventi diritto.
Anche per quanto riguarda le amministrative, secondo i dati del Viminale, che non includono Friuli-Venezia-Giulia e Sicilia, negli 818 Comuni dove si è votato l’affluenza media è stata del 54.77%. Era stata del 60.12% alle precedenti comunali.
Insomma, disaffezione alla politica e scarso interesse per i temi proposti nei cinque referendum sembrano dominare. Ma come hanno reagito gli italiani sul tema?
Per dare una risposta alla domanda, ANSA e DataMediaHub hanno analizzato le conversazioni online (social + news online + blog e forum) sulla questione da sabato 11 giugno, il giorno prima delle votazioni, fino alla mezzanotte del giorno dopo il voto, il13 giugno.
In tre giorni poco meno di 40mila le citazioni online di “affluenza”. Picco massimo tra le 23:15 e le 23:30 del 12 giugno quando hanno iniziato a circolare i primi dati ufficiali al riguardo. Ma già nel primo pomeriggio, quando ha iniziato ad essere evidente che i referendum non avrebbero raggiunto il quorum, i volumi delle conversazioni online hanno iniziato ad essere consistenti.
Volume di conversazioni generato da oltre 6mila utenti unici i cui contenuti hanno coinvolto (like + reaction + commenti e condivisioni) quasi 245mila soggetti. E che hanno generano quasi 27,7 miliardi di portata potenziale, la cosiddetta “opportunity to been seen”, che stimiamo ragionevolmente abbia generato effettivamente 1,4 miliardi di visualizzazioni sul tema, al lordo delle duplicazioni.
Netta prevalenza di sentiment negativo. Di emozioni negative correlate alle verbalizzazioni online relative all’affluenza alle urne. Tra i temi più ricorrenti, lo spreco di denaro pubblico, lo scarso interesse nei confronti dei quesiti referendari, la distanza tra la politica e le persone. Polemiche sulla non ammissibilità dei referendum su eutanasia e cannabis che, a detta di molti online, avrebbero portato gli italiani ai seggi.
Non a caso il contenuto che ha generato maggior coinvolgimento in assoluto è dell’utente Fabio, che nel pomeriggio di domenica ha twittato: “Strano paese l’Italia. Non si permette al popolo di votare su una questione di coscienza come l’eutanasia, ma sì su 5 quesiti tecnici e incomprensibili ai più. Quesiti che toccano gli equilibri tra due poteri dello Stato. Poi ci si lamenta se la gente non va a votare. #affluenza”. Tweet che ha ottenuto più di 11mila like e 1.320 retweet nonostante l’account in questione abbia solamente 269 follower, come mostra la nostra infografica con la “virality map” della diffusione del tweet in questione.
Insomma, forte criticità e distanza tra la politica e i cittadini i leitmotiv emergenti dalle conversazioni online.
Source: http://www.ansa.it/sito/notizie/politica/politica_rss.xml