(di Lorenzo Trombetta)
(ANSAMed) – BEIRUT, 08 FEB – Con “un atto di coraggio” le
autorità libanesi e israeliane possono avviare un “processo di
pace” senza precedenti che coinvolga il Medio Oriente a partire
dal sud del Libano: è l’auspicio espresso oggi dal generale
italiano Stefano Del Col, il cui mandato scade a fine mese dopo
quasi 4 anni trascorsi come comandante e capo missione del
contingente Onu (Unifil), schierato in Libano a ridosso della
Linea Blu di demarcazione con Israele.
Il generale spagnolo Aroldo Lazaro Saenz è stato nominato nei
giorni scorsi successore di Del Col. Ma il generale italiano
rimane finora il più longevo dei comandanti e capi missione di
Unifil da quando i compiti del contingente, di cui fanno parte
un migliaio di soldati italiani e che è presente nella regione
dal 1978, sono stati ampliati in seguito alla guerra tra Israele
e Hezbollah nell’estate del 2006.
“L’inizio del mio mandato non è stato semplice”, ricorda Del
Col durante una conversazione con l’ANSA dal suo ufficio nella
base di Naqura, quartiere generale di Unifil all’estremo sud del
paese.
Il suo incarico è cominciato nell’agosto del 2018: “Appena
sono arrivato ho dovuto affrontare la questione dei tunnel
sotterranei di Hezbollah che, in tre casi, violavano la Linea
Blu. E questo ha scatenato l’operazione militare israeliana”.
“Sin da subito ho fatto di tutto perché la situazione nel
sud del Libano fosse sufficientemente stabile – afferma Del Col
– perché si dia spazio alle parti di dialogare politicamente e
in maniera efficace”.
Per mantenere questa stabilità, afferma, serve prima di
tutto “evitare le violazioni” della Linea Blu, quella linea
tracciata nel 2000 dopo il ritiro di Israele dal Libano dopo più
di vent’anni di occupazione. Quasi ogni giorno Israele viola lo
spazio aereo libanese, e periodicamente ci sono lanci di razzi
dal territorio libanese verso Israele.
“Per evitare le violazioni serve un maggior controllo della
Linea Blu”, insiste il generale italiano che ricorda come questa
non sia però un confine riconosciuto internazionalmente. Ci sono
infatti tredici punti lungo la Linea Blu dove le autorità
libanesi e il partito armato sciita libanese Hezbollah
filo-iraniano non riconoscono la legittimità della presenza
israeliana.
La situazione rimane in un precario equilibrio. “Ora lascio
il sud del Libano stabile – afferma Del Col – ma servirebbe un
atto di coraggio per definire al meglio la Linea Blu e dare così
un segnale di speranza alle popolazioni di entrambe le aree
perché possa esserci un processo di pace. Questo non dipende da
Unifil ma dalle dirigenze dei rispettivi paesi”, afferma.
E sulle concrete prospettive di pace in un contesto di
normalizzazione dei rapporti tra Israele e altri paesi arabi,
come gli Emirati, Del Col risponde: “In Libano c’è un partito
come Hezbollah e un processo di normalizzazione con Israele è
impossibile da pensare. Ho notato invece che Israele vorrebbe
una sorta di normalizzazione. Certamente – aggiunge – gli
israeliani ripetono che se vengono attaccati, risponderanno”.
Proprio oggi a Beirut è giunto il mediatore americano Amos
Hochstein che segue il dossier delle trattative tra Israele e
Libano per la spartizione delle zone marittime ricche di gas
naturale. E’ una questione distinta dal lavoro di Unifil Del Col
conferma che “per ora non ci sono state richieste al contingente
Onu di sostenere logisticamente incontri faccia a faccia tra
israeliani e libanesi. Probabilmente – dice il generale –
Hochstein farà la spola tra i due Paesi”. (ANSAMed).
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