Bruxelles – È una guerra militare contro l’Ucraina e una guerra diplomatica contro l’Europa. La Russia di Vladimir Putin annuncia l’uscita dal Consiglio d’Europa con una giravolta, anticipando una decisione che avrebbe potuto prendere il Comitato dei Ministri su richiesta dell’Assemblea parlamentare nella sessione plenaria di lunedì e martedì prossimi (14-15 marzo), in virtù delle continuo violazioni dei diritti dell’uomo scatenate con l’invasione dell’Ucraina. “La Russia non parteciperà alla campagna condotta dalla NATO e dai suoi obbedienti seguaci dell’UE per trasformare la più antica organizzazione europea in un’altra piattaforma per la predicazione della superiorità occidentale”, è l’accusa contenuta in una nota il ministero degli Esteri di Mosca.
Con toni da propaganda (“gli eventi si stanno avvicinando a un punto di non ritorno”, causato dalle “azioni sovversive intraprese dall’Occidente per sopprimere il diritto internazionale”) il Cremlino ha anticipato l’uscita dall’organizzazione internazionale composta da 47 Paesi membri, che si occupa della difesa dei diritti umani – e che non ha niente a che fare con le istituzioni dell’Unione Europea. In verità nella nota non c’è nessun riferimento all’attivazione dell’articolo 7 dello Statuto del Consiglio d’Europa, quello che permette a uno Stato membro di ritirarsi notificando formalmente la propria intenzione al segretario generale. Ma, leggendo nemmeno troppo tra le righe, è chiara l’intenzione di muoversi in questa direzione e a breve è attesa la notifica a Strasburgo. “Lasciamo che si godano la reciproca compagnia senza la Russia”, è la conclusione beffarda della nota del Cremlino.
Con questa mossa di portata storica – che non si è mai verificata nei 63 anni di vita dell’organizzazione – la Russia sta cercando di ribaltare la narrazione dei fatti e di uscire da una situazione di difficoltà. Lo scorso 25 febbraio, il giorno dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, il Comitato dei Ministri (di cui l’Italia ha la presidenza di turno) aveva sospeso i suoi diritti di rappresentanza sia nel Comitato sia nell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Sospensione, non radiazione, e questo significa che a oggi la Russia è uno Stato membro, che ha l’obbligo di rispettare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo e che le domande presentate contro Mosca continuano a essere esaminate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo. La revoca dell’appartenenza, secondo l’articolo 8 dello Statuto, può essere invece attivata dal Comitato dei Ministri dopo la richiesta allo Stato membro di ritirarsi ai sensi dell’articolo 7: in caso di rifiuto e di continua violazione dei propri doveri internazionali, il Comitato può decidere la cessazione immediata dei diritti di appartenenza nel Consiglio d’Europa.