Il Recovery diventa inattuabile se non è comunicato, disegnato, digitalizzato con trasparenza. Ogni progetto ha un cronoprogramma, questa informazione verrà posta su una piattaforma digitale in modo che sia controllabile e monitorabile “da parte di tutti”. Lo avrebbe detto, secondo quanto si apprende da alcuni partecipanti, Mario Draghi nell’incontro con le imprese. Ma il miglior modo – avrebbe aggiunto – per controllare l’attuazione nei tempi e modi che saranno decisi è il confronto continuo con voi: il modo migliore di fare trasparenza. Sono molto contento di questo incontro ma immagino ce ne saranno tanti altri nei mesi prossimi. La fase dell’attuazione del Recovery plan sarà “fondata su tre pilastri”. Lo avrebbe spiegato il premier Mario Draghi, a quanto si apprende da alcuni partecipanti, ai rappresentanti delle associazioni datoriali. Il primo pilastro è la semplificazione, di norme, dei tempi politici, inclusi poteri sostitutivi, semplificazione istituzionale. Il secondo pilastro sono le riforme, soprattutto della pubblica amministrazione e della giustizia civile. Il terzo pilastro è la trasparenza.
“Un contributo prioritario alla riduzione del debito” arriverà da “una robusta crescita economica cui contribuirà l’adozione del Pnrr e gli investimenti aggiuntivi: una rapida e completa attuazione del piano è la principale sfida che il Paese deve affrontare”. Così il ministro dell’Economia Daniele Franco in audizione sul Def. “Per il periodo 2022-2033 il decreto in corso di definizione impiegherà ulteriori risorse per 56 miliardi” per i progetti extra Recovery: “si tratta nello specifico di 30,5 miliardi” nel 2021-26 per “realizzare il Piano nazionale di investimenti complementare al Pnrr, circa 10 miliardi da destinare al finanziamento di ulteriori grandi opere nel settore ferroviario” che “potrebbero interessare per la maggior parte le Regioni del Meridione”, di “15,5 miliardi che reintegreranno il Fondo di sviluppo e coesione” utilizzati per realizzare i progetti de Recovery. Così il ministro Daniele Franco in audizione sul Def.
La riduzione prevista nel Def di 8 punti di deficit/PIL nel 2022-24 è “credibile solo con tassi di crescita sostenuti”, avverte Confindustria. “Per evitare azzardi” bisogna “prevedere interventi per una crescita solida”; “questo obiettivo può essere raggiunto solo con interventi per innalzare la crescita e renderla solida e duratura”: è la posizione espressa dal presidente Carlo Bonomi all’incontro con il premier Mario Draghi sul recovery fund. “Considerato che il debito pubblico dell’Italia è previsto superiore al 150% del Pil per anni, sarebbe auspicabile proporre in Europa un piano B, solido e credibile, di rientro del debito”. Confindustria sottolinea “le necessità più urgenti per le imprese: liquidità, patrimonializzazione, ristori, lavoro” all’incontro del premier Mario Draghi con le associazioni delle imprese sul recovery fund. “Le misure emergenziali varate nel 2020 hanno alleviato i colpi della crisi, ma hanno altresì determinato un forte aumento del debito delle imprese. Sulle imprese industriali grava inoltre la sensibile crescita dei prezzi delle materie prime che riducono ulteriormente i cash flow”, è la posizione sottolineata dal leader degli industriali, Carlo Bonomi. Sul capitolo ristori, dice Confindustria, “registriamo il cambio di passo nell’annuncio di voler superare la logica dei contributi calcolati solo sulle perdite di fatturato, inserendo anche i costi fissi nella valutazione dei sostegni da erogare”. Per quanto riguarda il lavoro, “i numeri delineano un’emergenza assoluta: tra febbraio 2020 e febbraio 2021, abbiamo perso 945 mila occupati, soprattutto giovani, donne, occupati a tempo e autonomi, nonostante il blocco dei licenziamenti assunto solo in Italia”.
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